Per allineare il settore edile a obiettivi di riduzione delle emissioni gas serra che non oltrepassino la soglia climatica di 1,5°C, ci vogliono istruzioni, linee guida. Dopo oltre un anno di lavoro, la Science-Based Targets Initiative (SBTi), organizzazione che globalmente ha validato i target climatici di oltre un migliaio di aziende, ha lanciato il 28 agosto un kit di criteri per guidare aziende e istituti finanziari nello stabilire target climatici credibili e realizzabili. Per essere validate da SBTi, gli obiettivi dovranno seguire i principi del Buildings Sector Science-Based Target-Setting Criteria. Dallo stop all’installazione di impianti alimentati da combustibili fossili, all’efficientamento energetico degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni fuggitive.
I principali criteri della Science-Based Targets Initiative
Il settore delle costruzioni è responsabile di oltre un quarto delle emissioni legate all'energia ed è profondamente colpito dalla crisi climatica. Dai ritardi nei lavori ai danni agli edifici, gli eventi meteorologici estremi stanno costando a livello globale miliardi di dollari. Secondo SBTi, la parola chiave è azione. Ma prima di agire è fondamentale fissare degli obiettivi credibili che prevedano un approccio olistico. "Questo settore ha ora gli strumenti per costruire un futuro a impatto zero”, ha dichiarato Alberto Carrillo Pineda, Chief Technical Officer di SBTi. “Le aziende e gli istituti finanziari devono agire immediatamente e decarbonizzare vecchi e nuovi edifici.”
I principali criteri della SBTi sono quattro. Il primo riguarda l’impegno pubblico a non installare impianti per il riscaldamento, cottura, produzione di energia e l'acqua calda alimentati da combustibili fossili a partire dal 2030. Una promessa che le aziende e gli istituti finanziari devono comunicare secondo i dettami proposti dal documento, così da non incappare in proclami a rischio greenwashing.
Con la collaborazione di Carbon Risk Real Estate Monitor (CRREM) ‒ iniziativa che mira a supportare le aziende nell’ammodernamento energetico europeo – SBTi ha sviluppato percorsi per la riduzione delle emissioni associate al consumo energetico degli edifici, tenendo presente le variazioni delle reti elettriche locali, il modo in cui vengono gestiti gli immobili, e le emissioni fuggitive che dovrebbero essere incluse nell’inventario.
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), la superficie globale dedicata alle costruzioni crescerà del 15% entro il 2030. L’80% di questa crescita avverrà nelle economie in via di sviluppo. Tenendo presente ciò, il terzo criterio chiede alle aziende di fissare un obiettivo di riduzione delle emissioni “incorporate”, ovvero quelle derivanti dalle materie prime utilizzate, la produzione, il trasporto e la costruzione.
L’efficientamento energetico come priorità
L’ultimo requisito riguarda l’adeguamento degli edifici inefficienti. Dal momento che circa l'80% degli edifici attuali rimarrà in piedi fino al 2050, per la Science-Based Targets Initiative è essenziale accelerare l’efficientamento energetico degli edifici per allinearsi allo scenario Net Zero tracciato dalla IEA.
Dalla Cina agli Stati Uniti, diversi paesi puntano all’ammodernamento energetico del patrimonio immobiliare. Nell’aprile del 2022 il Ministero dell'edilizia abitativa e dello sviluppo urbano cinese ha implementato il codice generale per l'efficienza energetica degli edifici e l'utilizzo delle energie rinnovabili, che impone a tutti gli edifici nuovi, ampliati o ristrutturati di essere progettati in modo efficiente. L'American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers, invece, ha pubblicato nel 2023 degli standard a zero emissioni per il funzionamento degli edifici.
In Europa le novità legislative più significative sono arrivate nel marzo 2024 quando il Parlamento europeo ha approvato il testo della Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, l’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) che in Italia è stata ribattezzata come Direttiva Case Green. Secondo la nuova Direttiva tutti i nuovi edifici – responsabili in Europa del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra ‒ dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030.
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