Più che un bazooka, un’energica spallata. A leggere i commenti di molti analisti finanziari, le misure annunciate la scorsa settimana da Pechino per risollevare l’economia cinese non sarebbero poi così risolutive. Per dirla con le parole della società di consulenza Morgan Stanley, il governo cinese non sembra ancora aver raggiunto il momento del “whatever it takes”.
Eppure, la consistente iniezione di liquidità nelle banche statali, l’annuncio di un pacchetto di misure per l’occupazione e soprattutto la riunione straordinaria del Politburo (il tutto nel giro di una settimana!) dicono chiaramente una cosa: Xi Jinping ha deciso che è ora di agire per alleviare il rallentamento economico del Paese. Anche perché la fine dell’anno si avvicina e il rischio di non raggiungere l’obiettivo di crescita del 5% del PIL (annunciato a inizio marzo) si fa sempre più concreto.
Insomma, un segnale era necessario per ridare fiducia ai mercati e alla società cinesi. Soprattutto alla vigilia del 75° anniversario della Repubblica Popolare, che si celebra il 1° ottobre.
Un compleanno difficile
Disoccupazione giovanile in rialzo, consumi deboli, crisi immobiliare, e l’annuncio, fresco fresco, di un prossimo innalzamento dell’età pensionabile. La Cina che arriva al 75° compleanno della Repubblica Popolare non è una Cina contenta. Da mesi una domanda circolava fra operatori e analisti, e con tutta probabilità serpeggiava fra i vari strati della società cinese: perché Xi non fa nulla per aggiustare l’economia? La risposta è arrivata, come spesso accade negli affari cinesi, senza preavviso e con una scarica di annunci a stretto giro.
Il 24 settembre, la Banca Centrale ha varato una serie di misure che hanno sortito l’immancabile effetto sui mercati finanziari, con le principali borse asiatiche – da Shanghai a Shenzhen, da Tokyo a Seoul a Hong Kong – in forte rialzo.
Il 25 settembre è stato poi pubblicato un documento contenente “24 misure per l’occupazione”.
Il 26 settembre, in una data del tutto inedita per questo tipo di meeting, si è infine riunito il Politburo, ovvero l’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese, per discutere sulla situazione economica del Paese. Da questa riunione straordinaria, come ha rivelato uno scoop di Reuters, è uscito un numero importante: 2.000 miliardi di yuan (284 miliardi di dollari) da emettere entro l’anno sotto forma di bond speciali per aiutare le amministrazioni locali a gestire il problema del debito (1.000 miliardi) e per stimolare i consumi (altri 1.000 miliardi).
24 settembre: le misure della Banca Centrale cinese
Partiamo dalle misure annunciate dalla Banca Centrale o PBoC (People’s Bank of China). Riguardano innanzitutto una serie di aspetti tecnici, che, puntualmente elencati nella newsletter settimanale di Simone Pieranni, vanno “dal taglio di 20 punti base dei tassi di interesse a breve termine a 7 giorni (dall’1,7% all’1,5%), al taglio del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, ridotto di mezzo punto percentuale, con l’indicazione di ulteriori riduzioni dello 0,25-0,5%”, fino ai “tassi sui mutui esistenti in calo di 50 bp e anticipo minimo per l’acquisto di seconde case in diminuzione dal 25% al 15%”.
La misura più importante è la creazione di un fondo prestiti da 800 miliardi di yuan (114 miliardi di dollari) per i mercati di capitali del Paese, che, spiega il Financial Times, “comprende fondi da concedere in prestito alle aziende per riacquistare le proprie azioni e a istituzioni finanziarie non bancarie, come le compagnie di assicurazione, per acquistare azioni locali”.
La risposta dei mercati non si è ovviamente fatta attendere, con le principali borse asiatiche in rally e il Financial Times che venerdì 27 settembre titolava: Chinese stocks post best week since 2008 after stimulus blitz. Ma se per il FT “queste misure rappresentano uno dei più grandi bazooka che la PBoC abbia mai usato sui mercati azionari cinesi”, molti dubbi sono stati espressi dagli analisti internazionali circa la reale efficacia a lungo termine nel risollevare l’economia reale.
Ad esempio Shuang Ding, chief economist per la Cina e l'Asia settentrionale presso Standard Chartered, ha dichiarato su Reuters: “Le politiche della banca centrale hanno superato le aspettative, ma il problema principale dell'economia odierna non è la mancanza di liquidità. Per quanto riguarda il sostegno all'economia reale, credo che ci sarà un altro pacchetto di politiche, in particolare politiche fiscali”.
