Completato il pacchetto di riforme Fit for 55, la Commissione europea torna alla cattedra per valutare i compiti a casa dei 27 Paesi membri. Il messaggio è chiaro e forte: per ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 sono necessarie politiche climatiche ed energetiche coraggiose che a oggi però, sotto lo scrutinio di Bruxelles, non raggiungono la sufficienza.  

Secondo i calcoli dell’esecutivo UE, i piani nazionali integrati per l'energia e il clima dei governi sono inadeguati, visto che porterebbero solamente a una riduzione del 51% delle emissioni climalteranti. Per quanto riguarda l’uso, la gestione del suolo e della silvicoltura (LULUCF) mancano ancora tra le 40 e 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente per centrare l’obiettivo di assorbimento del carbonio di 310 MtCO₂eq entro il 2025. 

Inoltre gli attuali piani porterebbero nel mix energetico una quota di rinnovabile che non supererebbe il 39% entro il 2030. Mentre l’ultima direttiva approvata sulle rinnovabili (RED III) parla di un target fissato a quota 42,5%, con una spinta importante verso l’installazione di impianti a fonti rinnovabili e sull’uso della biomassa come risorsa energetica da valorizzare. Obiettivi insufficienti anche sull'efficienza energetica: mancano 6 punti percentuali a un 11,7% che rimane lontano.

La Commissione sottolinea l’importanza e l’urgenza di eliminare gradualmente l’uso dei combustibili fossili nella produzione di energia, in particolare il carbone, e quei sussidi che non risolvono la povertà energetica o che non riguardano una transizione energetica giusta. Uno dei principali ostacoli alla neutralità climatica europea è la persistenza dei sussidi ai combustibili fossili nel settore trasporti.

L’Italia tra luci e ombre

La pagella dell’Italia è fatta di chiaroscuri: secondo le politiche del PNIEC (Piano nazionale integrato per l’energia e clima) aggiornato a giugno 2023, si prevede una riduzione delle emissioni del 37%, percentuale sotto la media europea e largamente insufficiente per Bruxelles. Sebbene di poco, non si raggiungerebbero neanche i target di rimozione del carbonio riferiti alle attività del LULUCF. Tra gli obiettivi in linea, invece, si registrano quelli in chiave rinnovabili ‒ nonostante le lentezze burocratiche ‒ e sull’efficienza energetica. 

È ben vista la promessa dell’Italia di eliminare gradualmente i cosiddetti SAD (sussidi ambientalmente dannosi) stimati a circa 1,5 miliardi. Per esempio, sono stati eliminati quei finanziamenti per lo sviluppo e l’innovazione erogabili all’industria oil & gas e del carbone. Gas che dalla Commissione è valutato ancora come fonte energetica di transizione che “necessita di diversificazione per la sicurezza energetica nazionale”, nonostante l’Italia si stia ponendo più come hub energetico d’esportazione piuttosto che come un qualunque Paese povero di materie prime che punta a sopravvivere al freddo degli inverni.

Ricerca, innovazione, green job

Tra le raccomandazioni, la Commissione UE chiede all’Italia ulteriori azioni in materia di ricerca, innovazione e competitività per lo sviluppo di tecnologie pulite. Secondo l’esecutivo, la bozza aggiornata del PNIEC conterrebbe infatti solo target e misure qualitative. Mancano inoltre una ripartizione concreta degli investimenti in ricerca e innovazione specifici per il settore energetico per il 2030 e il 2050, obiettivi chiari in materia di competitività e “informazioni sufficienti sulle misure e sugli investimenti necessari per sostenere le capacità produttive delle tecnologie a zero emissioni, per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento”.

Infine, il Piano italiano non determinerebbe in maniera chiara le strategie e le dotazioni finanziarie per superare le carenze di competenze individuate per le tecnologie energetiche pulite. Uno dei green job in assoluto più necessari alla transizione.

Patrimonio immobiliare e povertà energetica

Stando i dati ENEA pubblicati il 15 dicembre, solo nel 2022 le misure di efficientamento energetico degli edifici (come il controverso, almeno in ottica di finanza pubblica, Superbonus) hanno contribuito a un risparmio di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale. Minori importazioni di combustibili fossili che sono valse una riduzione di circa 6,5 milioni di tonnellate di CO.

Secondo la Commissione, tuttavia, la bozza aggiornata del PNIEC non stabilisce obiettivi più ambiziosi di quelli inclusi nella Strategia di rinnovamento a lungo termine (LTRS). Pur includendo finanziamenti nuovi o aggiornati “che potrebbero portare a un aumento delle ambizioni in questo settore”, l’esecutivo UE rileva che “considerando le tendenze passate dei tassi di ristrutturazione italiani, non è chiaro come l'ambizione di triplicare l'attuale tasso di ristrutturazione per il 2050 possa essere raggiunto senza una rigorosa attuazione delle politiche previste”.

Attenzione inoltre alla povertà energetica. Secondo Bruxelles nel PNIEC mancano ancora l’inclusione di una valutazione della situazione delle famiglie attualmente interessate e l’indicazione di un obiettivo specifico di riduzione misurabile. Alla Commissione non sarebbe chiaro del tutto il ruolo dell'osservatorio nazionale sulla povertà energetica istituito nel 2021, che andrebbe meglio definito.

Il dialogo che manca con gli stakeholders 

Affinché la transizione energetica ed ecologia sia più equa possibile per tutti, è essenziale che ogni piano nazionale coinvolga il sistema governo (dalle Regioni ai Comuni), la società civile e le imprese attraverso continui dialoghi e consultazioni pubbliche. Per questo è stata creata la LIFE NEC Platform, una piattaforma che sostiene Paesi come Bulgaria, Croazia, Francia, Italia, Portogallo e Romania che hanno mostrato difficoltà nell’attivare questa partecipazione collettiva.

Secondo un’analisi preliminare della Commissione europea, mentre Croazia, Francia e Portogallo ne hanno subito riconosciuto l’importanza mostrandosi proattivi nell’ascoltare le problematiche sollevate dagli stakeholders: Italia, Romania e Bulgaria sono invece in ritardo. Palazzo Chigi ha menzionato il progetto nel suo PNIEC, ma al momento manca un dialogo strutturato con le autorità locali e le altre parti. 

Tenendo conto delle raccomandazioni, gli Stati membri dovranno rifare i compiti a casa presentando piani più ambiziosi entro il prossimo 30 giugno.

 

Immagine: Christophe Licoppe, © European Union, 2023