Intorno alla filiera dell’idrogeno, in Europa e in Italia, c’è grande fermento. Progetti plurinazionali, piani di investimento, stipulazione di accordi e lancio di iniziative. Al 15 febbraio risale la decisione della Commissione Europea di approvare un pacchetto di aiuti di Stato nazionali da 6,9 miliardi per lo sviluppo del progetto Hy2Infra, che fa parte della lista degli IPCEI (i cosiddetti Importanti progetti di comune interesse europeo).
Tra i 33 progetti approvati ce ne sono anche 3 messi a punto da aziende italiane: Snam per quanto riguarda la rete di idrogenodotti, Saipem ed Energie Salentine per quanto riguarda gli elettrolizzatori.
Il progetto Hy2Infra e la Green hydrogen Valley in Puglia
I finanziamenti riguarderanno 33 progetti in sette paesi (Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia) che erogheranno materialmente fino a 6,9 miliardi di euro in finanziamenti pubblici, che dovrebbero a loro volta liberare 5,4 miliardi di euro di investimenti privati. Questi 12,3 miliardi complessivi serviranno per costruire non solo infrastrutture di trasporto, ma anche di accumulo e portuali.
I progetti, secondo i programmi, saranno tutti completati entro il 2029. Hy2Infra, dopo Hy2Tech e Hy2Use, “è il terzo importante progetto di comune interesse europeo nella catena del valore dell’idrogeno, in linea con l’European Hydrogen Strategy”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione UE e responsabile della politica di concorrenza.
Per quanto riguarda la parte italiana, i 3 progetti sono tutti legati allo sviluppo della cosiddetta “Green Hydrogen Valley” in Puglia. Questa prevede la realizzazione di tre impianti di produzione di idrogeno verde a Brindisi, Taranto e Cerignola (FG) ‒ per una capacità di elettrolisi complessiva pari a 220 MW, alimentati da circa 400 MW di energia solare fotovoltaica ‒ e dei relativi gasdotti che collegheranno i siti di generazione dell’idrogeno ai possibili utenti: chimica, raffinazione e (se tutto andrà bene) anche la siderurgia.
Idrogeno verde ed elettrolisi
Snam, società pubblica del trasporto di gas, riconvertirà per l’idrogeno puro una serie di gasdotti tra Brindisi e Taranto, investendo risorse proprie per 100 milioni. Saipem, società ingegneristica controllata dallo Stato, ed Energie Salentine, controllata dalla finanziaria Ferazzoli e da EN.IT, costruiranno due impianti di elettrolisi. Questi, alimentati da energia elettrica da rinnovabili, “romperanno” le molecole di acqua separando l’ossigeno dall’idrogeno. Secondo quando scritto nel documento di aggiornamento del PNIEC del governo italiano, l’operazione vale 1,4 miliardi di fondi pubblici e 3,6 di finanziamenti privati.
Certo è che di questi tempi sono davvero tante le iniziative con tema idrogeno in corso in Italia. La Commissione Europea ha inserito nella lista dei 166 PCI (Project of Common Interest) il tratto italiano del SoutH2 Corridor, che collegherà Germania, Austria e il nostro Paese con 3.300 km di condotte. A livello europeo l’UE ha stanziato 3 miliardi per la cosiddetta Hydrogen Bank, un veicolo finanziario finalizzato a costruire un futuro mercato.
Il PNRR prevede poi investimenti per 3,6 miliardi per sviluppare la filiera in Italia: 450 milioni per la realizzazione di 54 Hydrogen Valley, 1 miliardo per l’introduzione dell’idrogeno nei settori hard-to-abate, 250 milioni per lo sviluppo di stazioni di rifornimento stradale e 200 milioni per i piani industriali dedicati alla produzione di elettrolizzatori e alla loro componentistica. Il vettore energetico idrogeno si produce infatti usando energia elettrica con gli elettrolizzatori, e genera di nuovo energia attraverso le celle a combustibile.
Ritardi e problemi
Con questa tecnologia si spera di decarbonizzare anche i settori hard-to-abate, come aviazione, navigazione, trasporti, industrie pesanti, e tutti i campi in cui non esistono ancora soluzioni tecnologiche per accumulare e utilizzare l’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Ma se molto si muove sul versante della produzione e delle infrastrutture, per ora la domanda non decolla.
Si registrano ritardi nella realizzazione dei sistemi in grado di utilizzare l’idrogeno, come navi, aerei, treni, auto, camion, mentre più sviluppato è l’utilizzo industriale (siderurgia, ceramica, chimica). I costi di produzione, inoltre, restano ancora elevati, come ha sancito l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia.
Immagine: Envato