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Da Cali, Colombia – Nel penultimo giorno di negoziati della COP16 Biodiversità, un gruppo di 20 ministri del Global South ha denunciato vocalmente la netta mancanza di impegni finanziari da parte dei paesi ricchi. La delegata di Grenada, Safiya Sawney, ha sentenziato: "Le vostre inazioni ci stanno paralizzando. I nostri debiti nei vostri confronti ci stanno paralizzando". I ministri chiedono una tabella di marcia per raggiungere l'obiettivo di finanza pubblica, come modo per responsabilizzare i paesi donatori, e riforme sul debito.

Dall'inizio del negoziato sono stati promessi solo 163 milioni di dollari addizionali (nessun pledge da parte dell’Italia). Per raggiungere il goal di aiuti pubblici di 20 miliardi al 2025 come definito dal Global Biodiversity Framework mancano almeno 4,6 miliardi. Ora siamo a 15,4 miliardi. Nel 2022, i finanziamenti erano arrivati a 10,95 miliardi di dollari, pari al 55% dell'obiettivo, segnale che se l’aumento fosse proporzionato il goal non sarebbe così irraggiungibile.

A oggi, però, non ci sono state rassicurazioni da parte dei paesi sviluppati sul fatto che questo ritmo di sostegno continuerà, soprattutto alla luce dei diffusi tagli di bilancio in molti paesi aderenti alla Convenzione. Un rapporto commissionato da Campaign for Nature rileva che solo tre paesi hanno raggiunto o superato la propria "quota equa" nel 2022, ovvero la quantità di denaro che spetterebbe erogare in base agli impatti storici. Norvegia, Svezia e Germania hanno contribuito rispettivamente per il 176%, 147% e 114%. Oltre la metà di tutti i paesi aderenti all'impegno ha fornito meno del 50% della propria "quota equa".

L’Italia avrebbe allocato solo 500 milioni di dollari rispetto alla quota dovuta di 1,5 miliardi. Cioè il 34% della propria quota equa. Non certo il modo migliore per presentarsi sulla scena globale. Sebbene il sottosegretario del MASE, Claudio Barbaro, nel suo discorso in plenaria abbia promesso di incrementare i fondi per la tutela delle aree marine nei piccoli stati insulari, in particolare nell’area caraibica dove MASE e AICS hanno già programmi di cooperazione, un maggior coordinamento preliminare con MEF e MAECI avrebbe potuto dare più lustro al governo, che sulla conservazione delle aree marine ha preso impegni importanti.

COP16, strumenti innovativi per la finanza

Per raggiungere i 200 miliardi di dollari l’anno entro la fine del decennio serviranno molti più strumenti che i soli fondi pubblici. Numerose iniziative sono state presentate durante queste due settimane di COP16, attirando l’attenzione delle tantissime imprese presenti.

Una delle iniziative di successo è stata la presentazione della versione aggiornata della Tropical Forests Forever Facility (TFFF), un fondo ideato dal Brasile per movimentare 125 miliardi di dollari da nazioni e investitori con un pagamento del ritorno sull'investimento lungo un periodo di 20 anni. Il rendimento medio degli investimenti dovrebbe assestarsi su un 5,5% annuo. Ma in questo caso i beneficiari non sarebbero investitori privati. Lo shareholder sarebbe la natura, dato che i 4 miliardi di dollari all’anno di rendita saranno usati per incentivare i paesi tropicali a mantenere intatte le proprie foreste native, albero dopo albero. Il fondo è già nell’agenda del G20 e sarà ufficialmente lanciato a COP30 nel 2025, a Belem, nel nord del Brasile. La Tropical Forests Forever Facility ha destato molta curiosità dopo le varie vicissitudini di carbon market e altri strumenti per proteggere le foreste e per molti potrebbe dare luogo a una nuova generazione di strumenti finanziari

La Colombia, che supporta pienamente la TFFF, è stata attivissima nel sostenere varie iniziative di finanza innovativa per movimentare risorse per la tutela della biodiversità. La presidenza ha saluto con favore il collocamento della prima obbligazione tematica incentrata esclusivamente su progetti di biodiversità in America Latina e nei Caraibi, realizzato da IDB Invest e Banco Bilbao Vizcaya Argentaria Colombia S.A. (BBVA Colombia).

