La Cooperativa agricola Gino Girolomoni ha ricevuto, a fine settembre a Bruxelles, l’EU ORGANIC AWARDS 2024 come migliore PMI di trasformazione alimentare biologica. Il premio, promosso da Commissione europea, Comitato economico e sociale europeo, Comitato delle regioni, COPA-COGECA e IFOAM Organics Europe, mira a valorizzare le realtà biologiche europee d’eccellenza, innovative e sostenibili che contribuiscono alla produzione e al consumo di prodotti bio.
L’azienda marchigiana di Isola del Piano, in provincia di Pesaro e Urbino, produttrice di pasta biologica, prima filiera agroalimentare 100% italiana riconosciuta dalla World Fair Trade Organization, si distingue nel panorama internazionale per la gestione dell’intero processo produttivo dal campo alla tavola e per la creazione di un ecosistema che comprende una fondazione culturale, servizi di ospitalità e iniziative educative che proseguono la missione del fondatore Gino Girolomoni.
Una filiera integrata dalla terra al piatto
Campo, mulino, pastificio. Agricoltori, mugnai, pastai. I soci della cooperativa Girolomoni hanno in mano la gestione completa della filiera. I cereali, raccolti su un totale di circa 30.000 ettari, coltivati prevalentemente nelle Marche ma anche in Umbria e nell’alto Lazio, sono moliti nel mulino di Montebello, a Isola del Piano, in un delicato processo di trasformazione mirato a non surriscaldare il prodotto e a non alterarne le proprietà nutrizionali.
Come racconta Daniela Bellini, responsabile qualità dell’azienda, sono effettuati controlli approfonditi sulle proprietà delle materie prime in entrata al mulino, provenienti da circa 380 agricoltori. Il passaggio da farina a pasta avviene nel raggio di poche centinaia di metri senza affrettare i tempi di lavorazione necessari alla produzione di un prodotto di qualità. Nell’adiacente pastificio, infatti, l’essiccazione viene effettuata a una temperatura controllata per lungo tempo: in particolare, 8 ore per la pasta corta e 12 ore per la pasta lunga.
La filiera corta, la valorizzazione della civiltà contadina e il forte legame con il territorio sono alla base della filosofia di Gino e Tullia Girolomoni che, negli anni Settanta, hanno creduto nell’utopia di dare nuova linfa alla cultura rurale e di dare dignità alla terra e al mondo contadino attraverso l’agricoltura biologica, erigendo a quartier generale di questo sogno la collina e il monastero di Montebello e i campi circostanti.
Recupero di varietà antiche e bio breeding
Oggi, a dodici anni dalla scomparsa del fondatore, la scommessa di dare dignità alla terra è portata avanti dai tre figli di Girolomoni e dai soci e collaboratori della cooperativa, nel solco della tradizione, ma senza disdegnare l’innovazione. Dopo una diatriba legale durata oltre un decennio, che ha visto tra l’altro il sequestro di partite di specialità a base di farina integrale che non essendo realizzate con grano duro non possono essere chiamate pasta − per la Legge n. 580 del 4 luglio 1967 che disciplina lavorazione e commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane e delle paste alimentari −, la cooperativa ha aperto la strada alla reintroduzione della pasta integrale, di farro e di altri cereali nel mercato.
In tale direzione, è stato riscoperta e messa in produzione la linea pura di grano antico Khorasan che cresceva in passato nel bacino del Mediterraneo. Dopo un processo durato oltre cinquant’anni, partito da un chilogrammo di semi pervenuto alla cooperativa a fine anni Settanta, quest’anno il seme Khorasan Graziella Ra è stato registrato ufficialmente come varietà, che può essere, quindi, seminata anche da altri agricoltori.
