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Circa 15 milioni di km² di terre, un’area più grande dell’Antartide, sono già degradati, con un’espansione di un milione di km² all’anno. Questa è la metrica chiave al centro del sedicesimo negoziato ONU sulla desertificazione che si svolge a Riyad, in Arabia Saudita, fino al 12 dicembre. La COP16 Desertificazione, detta anche la COP del suolo, ha l’obiettivo di trovare nuove strategie e mobilitare risorse per fermare la distruzione e il degrado della superficie della terra dove si trova la gran parte della vita biologica e dei servizi ecosistemici.

Sotto l’egida della UNCCD, la Convenzione per combattere la desertificazione, 197 paesi lavoreranno per condividere soluzioni e strategie per proteggere e ripristinare i suoli, la base della stabilità del nostro pianeta. Essi regolano il clima, proteggono la biodiversità, mantengono i sistemi idrici e forniscono risorse essenziali come cibo e materie prime. Tuttavia, deforestazione, urbanizzazione e agricoltura insostenibile stanno causando una degradazione del suolo a scala senza precedenti.

“I terreni in salute, fondamentali per fornire il 95% del nostro cibo, vestiti, ripari, posti di lavoro e protezione dai disastri naturali, si stanno degradando a un ritmo allarmante", ha dichiarato AbdulHakim Elwaer, vicedirettore generale della FAO e rappresentante regionale per il Vicino Oriente e il Nord Africa (NENA) presente a COP16. "La FAO sottolinea il ruolo cruciale del ripristino dei terreni agricoli degradati per garantire le future forniture di cibo, mangimi, fibre e biocarburanti. Tale ripristino non solo incoraggia una produzione sostenibile, ma contribuisce anche alla biodiversità, al sequestro del carbonio, alla ritenzione idrica e ad altri servizi ecosistemici essenziali.”

Suolo, un limite planetario insuperabile

Uno dei report chiave, insieme all’Atlante mondiale della siccità, che fornisce una base scientifica al negoziato è stato l’ultimo lavoro del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) sotto la guida del professor Johan Rockström, che traccia un percorso per affrontare la crisi globale legata alla gestione del suolo. Con il titolo Stepping back from the precipice: Transforming land management to stay within planetary boundaries, il rapporto esplora i limiti planetari e l'urgenza di azioni integrate per preservare l’equilibrio terrestre.

Il concetto di limiti planetari, introdotto nel 2009 da Rockström, identifica nove soglie critiche per mantenere la stabilità della Terra. Sei di questi limiti sono già stati superati, tra cui il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. La gestione del suolo influenza direttamente sette di questi limiti, giocando un ruolo chiave nella sopravvivenza di lungo termine dell’umanità. Il rapporto ribadisce il ruolo dell’agricoltura rigenerativa e agroecologia. Pratiche come la rigenerazione delle foreste, la semina senza aratura, la gestione dei nutrienti e l’irrigazione efficiente possono migliorare la salute del suolo e aumentarne i rendimenti.

I temi di COP16 Desertificazione

Per la prima volta, la COP16 Desertificazione introdurrà un approccio duplice, con un percorso di negoziazione e un'Agenda d'azione, entrambi interconnessi per raggiungere risultati audaci nei negoziati formali e facilitare l'attuazione delle decisioni della COP. La Negotiation Track si concentra sulle decisioni critiche della COP e sulle dichiarazioni politiche essenziali per far progredire la resilienza globale della terra e della siccità. L'Agenda d'azione evidenzierà gli impegni e le azioni volontarie sul suolo, la resilienza e i diritti delle persone, attraverso le giornate tematiche della COP16.

Così come per la perdita di biodiversità, l’agricoltura intensiva è uno dei principali motori della degradazione del suolo, responsabile dell’80% della deforestazione globale e del 70% dell’uso di acqua dolce. L'uso eccessivo di fertilizzanti a base di azoto e fosforo destabilizza gli ecosistemi, mentre pratiche irrigue insostenibili esauriscono le risorse idriche. Sul tavolo dei negoziatori non ci sono obiettivi vincolanti o target finanziari chiari. Piuttosto la promozione di iniziative congiunte per accelerare la rigenerazione dei suoli entro il 2030; migliorare la preparazione, la risposta e la resilienza alla siccità; garantire che la terra continui a fornire nature-based solutions per il clima e la biodiversità, aumentare la resilienza alle crescenti tempeste di sabbia e polvere. Basteranno per rallentare la desertificazione?

Le azioni che dovranno essere discusse e finanziate sono però moltissime. Gli impegni volontari globali per il ripristino dei terreni degradati hanno raggiunto un miliardo di ettari entro il 2030, ma dovranno aumentare. I G20 hanno promosso un’iniziativa globale per dimezzare il degrado della terra entro il 2040, e una governance equa, la formalizzazione dei diritti fondiari e la trasparenza aziendale sono cruciali per garantire un uso sostenibile delle terre. Abbondano i progetti portati avanti dagli Emirati Arabi Uniti in Medio Oriente e dall’Arabia Saudita (che rimane una dei principali oppositori al negoziato sul clima e a quello sulla plastica), host della COP16 Desertificazione in cerca di rifarsi una faccia sui temi ambientali.

Un altro tema centrale è la mancanza di sicurezza fondiaria per un miliardo di persone, che aggrava la situazione, frenando gli sforzi per una gestione sostenibile. Spesso comunità locali e indigene in paesi in via di sviluppo non detengono titoli fondiari sui terreni che abitano e gestiscono, lasciando spazio al land grabbing da parte di attori economici privi di scrupoli, senza possibilità di ricorso giudiziario.

Alla COP16 Biodiversità tenutasi a Cali, in Colombia, i leader mondiali hanno però ufficialmente riconosciuto il contributo delle popolazioni indigene e delle comunità locali alla gestione sostenibile della terra, quando le parti hanno approvato l'indicatore delle conoscenze tradizionali sulla terra (HI 22.1) nell'ambito dell'Obiettivo 22. In questo modo, è stato riconosciuto l'innegabile legame con la sicurezza fondiaria. Un tema che dovrà essere ribadito con forza anche alla COP16 Desertificazione. “Una governance equa, la formalizzazione dei diritti fondiari e la trasparenza aziendale sono cruciali per garantire un uso sostenibile delle terre”, conferma un comunicato del Segretariato della UNCCD.

Infine, attenzione anche ai sussidi agricoli mal progettati, che superano i 500 miliardi di dollari all’anno e che spesso incentivano pratiche dannose. Un obiettivo condiviso con il negoziato sulla biodiversità, che dovrà essere analizzato sia durante i negoziati di Riyad che nella COP16 bis che si terrà a Roma a fine febbraio per concludere il lavoro iniziato a Cali. Non mancherà l’opposizione delle multinazionali dell’agrobusiness e dei fondi d’investimento specializzati nel land grabbing. Molti di questi proprio con sede dei paesi del Golfo, dall’EAU al Kuwait, in cerca di garantire la propria sovranità alimentare a spese di comunità africane e non solo.

 

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Immagine: Envato