Questo bond, stimato per un totale di 70 milioni di dollari, è strutturato in due tranche: una fino a 35 milioni di dollari sottoscritta da IDB Invest e un'altra fino a 35 milioni di dollari sottoscritta da International Finance Corporation. I proventi sosterranno progetti volti a combattere la perdita di biodiversità in Colombia, come uso produttivo del suolo e agricoltura sostenibile, gestione idrica sostenibile, soluzioni basate sulla natura, gestione dei rifiuti e della plastica, silvicoltura e piantagioni, turismo e servizi ecoturistici.

Il ruolo della filantropia

Il documento finale di COP16, tra le tante soluzioni finanziarie da impiegare per movimentare risorse, includerà anche il ruolo delle fondazioni e delle istituzioni filantropiche. Uno degli annunci più importanti è stato l’impegno di 51,7 milioni di dollari per accelerare lo sviluppo di aree marine protette (AMP) di alta qualità in alto mare da parte di Bloomberg Philanthropies, Blue Action Fund, Blue Nature Alliance, Gordon and Betty Moore Foundation, Oceans 5, Paul M Angell Family Foundation, Schmidt Ocean Institute and Vere Initiatives. Un’iniziativa che beneficerà della conclusione dopo 8 anni del negoziato sulla tutela della biodiversità marina nelle acque internazionali.

"La creazione di aree marine protette in alto mare è essenziale per preservare la salute degli oceani e la loro capacità di agire come alleati del clima", ha dichiarato Melissa Wright, responsabile della Bloomberg Ocean Initiative di Bloomberg Philanthropies. “Questo impegno di finanziamento congiunto mira a dare il via allo sviluppo di proposte per le aree marine protette d'alto mare e a preparare il Trattato per la loro più rapida adozione. Con meno del 2% delle acque d'altura attualmente protette, non c’è più tempo".

Una difficile svolta

Lo ha riassunto bene Paul Polman, il visionario CEO di Unilever. “Ogni anno, 7.000 miliardi di dollari di capitale sono ancora diretti verso attività che danneggiano gli ecosistemi, mentre solo 20 miliardi di dollari sono destinati alla loro riparazione. I finanziamenti per la natura sono tristemente insufficienti e iniqui: rappresentano solo il 2% dei finanziamenti per il clima. Gli investimenti nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo sono praticamente nulli.”

I governi forniscono ancora 2.600 miliardi di dollari di sussidi all'anno che incoraggiano la produzione non sostenibile, il consumo ad alta intensità di carbonio, l'esaurimento delle risorse naturali o il degrado degli ecosistemi globali. Dal 2022, questa cifra è aumentata di 800 miliardi di dollari all'anno. Non sarà certo COP16 a dare una svolta al mondo finanziario globale. Ma l’urgenza che arriva dai corridoi del negoziato colombiano, dalla società civile ma anche dal mondo del business, deve essere la leva per l’azione in ogni paese firmatario. Italia inclusa, dove una task force sulla finanza della natura efficiente e radicale è da tempo attesa.

 

Per saperne di più continuate a seguirci: dopo aver coperto nel 2022 i lavori per l’accordo di Kunming-Montreal, dal 25 ottobre al 2 novembre Materia Rinnovabile sarà a Cali per COP16, unica testata italiana accreditata. La copertura giornalistica è realizzata con il supporto di 3Bee, uniti nel promuovere il progresso delle strategie nazionali per la tutela della biodiversità. Venite a trovarci in sala stampa!

 

In copertina: il presidente della Colombia, Gustavo Petro, a COP16 © UN Biodiversity