La COP29 di Baku è al momento la seconda conferenza sul clima più partecipata di sempre, dopo quella di Dubai dello scorso anno. Secondo una lista provvisoria pubblicata dalla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC) si sono registrate oltre 66.000 persone, tra delegazioni, osservatori, attivisti e media.
I numeri di Baku nonostante le assenze dei leader
Nelle scorse settimane diversi leader politici tra cui Joe Biden, Lula e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno dato forfait, annunciando di non poter volare a Baku per diversi motivi. Anche Cina, Giappone, Australia e Messico risultano assenti dalla scaletta dei discorsi politici previsti tra il 12 e il 13 novembre (in cui invece è presente il discorso di Giorgia Meloni nella seconda giornata di COP29). Speech che offrono l’occasione di annunciare nuovi impegni climatici, come ha fatto il primo ministro britannico Keir Starmer fissando un obiettivo nazionale di taglio delle emissioni del 81% entro il 2035. Oppure per metterci la faccia dopo una sconfitta, come nel caso di John Podesta, inviato speciale per il clima statunitense che, nonostante la rielezione di Donald Trump e un probabile ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, ha promesso che Washington coopererà fino alla fine per ottenere dal summit un risultato soddisfacente.
Tuttavia, nonostante l’assenza di capi di governo dal peso climatico significativo e il boicottaggio della Papua Nuova Guinea che ha definito le conferenze sul clima “una totale perdita di tempo”, i numeri di Baku sono tra i più alti mai registrati. L'Azerbaigian, il paese ospitante, ha la delegazione più numerosa al vertice con 2.229 persone. Seguono Brasile (1.914) e Turchia (1.862). Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno ospitato la COP28 a Dubai, sono in quarta posizione con oltre mille delegati, mentre la Cina (969) è quinta. Le delegazioni più piccole sono di Niger e San Marino (2 persone), Nicaragua (3), Andorra e Corea del Nord (5). Quelle di India, Francia e Stati Uniti sono le maggiormente ridottesi rispetto al vertice precedente. Tra i paesi europei, invece, è l'Italia la nazione più presente, con ben 437 partecipanti. Oltre il triplo di Francia e Spagna.
Secondo un’analisi di Carbon Brief, la COP28 rimane di gran lunga la conferenza sul clima più partecipata in quasi 30 anni di storia. Gli 83.000 partecipanti avevano battuto il primato precedente di Sharm El-Sheikh, del 2022 in Egitto, che aveva registrato circa 50.000 presenze.
Gli attivisti nonostante il regime repressivo di Aliyev
Secondo varie organizzazioni impegnate a difendere i diritti umani nel mondo, l’Azerbaigian è governato da uno dei regimi più repressivi e corrotti al mondo, e anche il Parlamento europeo a ottobre 2024 ha condannato “con fermezza la repressione interna ed extraterritoriale da parte del regime azero nei confronti di attivisti, giornalisti, leader dell'opposizione e altri soggetti, fra cui cittadini dell'UE, che si è notevolmente intensificata in vista della COP29”. Circa 300 prigionieri politici sono attualmente incarcerati sotto la dittatura di Ilham Aliyev e una serie di leggi adottate da anni limitano il lavoro delle organizzazioni umanitarie che si trovano costantemente sotto controllo governativo. Una settimana prima l’inizio dei negoziati, Human Right Watch ha dichiarato di non aver ricevuto sufficienti rassicurazioni riguardo alla protezione dei diritti dei partecipanti, manifestando grossa preoccupazione per possibili ritorsioni all'esterno dello stadio di Baku, dove si svolge la COP29.
Nonostante le premesse poco allettanti, a Baku sono registrati 9.881 rappresentati della società civile, e oltre alle ONG ci sono molti altri gruppi che rientrano nella categoria delle “organizzazioni di osservatori”, come i partecipanti che rappresentano gli organi delle Nazioni Unite, le organizzazioni intergovernative, altre agenzie e rappresentanti delle imprese.
Immagine: Divulgação/Apex, Ministero dell’ambiente brasiliano via Flickr