Che si dovesse fare qualcosa per snellire le procedure autorizzative per le opere legate alla transizione energetica era abbastanza evidente. Le commissioni di valutazione ambientale VIA-VAS e PNRR-PNIEC sono letteralmente sommerse di istanze da esaminare, e di questo passo non si raggiungeranno mai i target di decarbonizzazione, neanche quelli, diciamo, più “timidi” inseriti nel PNIEC, il Piano nazionale energia e clima consegnato dal governo Meloni all’Europa.
La soluzione trovata dall’esecutivo nel “Decreto ambiente”, varato ieri, giovedì 10 ottobre, dal Consiglio dei ministri, è una semplificazione dell’iter che riguarderà investimenti PNRR, energie per la decarbonizzazione e potenziamento degli impianti esistenti legati ai target PNIEC, semplificazione che però arriverà in un decreto ministeriale prossimo venturo che stabilirà le priorità per le autorizzazioni. Nel decreto messo a punto dalla viceministro leghista ad ambiente e sicurezza energetica Vannia Gava, ci sono altre novità che riguardano le trivellazioni, il recupero e il riciclo dei rifiuti elettronici, la gestione delle acque, e i poteri delle Regioni sui temi del dissesto idrogeologico.
Una soluzione, sembra di capire, che apre la strada anche alla possibile realizzazione di impianti legati al nucleare, oltre a eolico (ma inspiegabilmente non l’eolico offshore), solare, idroelettrico e idrogeno verde. L’iter di semplificazione, tuttavia, non coinvolge altri soggetti decisivi per la reale accelerazione delle procedure realizzative di queste infrastrutture, ovvero il Ministero della cultura e le Soprintendenze, che hanno sempre un sostanziale potere di veto, e le regioni, che sulla base della Costituzione hanno un potere concorrente sulla materia dell’energia.
Nuovi criteri per le valutazioni ambientali
Come detto, il Decreto ambiente punta alla velocizzazione e semplificazione dell’iter autorizzativo per i progetti ritenuti di interesse strategico per la transizione energetica. Nasce una corsia accelerata e prioritaria per le valutazioni ambientali delle commissioni VIA-VAS e tecnica PNRR-PNIEC che riguardano progetti di “preminente interesse strategico nazionale”, oppure investimenti per il sistema produttivo nazionale di valore superiore a 25 milioni di euro e con significative ricadute occupazionali. I dettagli del provvedimento sono da definire per decreto ministeriale, ma ad esempio si potranno trasferire le autorizzazioni dalle commissioni PNRR-PNIEC a quelle VIA-VAS, sulla base di criteri di affidabilità e sostenibilità tecnica ed economica, del contributo dato al raggiungimento degli obiettivi del PNIEC, della rilevanza per gli investimenti PNRR. Vale la pena di ricordare che le opere finanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza devono essere completate entro 20 mesi, per quelle del Piano nazionale integrato energia e clima c’è tempo fino al 2030.
Quanto agli ambiti, tra i progetti che avranno “corsie preferenziali" sono esplicitamente indicati come tali quelli sull'idrogeno verde, i rifacimenti degli impianti eolici e solari esistenti e i nuovi impianti solari su terra di almeno 50 MW ed eolici su terra di almeno 70 MW. L’eolico offshore non è indicato nella lista, che cita solo quello onshore. Neanche il nucleare è esplicitamente menzionato, ma la definizione è sufficientemente ampia per includerlo, visto che nel PNIEC è indicato per contribuire ai target futuri.
Trivellazioni di gas più sotto costa e stop a nuovi pozzi offshore di petrolio
Il Decreto ambiente introduce uno stop alle nuove concessioni per progetti estrattivi legati al petrolio. Per quanto riguarda invece l’estrazione di gas, il limite per i giacimenti offshore di nuova autorizzazione passa da 12 a 9 miglia, compresi quei tratti di costa che ospitano aree protette. Una norma che farà discutere certamente, ma che per il governo garantirebbe comunque un “elevato grado di sicurezza per i territori circostanti”, con l’obiettivo di sbloccare attività oggi in stand-by o non autorizzate “in un’ottica di potenziamento degli approvvigionamenti interni di gas naturale, di raggiungimento degli obiettivi energetici”, e di gas release, cioè la fornitura di metano a prezzi calmierati alle aziende energivore.
