La transizione verso un’economia circolare non può contare solo sul riciclo: serve con urgenza dare impulso a nuove soluzioni biobased. Il futuro imminente della bioeconomia viene scritto in questi giorni in occasione dello Stakeholder Forum del CBE JU (Circular Bio Economy Joint Undertaking), che ha luogo il 6 e 7 dicembre presso The Egg, la moderna sede congressuale nel centro di Bruxelles.
Dal periodo pandemico è l’edizione con la presenza e partecipazione più rilevante: doppia rispetto agli anni precedenti. A circa un mese di distanza da Ecomondo 2023 dove questo pilastro della transizione green in Europa occupava uno spazio ancora marginale, l’adesione al prossimo Forum dimostra che sono in molti a scommettere sul futuro della bioeconomia in Europa.
La transizione circolare oltre l’industria del riciclo
Pur con i suoi oltre 10 miliardi di giro d’affari, ricerca e tecnologia consolidata, l’industria del riciclo non riesce a incidere sul tasso di circolarità, che in Italia è del 18,7%, al di sotto della media europea (20%), secondo le ultime rilevazioni Eurostat. La stagnazione della circolarità solleva interrogativi critici. Serve stimolare lo sviluppo di un’industria biobased, una filiera della “materia rinnovabile” che si traduca in una collaborazione tra fornitori e clienti per abbattere le emissioni e ridurre i rifiuti.
Come trasformare un settore che oggi è rappresentato da sperimentazioni e marginali casi applicativi in una robusta filiera industriale? Le risposte potrebbero arrivare proprio in questi giorni dallo Stakeholder Forum del CBE JU (Circular Bio Economy Joint Undertaking), un incontro che vedrà oltre 600 stakeholder partecipare in presenza per tracciare il futuro della bioeconomia in Europa.
CBE JU è un’organizzazione pubblico-privata dove il partner pubblico è la Commissione Europea, mentre quello privato è il consorzio BIC di cui fanno parte corporate, enti di ricerca e sviluppo e, tra gli altri, anche NeroSuBianco. Tra i risultati degni di nota figurano il finanziamento di 16 bioraffinerie innovative su scala industriale in Europa, l’incentivazione della crescita economica nelle regioni e il sostegno alle piccole e medie imprese. Il modello di partenariato pubblico-privato di CBE JU è riuscito a far leva sugli investimenti: ogni euro di finanziamento pubblico ha generato 2,80 euro di investimenti privati.
Il paradosso del tasso di circolarità
Il successo dell’industria del riciclo in Italia non è proporzionale allo sviluppo dell’economica circolare. Ora, mentre vediamo l'industria del riciclo consolidarsi sempre più ‒ i dati della Fondazione Sviluppo Sostenibile rivelano un progresso costante con oltre 5.000 imprese e 230.000 addetti ‒ la bioeconomia riguarda ancora poche applicazioni.
La produzione di rifiuti e il riciclo non sono in equilibrio, richiedono un approccio più profondo che vada oltre l'incremento del tasso di frazioni trattate. È imperativo rivedere l'intero approccio al consumo e alla produzione. Serve, cioè, ridurre la produzione di rifiuti e sostituire le materie prime fossili con materiali biobased. La sfida, dunque, è accelerare l'adozione di tecnologie biobased per ridurre l'impronta ambientale e favorire il tasso di circolarità. Il percorso è arduo.
La roadmap europea verso la circolarità
Nella consapevolezza che il riciclo da solo non può sostenere la transizione green l’Europa agisce su diversi fronti per spingere la transizione. La roadmap europea detta le scadenze verso il progressivo affrancamento dell’industria europea da materiali di origine fossile: si pensi ad esempio alla Direttiva europea 2019/904 sulla plastica monouso, detta SUP (single use plastics). Prevede diverse scadenze di applicazione per gli Stati membri dell'Unione Europea, che devono raggiungere un obiettivo di riduzione del consumo di contenitori per bevande in plastica entro il 2025 e un ulteriore obiettivo entro il 2030.
Le direttive, come quella sulla plastica monouso, indicano la strada, ma la vera spinta arriva attraverso gli investimenti per la ricerca che ha visto stanziare dalla Commissione Europea circa 2 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Il Forum degli stakeholder CBE JU in Belgio di questi giorni è un catalizzatore cruciale, perché riunisce tutti gli stakeholder proprio per affrontare queste sfide chiave.
Lo Stakeholder Forum CBE JU e le sfide della bio economia
Il Forum degli stakeholder CBE JU è più di un evento: è un dialogo tra pubblico e privato per stimolare la domanda di soluzioni biobased, facilitare l'accesso ai finanziamenti e definire le priorità di ricerca e innovazione. Un confronto aperto su come guidare il settore biobased verso il successo. Sarà l’occasione per osservare i risultati della ricerca, che quest’anno arriva da una ventina di progetti e quasi un centinaio e di sperimentazioni applicative. Ancora una nicchia che però sta iniziando a produrre risultati significativi.
Superare le sfide richiederà impegno: per esempio l'adozione di prodotti biobased da parte del mercato. Spesso questi prodotti e soluzioni comportano prezzi più elevati che possono tradursi in scelte meno sostenibili per i clienti, soprattutto in tempi di alta inflazione. Inoltre, spesso i consumatori non dispongono di informazioni sufficienti sulla qualità dei prodotti biobased.
D’altro canto, per le industrie tradizionali, il passaggio a processi di produzione biobased può essere una sfida a causa dell'elevata dipendenza da processi consolidati che spesso si rivelano a bassa performance ambientale, pur rimanendo competitivi durante la transizione. Horizon Europe, il principale programma di finanziamento dell'UE per la ricerca e l'innovazione, comprende un'ampia gamma di strumenti a sostegno del Green Deal europeo. Tra i vari strumenti, la CBE JU si concentra in particolare su una bioeconomia circolare sostenibile come parte fondamentale della transizione industriale. Il futuro della bioeconomia potrebbe arrivare in fretta.
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Immagine: Alex Vasey, Unsplash