Venerdì 2 agosto l’oceanografa brasiliana Leticia Carvalho è stata eletta segretaria generale dell’International Seabed Authority (ISA), l’organo internazionale che garantisce la protezione dell’ambiente marino dagli effetti dannosi del deep sea mining. Una nomina che potrebbe rallentare la corsa allo sfruttamento minerario delle profondità marine ponendo regole più stringenti sulla salvaguardia ambientale.

Un’elezione segnata dagli interessi del settore minerario

Quando Leticia Carvalho entrerà in carica il 1° gennaio del 2025 diventerà la prima donna e la prima scienziata a guidare l’ISA, che è responsabile del 54% dei fondali marini del mondo. Dopo aver prestato servizio come funzionaria presso il Programma ambientale delle Nazioni Unite a Nairobi, Carvalho prenderà il posto di Michael Lodge, avvocato britannico travolto da una bufera di polemiche dopo che nell’aprile del 2022 era apparso in veste di imprenditore in un video promozionale dell’allora DeepGreen Metals. Oggi l’azienda mineraria canadese si chiama The Metals Company ed è titolare – insieme alla Nauru Ocean Resources Inc. - di diverse concessioni esplorative nella Clarion Clipperton Zone, la faglia oceanica più ricca di metalli critici (cobalto e nichel soprattutto) al momento conosciuta.

Anche il processo di voto, vinto da Carvalho per 79 a 34, ha suscitato un certo scalpore. Secondo Carvalho l’ambasciatore di Kiribati avrebbe cercato di corromperla per convincerla ad abbandonare la corsa al segretariato, così da spianare la strada alla riconferma di Lodge, che però ha negato qualsiasi coinvolgimento. Per l’ambasciatore di Kiribati Teburoro Tito si sarebbe trattato di un semplice suggerimento, ma gli interessi della piccola nazione insulare nell’assicurarsi per altri tre anni l’approccio estrattivista di Lodge sono provati dai contratti minerari stipulati con The Metal Company.

La compagnia canadese non ha nascosto la sua intenzione di richiedere un’altra licenza mineraria quest’anno, indipendentemente dall’esistenza o meno di un regolamento, che l’ISA ha programmato di redigere entro il luglio del 2025.

Leticia Carvalho © ISBA HQ

Trasparenza e protezione ambientale nel mandato di Carvalho

A oggi l’International Seabed Authority, che comprende 169 paesi e l’Unione Europea, ha già emesso 32 licenze esplorative per la ricerca di cobalto, nichel e altri metalli critici per oltre 1,3 milioni di chilometri quadrati di fondali marini in acque internazionali.

Ma le cose con Carvalho alla guida dell’ISA potrebbero cambiare. In un’intervista rilasciata il mese scorso a Bloomberg Green, l’oceanografa aveva dichiarato di puntare alla trasparenza e alla responsabilità, alludendo alla possibilità di posticipare la data di pubblicazione del regolamento. Garantire che gli ecosistemi marini profondi, poco conosciuti e ricchi di biodiversità, siano protetti dagli effetti più dannosi dell’attività mineraria sarà una priorità del suo mandato e questo richiederà probabilmente più tempo del previsto.  

La moratoria e le pressioni dell’industria

Le conseguenze ambientali del deep sea mining sono ancora sconosciute e potrebbero restarlo ancora per molto. Fino a che non saranno comprese meglio, 37 stati membri dell’ISA e oltre 880 scienziati e attivisti hanno caldeggiato una moratoria internazionale per fermare il deep sea mining. Tra loro, il presidente dello stato insulare di Palau, Surangel Whipps Jr, che al meeting annuale dell’ISA a Kingston (Giamaica), ha paragonato lo sfruttamento minerario marino a una forma di imperialismo economico, in cui le multinazionali minerarie scelgono il profitto a discapito del benessere delle persone e degli ecosistemi.

Mentre Leticia Carvalho ha dichiarato che al momento la questione moratoria non rientra nell’agenda dell’ISA, altre delegazioni − tra cui Cina, Giappone e alcuni paesi africani – spingono per accelerare la creazione di una nuova governance. Un regolamento che permetta di iniziare il prima possibile le operazioni minerarie.

L’ossigeno nel buio dei fondali

A rendere i processi di autorizzazione ulteriormente più complessi si aggiungerebbe anche la recente scoperta di ciò che è stato ribattezzato come l’ossigeno oscuro. Si tratta di ossigeno prodotto a chilometri di profondità marina da noduli polimetallici, formazioni minerali presenti nei fondali marini e contenenti i metalli critici ambiti dall’industria mineraria.

Trovati da un gruppo di ricercatori nei fondali nella Clarion Clipperton Zone tra Messico e Hawaii, questi noduli metallici sono in grado di produrre ossigeno perché si comportano come delle batterie immerse nell’acqua del mare. Iniziano a frizzare perché la corrente elettrica divide l’acqua in ossigeno e idrogeno. Ciò significa che i noduli che si trovano sul fondo del mare potrebbero generare correnti elettriche abbastanza grandi da dividere, o elettrolizzare, le molecole dell’acqua di mare. Il gruppo di ricercatori ha spiegato alla BBC che dragando i fondali marini per estrarre i noduli polimetallici si potrebbe interrompere il processo e danneggiare qualsiasi forma di vita marina che dipende dall’ossigeno.

La 29ª assemblea dell’ISA © ISA

 

 

Immagine di copertina: Leticia Carvalho ©