Decreto ambiente, economia circolare e rifiuti
Altre novità riguardano l’economia circolare e la gestione dei rifiuti. Tra queste ultime si segnalano il rafforzamento dell’Albo dei gestori ambientali, con una più ampia rappresentanza delle categorie interessate (da 19 a 21 membri), norme per rafforzare la cura e la manutenzione di paesaggio e verde pubblico e una semplificazione nell’individuazione del responsabile tecnico gestione rifiuti delle piccole imprese. Infine, gli sfalci, oggi definiti rifiuti speciali non pericolosi, verranno classificati come rifiuti urbani, e le aziende li potranno conferire nei centri di raccolta comunali.
Per quanto riguarda invece l’economia circolare, d’ora in poi i negozi di elettronica devono assicurare il ritiro gratuito del prodotto usato (i cosiddetti RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), in caso di acquisto di un prodotto equivalente. I negozi grandi, oltre i 400 metri quadrati, saranno invece obbligati a ritirare i RAEE di piccolissime dimensioni anche se non vengono fatti acquisti. Viene anche disciplinata "la gestione di rifiuti e materiali derivanti dalla realizzazione della Diga foranea di Genova e dei correlati interventi".
Dissesto idrogeologico e acqua
Ci sono poi nuove norme per combattere il dissesto idrogeologico. Vengono rafforzati i poteri dei presidenti di regione in qualità di commissari e viene introdotto un meccanismo di revoca delle risorse per gli interventi finanziati col fondo progettazione che non abbiano conseguito un determinato livello di progettualità. Infine, si cerca di migliorare la gestione delle acque rafforzando le buone pratiche del riuso: viene introdotta la definizione di “acque affinate” (acque reflue urbane trattate in un certo modo e divise secondo la qualità in quattro classi, sulla base di regole stabilite in una normativa europea), che possono contribuire all'irrigazione agricola e all'accrescimento dei corpi idrici sotterranei.
Decreto ambiente: i commenti di governo, Kyoto Club, Italia Solare, European Energy
Il Decreto ambiente è un testo che “porta chiarezza e, laddove possibile, regole più semplici in settori fondamentali per la transizione”, ha spiegato il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. "Più rinnovabili, ma via libera anche a tutte le fonti di energia pulita in grado di contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza energetica del paese", spiega la viceministro Vannia Gava.
Più scettico appare Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, che pure approva l’idea di definire criteri di priorità per progetti sottoposti alle varie commissioni: “Mi sembra evidente che il provvedimento abbia anche lo scopo di rendere più facile le autorizzazioni di inutili e costosi impianti nucleari, che sono stati inseriti nel PNIEC”. Per Alessandro Migliorini, country manager di European Energy, multinazionale danese delle rinnovabili, “la buona notizia è che le rinnovabili sono considerate essenziali e che si è compreso come gli strumenti per velocizzare la diffusione delle rinnovabili siano stati, a oggi, parzialmente efficaci. Ma occorrerà mettere tutto alla prova dei fatti per capire come sul piano autorizzativo i rapporti tra stato e regioni e decisioni dei vari attori velocizzeranno o sbloccheranno concretamente i progetti”.
Infine, per Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare, “il decreto, sebbene contenga la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale ha insite alcune criticità. Nel testo si legge che viene data priorità per la valutazione VIA a progetti fotovoltaici e agrivoltaici on-shore da almeno 50 MW. Visto il clima che si sta creando attorno alla definizione delle aree idonee imporre come limite minimo i 50 MW non crediamo sia opportuno. Siamo in un momento critico e dobbiamo fare scelte coraggiose e lungimiranti che supportino le rinnovabili.”
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In copertina: Gilberto Pichetto Fratin in CDM, © sito web del Governo