A poco più di una settimana dall'inizio dalla COP29, la 29ª conferenza sul Clima di Baku, in Azerbaijan, il Synthesis report della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) avverte che gli attuali impegni climatici nazionali non sono sufficienti per limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5° C.
Lapidario il commento del segretario esecutivo dell’UNFCCC Simon Stiell, che ha definito le ambizioni contenute nei National Determined Contributions (NDCs) “lontanissime” da ciò che serve per impedire che il riscaldamento globale paralizzi economie e distrugga miliardi di vite e mezzi di sussistenza in ogni paese.
Il taglio del 2,6% delle emissioni non basta
Se pienamente attuati, gli attuali impegni climatici combinati vedrebbero un rilascio in atmosfera di 51,5 gigatonnellate di CO₂ equivalente entro il 2030. Ciò comporterebbe una riduzione delle emissioni di appena il 2,6% rispetto ai livelli del 2019. Secondo il rapporto, si tratta di un percorso di decarbonizzazione completamente disallineato da ciò che gli scienziati dell’IPCC ritengono essenziale per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi: tagliare entro il 2030 le emissioni del 43% rispetto ai livelli del 2019.
Ma non finisce qui. Per contenere il riscaldamento globale a 1,5°C in questo secolo ed evitare i peggiori scenari climatici, i paesi devono continuare ad abbattere le emissioni ben oltre la fine del decennio, raggiungendo una riduzione del 60% entro il 2035.
Un risultato possibile solo se i paesi saranno in grado di alzare l’asticella delle ambizioni nella prossima generazione di NDCs (2025-2030), che dovranno essere presentati non più tardi del febbraio 2025. “Se ogni frazione di grado è importante, è necessario un punto di svolta”, ha dichiarato Stiell, che ha invitato i governi a leggere questo report di sintesi e intraprendere politiche climatiche in linea con gli obiettivi di Parigi.
Migliora invece la rendicontazione dei paesi. Il rapporto di sintesi di UNFCCC fa notare che il 94% degli NDCs riporta degli obiettivi di mitigazione quantificabili, l’81% ha target in ogni settore dell’economia o quasi, e sempre più paesi fissano obiettivi assoluti di riduzione dei gas serra e includono anche metano (il 91% dei paesi) e N₂O (l’89%).
L’articolo 6 di Parigi per accelerare sugli NDCs
Alla COP29 di Baku quasi 200 paesi elaboreranno i dettagli di un nuovo sistema globale di scambio delle emissioni e negozieranno un nuovo New Collective Quantified Goal, la cifra che i paesi in via di sviluppo dovrebbero ricevere annualmente per ridurre le emissioni e adattarsi alla crisi climatica. Il target da 100 miliardi di dollari all’anno, raggiunto solo nel 2022 con due anni di ritardo, non è più sufficiente. Le Parti ora ragionano nell’ordine delle migliaia di miliardi di dollari.Così la partita degli impegni climatici si gioca anche in campo finanziario. Secondo il report dell’UNFCCC, il 78% delle Parti dichiara di voler far ricorso ai mercati del carbonio e ai suoi meccanismi nel prossimo giro di NDCs. Meccanismi che però non sono ancora stati resi operativi dai tempi della COP21 di Parigi.
"Ciò che stiamo vedendo è che in alcuni casi il processo NDC potrebbe essere utilizzato come meccanismo di negoziazione: più soldi per maggiori ambizioni", ha dichiarato a Reuters Pablo Vieira, direttore globale della NDC Partnership, un gruppo non governativo che sta aiutando circa 60 paesi ad aggiornare gli impegni climatici. "I paesi vogliono anche assicurarsi che i nuovi NDC siano attraenti non solo per la finanza pubblica, ma anche quella privata", ha detto Viera.
Per aiutare le Parti a implementare i piani nazionali sul clima però ci sarebbero anche i cosiddetti approcci non di mercato (Non-Market Approaches, NMAs), ovvero meccanismi che aprirebbero velocemente la strada alla cooperazione internazionale tramite strumenti esistenti e accordi istituzionali, senza passare dal faticoso sviluppo di un mercato dei crediti di carbonio che dopo anni di negoziazioni non ha ancora preso forma. Il dialogo negoziale sull’Articolo 6.8 ha preso il via ai negoziati intermedi di Bonn con la presentazione della piattaforma online del Segretariato. Tuttavia diversi punti di domanda rimangono in sospeso. Se ne riparlerà a Baku.
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