Il 29 settembre segna la Giornata mondiale sulla consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari, voluta dalla FAO che la celebra con un evento virtuale globale insieme all’UNEP. La quinta Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla perdita e lo spreco di cibo sottolinea che sono necessari più fondi per sostenere gli sforzi per ridurre la perdita e lo spreco di cibo, contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici e far avanzare l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Enormi quantità di risorse quali terra, acqua, energia e lavoro sono usate nella produzione di alimenti, risorse che sono del tutto sprecato quando il cibo non finisce sulla tavola.
Le cifre globali e nazionali dello spreco
Le cifre sono chiare: lo spreco di cibo è responsabile del 20% del consumo di acqua dolce e di fertilizzanti, e del 30% dell’uso globale dei terreni agricoli. I rifiuti alimentari nelle discariche contribuiscono all'8-10% delle emissioni totali del sistema agroalimentare e sono un fattore di produzione di metano.
La FAO ha stimato che nel 2021 circa il 13% degli alimenti, l'equivalente di 931 milioni di tonnellate o 120 kg pro capite, siano andati persi nella catena di approvvigionamento, dopo il raccolto e prima di raggiungere gli scaffali dei negozi. Secondo l’UNEP, invece, nel 2022 sono stati sprecati 1,05 miliardi di tonnellate di cibo nelle famiglie, nei servizi alimentari e nella vendita al dettaglio, l'equivalente di 132 kg pro capite.
In Italia, stima il WWF, nel 2023 gli sprechi alimentari hanno raggiunto un valore di 15 miliardi lungo tutta la filiera. I produttori sono la causa di perdite economiche e sprechi per oltre 9 miliardi di euro tra agricoltura, industria e distribuzione. Le famiglie italiane, invece, contribuiscono allo spreco di risorse alimentari per 6 miliardi di euro, pari a 25 chilogrammi di cibo a persona all'anno.
Possibili soluzioni e il ruolo della finanza
La FAO, nel report dello scorso dicembre Achieving SDG 2 without breaching the 1.5 °C threshold, ha individuato tra le strategie per arginare il problema una serie di aggiustamenti nella produzione, miglioramenti tecnologici nella gestione post-raccolta, nel trattamento, nello stoccaggio e nella distribuzione, interventi mirati e diffusione di informazioni e richiami comportamentali per ottimizzare il consumo di cibo, ridurne lo spreco e promuovere pratiche di economia circolare.
Le opportunità di finanziare la riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari e le diete a basse emissioni di carbonio rimangono inutilizzate, con solo 0,1 miliardi di dollari investiti ogni anno nel biennio 2019/20. Questo rappresenta una frazione minima del fabbisogno annuale, stimato in 48-50 miliardi di dollari secondo la Climate Policy Initiative (2023).
Finanziamenti, il ruolo degli stakeholder e dei paesi
Il nodo della finanza e degli incentivi economici, in effetti, è cruciale: un aumento significativo della qualità e della quantità di finanziamenti accessibili per il clima è doveroso. Tali investimenti contribuiscono a migliorare la sicurezza alimentare, a ridurre le emissioni di gas serra, a consentire diete sane e a garantire un futuro in cui la disponibilità di cibo non sia minacciata dal clima. Come evidenziato da ReFED (Rethink Food Waste through Economics and Data), no profit statunitense impegnata a catalizzare il sistema alimentare in tale direzione, sono necessari 18 miliardi di dollari di investimenti per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei rifiuti alimentari dell'SDG 12.3 solo negli Stati Uniti. Al contrario, finora sono stati investiti solo 500 milioni di dollari.
Tra gli altri fattori individuati dalla FAO, aiuterebbe dotare gli stakeholder della catena del valore di finanziamenti intelligenti dal punto di vista climatico, tenendo presente tuttavia che il cambiamento profondo nella prevenzione e nella riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari può avvenire solo quando i paesi sviluppano e allocano sufficienti capacità umane, organizzative e istituzionali per affrontare i problemi dalla produzione al consumo.
Il ruolo delle aziende
Per arginare lo spreco e la perdita di alimenti lungo tutta la filiera serve uno sforzo collettivo che chiama, inevitabilmente, in causa le aziende. Negli ultimi anni, alcuni dei maggiori rivenditori e fornitori si sono impegnati in iniziative di spreco alimentare, spinti dall'obiettivo 12.3 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, che mira a dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo e a ridurre le perdite di cibo lungo la catena di approvvigionamento entro il 2030.
In quest’ottica è nata l'iniziativa 10x20x30 che riunisce oltre dieci tra i maggiori rivenditori e fornitori di generi alimentari al mondo, tra cui Carrefour, Tesco, Metro, Walmart, ognuno dei quali si è impegnato a coinvolgere a sua volta almeno venti fornitori per dimezzare le perdite e gli sprechi alimentari entro il 2030. L’iniziativa vuole catalizzare un approccio a catena alla lotta contro le perdite e gli sprechi alimentari. Ciascuno dei rivenditori e fornitori si è impegnato a seguire l'approccio Target-Measure-Act, vale a dire fissare un obiettivo di riduzione del 50%, misurare e pubblicare i propri inventari delle perdite e degli sprechi e agire per ridurre i propri rifiuti.
Startup contro lo spreco alimentare
In tutto il mondo non mancano le startup che hanno raccolto la sfida. La statunitense Imperfect Foods e la messicana Perfekto salvano prodotti imperfetti e li consegnano settimanalmente direttamente ai consumatori tramite un servizio di abbonamento. La ghanese Agromyx trasforma scarti alimentati in farine e altri prodotti confezionati che hanno una durata di conservazione più lunga, vendendoli poi B2C. La keniana Farm to Feed aggrega prodotti imperfetti, di recupero e in eccedenza da una rete di migliaia di piccoli agricoltori in tutto il paese e li distribuisce B2B a clienti come programmi di alimentazione, mercati al dettaglio e trasformatori alimentari a prezzi accessibili.
Uno degli obiettivi delle startup del settore è ovviamente la creazione di software di supporto alle decisioni e l'aggregazione e l'analisi dei big data. È il caso di Winnow, che ha sviluppato strumenti di intelligenza artificiale per aiutare gli chef a gestire cucine più redditizie e sostenibili dimezzando gli sprechi, di Orbisk che equipaggia i cestini dei rifiuti delle cucine professionali con una bilancia e una telecamera intelligente, consentendo di identificare e ottimizzare le inefficienze del processo, e di Wiagro, sviluppatore di una piattaforma digitale post-raccolta, basata su dispositivi IoT e blockchain, impegnata nel controllo e nella conservazione della qualità, della tracciabilità e della cura degli alimenti.
Immagine: Envato