Manca poco alle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024, quando gli europei saranno chiamati a votare i propri rappresentanti al Parlamento europeo. I programmi presentati dai candidati italiani sono diversificati, e varia anche l’attenzione dei partiti al tema del contrasto ai cambiamenti climatici.

Per questo, un gruppo super partes di 20 scienziati, scienziate, esperte ed esperti di politiche su clima ed energia ha redatto una valutazione strutturata degli impegni all’azione per il clima presenti nei programmi elettorali pubblicati dai 12 partiti italiani candidati. La ricerca rientra nell’ambito del progetto Indice di Impegno Climatico per le Elezioni Politiche Europee 2024, promosso dalla ONLUS Italian Climate Network con la collaborazione del blog scientifico Climalteranti.

L’analisi è stata effettuata tramite l’attribuzione di un punteggio da 1 a 10, che corrisponde al livello di impegno per il clima. Al primo posto si trova Alleanza Verdi Sinistra, con 9 punti, seguita da Movimento 5 Stelle (8,6 punti) e Partito Democratico (8,3 punti). In fondo alla classifica troviamo Forza Italia, Lega e Libertà (2 punti). Va notato che per poter raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C, previsto dagli Accordi di Parigi, il punteggio ideale è pari a 10: il voto 6, dunque, non implica la sufficienza.

I criteri di analisi dei programmi elettorali

Per analizzare i programmi dei partiti, sono stati selezionati 10 criteri di valutazione il più possibile oggettivi. Primo, la centralità: quanto, dove e con quale frequenza si parla di cambiamento climatico nel programma di partito. Cioè se si tratta di una questione che occupa una rilevanza strategica o è menzionato solo in modo sporadico (e quindi potenzialmente strumentale). Secondo, la settorialità, ovvero quanto il tema del clima è più o meno interconnesso con le altre sezioni, come quelle relative allo sviluppo socioeconomico o industriale, anziché essere relegato a un capitolo isolato. Terzo, l’ambizione, ovvero la frequenza con cui è citata espressamente la necessità di impegni ambiziosi rispetto alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, in linea con le indicazioni della Commissione europea.

Gli altri criteri impiegati sono la fuoriuscita dai fossili, gli investimenti pubblici per accelerare la mitigazione del cambiamento climatico, uno sguardo sul quadro internazionale, equità e disuguaglianza, distrazioni, presenza di tesi negazioniste sul clima o inattiviste (cioè volte a rallentare l’azione contro il cambiamento climatico).

Le novità rispetto alle elezioni politiche del 2022

I medesimi criteri erano già stati utilizzati per una valutazione dei programmi dei partiti nel 2022, in occasione delle elezioni politiche in Italia. Spiega a Materia Rinnovabile Jacopo Bencini, advisor di politiche europee e multilaterali sul clima di Italian Climate Network: “L’iniziatore di questo processo, dal punto di vista della sistematizzazione dei criteri, è stato Stefano Caserini, che nel 2022 lavorava con il Politecnico di Milano e oggi è professore associato all’Università degli studi di Parma. Per il 2024 abbiamo riutilizzato esattamente la stessa metodologia di due anni fa. Abbiamo però aggiunto una novità: stavolta i programmi dei partiti sono stati resi anonimi. Ovvero: nel pacchetto che è stato inviato ai valutatori per loro lettura e analisi, sono stati rimossi tutti i simboli di partito e tutti i riferimenti, sia in termini di grafica che testuali, che potessero ricondurre al partito, per rendere l’analisi ancora più oggettiva e rigorosa”.

Un'altra differenza rispetto al 2022 consiste nella brevità dei programmi. “I programmi elettorali di quest'anno per le elezioni europee sono generalmente molto più scarni rispetto a quelli delle elezioni nazionali. Le uniche forze politiche che hanno presentato programmi di dettaglio più elaborati sono quelle che poi si sono rivelate le prime tre sul podio, Alleanza Verdi Sinistra, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico. Gli altri sono molto brevi.”

A effettuare la valutazione sono state persone esperte di clima e di politiche climatiche, selezionate in base alle loro competenze, garantendo “un’adeguata rappresentanza di genere”, spiega Bencini. Nella lista, sono presenti anche persone che collaborano con Climalteranti e con Italian Climate Network. A questo proposito, Bencini spiega che si tratta di “due associazioni assolutamente apartitiche non collegate a nessun movimento né culturale né politico, se non quello ambientalista. Sono entrambe realtà con una forte componente scientifica dove sicuramente per i valutatori contano più il curriculum accademico e le pubblicazioni che l'appartenenza all'associazione.”

Le elezioni per il Parlamento europeo

Il Parlamento europeo è l’unica istituzione dell’UE eletta direttamente dai cittadini, e rappresenta i loro interessi e quelli del Consiglio dell’UE. Alle elezioni per il Parlamento europeo si votano i partiti nazionali, che sono affiliati a un gruppo politico europeo di riferimento. I rappresentanti eletti ricopriranno la carica di europarlamentare per cinque anni e il loro compito sarà quello di creare e approvare tutte le nuove disposizioni che regolamentano la vita dei cittadini europei.

Le decisioni che verranno prese nei prossimi anni saranno cruciali per il contrasto al cambiamento climatico, anche in riferimento all’obiettivo che si è posta la Commissione europea a febbraio 2024: la riduzione netta delle emissioni di gas climalteranti nel 2040 di almeno il 90-95%, rispetto al 1990. Si tratta di una raccomandazione della Commissione, nel quadro della definizione di un percorso verso la neutralità climatica del continente europeo previsto per il 2050.

Il clima, un tema polarizzante

Dalla valutazione di Italian Climate Network e Climalteranti emerge come la tematica sia “molto polarizzata, tra chi prende veramente sul serio la questione climatica e chi invece punta a delegittimare la recente politica climatica europea”. Per esempio, la fuoriuscita dalle fonti fossili è centrale per Alleanza Verdi Sinistra e Movimento Cinque Stelle, mentre Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno un punteggio molto basso, cioè, secondo i criteri d’analisi, non hanno un impegno preciso sulla rapida fuoriuscita dalle fossili, e mettono in discussione gli obiettivi già delineati. Questi tre partiti – che attualmente godono della maggioranza nel Parlamento italiano – pur citando il cambiamento climatico nel proprio programma, insistono su una revisione del Green Deal.

Secondo Bencini, nei programmi dei partiti talvolta si parla del clima per evidenziare le criticità legate alle politiche dell’Unione Europea. “Uno dei criteri di valutazione utilizzati è quello dell’inattivismo, cioè la tendenza a spostare il focus della responsabilità della propria azione come partito politico su qualcun altro, per esempio verso altri player del mercato internazionale, come la Cina o l’India, ma anche gli Stati Uniti e le loro politiche protezionistiche. Questa tendenza a spostare il problema su altri e a enfatizzare i pericoli e i costi della transizione energetica, piuttosto che parlare di che cosa si potrebbe fare, è dovuta al fatto che inevitabilmente ci stiamo avvicinando alle scadenze che ci siamo dati nell’UE. Quindi ‒ conclude Bencini ‒ più ci si avvicina più chi si candida con una posizione critica tende a sottrarsi dalle responsabilità in caso di future elezioni.”

 

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Immagine: Envato

 

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