Le intese raggiunte a livello internazionale e i crescenti allarmi sulla crisi climatica e la perdita di biodiversità non frenano il sostegno finanziario alla deforestazione. È la denuncia di Forests & Finance, una coalizione formata da diverse organizzazioni non governative in un rapporto pubblicato di recente. L’indagine, che ha monitorato i flussi finanziari verso le maggiori aziende produttrici di materie prime estratte nelle regioni tropicali, include crediti, obbligazioni e partecipazioni azionarie aggiornate a settembre 2022.

La ricerca si colloca sulla scia di altri lavori simili che hanno evidenziato il peso dei crediti ai comparti che contribuiscono alla crisi ambientale. Due anni fa, uno studio dell’organizzazione Portfolio.earth aveva evidenziato come nel 2019 le maggiori banche del Pianeta avessero finanziato con oltre 2.600 miliardi di dollari progetti direttamente o indirettamente legati alla distruzione di ecosistemi e fauna selvatica.

Dalle banche almeno 267 miliardi di dollari per la deforestazione

“Dalla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015, Forests & Finance ha rivelato che le banche hanno erogato 267 miliardi di dollari di crediti ad appena 300 aziende produttrici di materie prime a rischio deforestazione che operano nelle tre maggiori regioni tropicali del mondo”, si legge nello studio. E ancora: “Nonostante il settore dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’uso del suolo contribuisca al 23% delle emissioni globali di gas serra, il comparto finanziario sta versando denaro a un ritmo allarmante”. Inoltre, “gli investitori stanno anche facilitando l’espansione della produzione agroalimentare con 40 miliardi di dollari in obbligazioni e partecipazioni azionarie a settembre 2022″.

Lo scoppio della pandemia aveva rallentato il fenomeno, ma a partire dallo scorso anno il trend ha ripreso a crescere. “Le principali istituzioni finanziarie del mondo hanno aumentato il loro sostegno alle aziende in quei settori che sono maggiormente responsabili della deforestazione nel 2021″, scrive la Reuters. “Il rapporto ha rilevato che i finanziamenti alle imprese di questi comparti sono aumentati di oltre il 60%, raggiungendo i 47 miliardi di dollari tra il 2020 e lo scorso anno”.

Carta e allevamento nel mirino

L’indagine ha evidenziato il ruolo della finanza nel sostegno a due settori “particolarmente distruttivi per le foreste: quello della pasta di legno e della carta nel Sud-est Asiatico e il comparto della carne bovina in Amazzonia”. Il settore della pasta di legno in Asia, sostiene lo studio, avrebbe contribuito a una deforestazione complessiva di oltre 170.000 ettari tra il 2015 e il 2019.

Dopo gli accordi di Parigi, il comparto ha attratto 23,6 miliardi di dollari di finanziamenti grazie, in particolare, al contributo di cinque banche: le indonesiane Bank Rakyat Indonesia (4,3 miliardi di dollari), Bank Mandiri (2,7 miliardi), Bank Central Asia (2,5) e Bank Negara (1,4) e la britannica Barclays (2 miliardi di dollari).

Il settore della carne bovina resta il principale motore della deforestazione in Amazzonia, spiegano poi i ricercatori. “Le maggiori banche che hanno finanziato i giganti brasiliani della carne bovina JBS, Marfrig e Minerva tra il 2016 e il settembre 2022 sono state Bradesco (1 miliardo di dollari), Santander (774 milioni), HSBC (746), Banco do Brasil (723) e BTG Pactual (648).”

Dalla finanza risposte “pericolosamente inadeguate”

Applicando un’elaborata metodologia, i ricercatori hanno analizzato i comportamenti delle 200 principali banche e società coinvolte nel finanziamento al settore delle materie prime. L’obiettivo era quello di assegnare un punteggio per giudicare la propensione delle istituzioni finanziarie a gestire e mitigare i rischi legati agli aspetti ambientali, sociali e di governance su una scala da 0, totale inadeguatezza, a 10, capacità massima. “Complessivamente, il risultato medio è stato di appena 1,6 su 10, e il 59% delle istituzioni finanziarie ha ottenuto un punteggio inferiore a 1, che indica un’abissale incapacità di gestire e mitigare i rischi”, spiegano gli autori.

“Quest’ultima valutazione mostra come le grandi banche e gli investitori istituzionali siano ciechi di fronte all’urgenza del momento”, ha dichiarato Tom Picken, direttore della campagna Foreste e Finanza di Rainforest Action Network e membro fondatore della Forests & Finance Coalition. In questo contesto le scelte del settore finanziario, ha aggiunto, si dimostrano tuttora “pericolosamente inadeguate”.

 

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Immagine: Roya Ann Miller, Unsplash

 

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da resoilfoundation.org