Accanto al recupero di grani antichi come il caso Khorasan Graziella Ra, si sta facendo strada anche il miglioramento genetico nature-proof con le pratiche di bio breeding. Tale pratica prevede, infatti, l’utilizzo di varietà genetiche che, senza il sussidio di input chimici costosi e ambientalmente impattanti, siano in grado di adattarsi a un contesto sempre più instabile a causa dei cambiamenti climatici. Riconoscere quali genotipi si adattano spontaneamente alle condizioni ambientali e alle pressioni dei parassiti consente di non dovere ricorrere ad aiuti agronomici in termini di fertilizzanti e antiparassitari. Sono frutto degli incroci con selezioni per il bio due nuove varietà di grano duro, inizio e prossimo, portate avanti dalla Fondazione Seminare il Futuro.
I dati del biologico in Italia e come uscire dalla nicchia
Al di là di innovazioni e adattamento ai cambiamenti climatici, le pratiche e i prodotti dell’agricoltura biologica sono, tuttavia, necessariamente attesi dal confronto con il mercato e i consumatori, e devono fare i conti con consumi che non crescono secondo le aspettative, nonostante i progressi nella regolamentazione, nella comunicazione e nell’efficientamento del comparto.
“Il mercato del biologico italiano è resiliente”, racconta Rosa Maria Bertino, fondatrice di Bio Bank. “Nel 2023 il giro affari bio del Belpaese è salito a 9,1 miliardi di euro con un incremento dell’8,7% rispetto al 2022 e del 36,2% rispetto al periodo pre Covid (2019).” Tuttavia, la sfida del settore biologico è quella di diventare mainstream, superando il 3,5-4% dei consumi annuali in Italia rispetto al totale, a fronte del 20% delle terre coltivate per prodotti che spesso sono destinati all’export. Come dichiara Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche biologiche, “l’obiettivo è quello di andare oltre i consumatori militanti e convincere quei consumatori che entrano al supermercato senza sapere bene cosa vogliono comprare”.
Per vincere questa sfida, le Marche, regione al primo posto in Italia per numero di aziende bio certificate, ha un ambizioso progetto di crescita di tutto il sistema regionale attraverso la creazione di progetti di filiera e investimenti in comunicazione e formazione.
La Fondazione Girolomoni e la necessità di cambiamento culturale
Formazione che è tuttavia fondamentale tanto dal lato delle aziende quanto dal lato dei consumatori. Educazione e cultura sono elementi cruciali nella modifica delle scelte d’acquisto così come nella rivalutazione del lavoro agricolo e nella tensione sempre presente tra città e campagna. “Parlando con i soci della cooperativa e con Gino Girolomoni stesso, negli anni ci siamo resi conto che il motivo dello spopolamento delle campagne non era di origine economica, ma culturale”, racconta Giuseppe Paolini, sindaco di Isola del Piano e presidente della provincia di Pesaro e Urbino. “È la cultura a rendere il cambiamento desiderabile.”
Con l’obiettivo di fare cultura e divulgare idee, tensioni morali e scritti di Girolomoni, è nata quasi tre decenni fa la fondazione omonima. Ambientalismo, agricoltura biologica, promozione di uno stile di vita sostenibile e il ritorno della vita in collina e in campagna sono alla base delle attività dell'ente, guidato oggi da Maria Girolomoni, terzogenita della famiglia. Le attività portate avanti, racconta Girolomoni, “rilasciano una testimonianza concreta e utile ad altri, testimonianza che, attraverso la divulgazione, continua a evolversi ed è un segno di speranza per me e per quanti passano da Isola del Piano e dal monastero di Montebello”, luogo dove l’utopia, oggi concreta realtà aziendale, culturale e sociale, è nata oltre mezzo secolo fa.
Tra le attività più recenti, lo scorso giugno è stata organizzata, nell’ambito dell’iniziativa Donna rurale, nel contesto di Pesaro Capitale della Cultura italiana 2024, la tavola rotonda Le donne sono guardiane del futuro con la partecipazione dell’attivista Vandana Shiva e del poeta Franco Arminio.
Immagine di copertina: Girolomoni