Mentre l’economista George Magnus, del China Centre dell'Università di Oxford, intervistato da Pieranni, ha spiegato che “se queste misure forniscono liquidità, abbassano il costo del credito e stimolano il mercato azionario, i problemi economici sistemici della Cina non sono però causati né sono dovuti ai tassi di interesse e ai tassi sui mutui, né all'altezza troppo elevata delle caparre sui mutui per la seconda casa. E non saranno risolti se i prezzi delle azioni aumentano ancora per un po’. Quindi la natura ampia delle misure potrebbe spingere la crescita del PIL di qualche decimale, ma è davvero difficile vedere questo pacchetto in grado di innescare un rimbalzo nei consumi delle famiglie”.
25 settembre: le linee guida per l’occupazione
I consumi delle famiglie sono dunque il reale problema dell’economia cinese in questo momento. E se i due fattori che tradizionalmente influenzano il comportamento dei consumatori sono la fiducia e il lavoro, basta un dato per sintetizzare la situazione della Repubblica Popolare: quello che descrive la disoccupazione giovanile, arrivata al 18,8% in agosto.
Il dato, a un primo sguardo, potrebbe far pensare a un calo, visto che l’anno scorso si parlava del 20%. Ma in realtà il governo cinese ha recentemente rivisto la metodologia di calcolo della disoccupazione giovanile, che prima includeva anche gli studenti tra i 16 e i 24 anni. Nonostante la revisione, la percentuale di giovani (non studenti) senza lavoro rimane comunque alta e ha visto una crescita importante nel trimestre estivo. Non poteva dunque mancare, nella settimana del “bazooka”, anche un documento che affrontasse direttamente il problema.
“L’occupazione è il mezzo di sostentamento più basilare, legato agli interessi vitali delle persone, al sano sviluppo dell’economia e della società e alla stabilità a lungo termine del Paese”, si legge nell’introduzione di quelle che, per brevità, sono state battezzate le “24 misure per l’occupazione”, il documento rilasciato il 25 settembre e pubblicato sul sito ufficiale del governo.
“Le linee guida – spiega il Global Times (testata legata al Quotidiano del Popolo) – comprendono sette aspetti, tra cui la promozione del coordinamento tra sviluppo economico e sociale e occupazione, la lotta alle contraddizioni strutturali, il miglioramento del sistema di sostegno per i gruppi chiave e il miglioramento del sistema di assistenza all’occupazione per le persone bisognose”. Particolarmente interessante è l’accenno alle contraddizioni strutturali, che si riferisce probabilmente alla difficoltà di accesso all’istruzione di alto livello per i giovani che provengono da aree rurali o che non hanno i mezzi per permettersi le costose scuole di preparazione al gaokao, il temutissimo esame di maturità che in pratica decide del futuro di ogni cinese. A questo proposito, si legge sul Global Times, la Cina promette di fare “vari sforzi per migliorare l’incontro tra offerta di istruzione e domanda di talenti”.
Una promessa in linea con la promozione delle famose “nuove forze produttive di qualità”, diventate il mantra di Xi Jinping nell’ultimo anno, e con l’obiettivo del Dragone di sviluppare un ecosistema dell’innovazione tecnologica e scientifica capace di compensare i settori tradizionali (manifatturiero e immobiliare) sempre più in crisi. Sarà da vedere come verranno messi in pratica i propositi.
26 settembre: 2.000 miliardi di yuan
Infine, il 26 settembre è arrivata la riunione straordinaria del Politburo. Il meeting ha spiazzato molti osservatori. Come nota il giornalista Fred Gao, “in genere ci sono tre riunioni del Politburo all’anno incentrate sull'economia, tenute a fine aprile, luglio e dicembre. Questa terza riunione programmata per fine settembre è quindi altamente insolita”. Tuttavia, l’annuncio delle misure della Banca Centrale e le imminenti celebrazioni per l’anniversario della Repubblica Popolare (un anniversario “tondo” e particolarmente significativo) potrebbero bastare a spiegare l’urgenza del meeting presieduto da Xi Jinping.
Nel readout rilasciato al termine della riunione si legge innanzitutto un invito alla calma. “Nell'attuale congiuntura economica sono emerse alcune situazioni e problemi nuovi – esordisce il documento ufficiale – È necessario osservare in modo completo, obiettivo e calmo l’attuale situazione economica, affrontare le difficoltà, mantenere la fiducia e migliorare efficacemente il senso di responsabilità e urgenza nello svolgere bene il lavoro economico”.
Poi si passa a propositi più concreti, come la necessità di stabilizzare il mercato immobiliare con un maggiore controllo sulla speculazione edilizia, l’ottimizzazione del patrimonio esistente e la rivitalizzazione del patrimonio fondiario inattivo. Si parla di consumi e di sostegno alle fasce di reddito medio-basse, nonché di assistenza ai gruppi più deboli dal punto di vista occupazionale (anziani, disabili, disoccupati di lunga data).
Soprattutto, si richiede di “emettere e utilizzare adeguatamente titoli del tesoro speciali a lunghissimo termine e obbligazioni speciali dei governi locali, per sfruttare meglio il ruolo degli investimenti pubblici”. Una richiesta che, come ha poi svelato Reuters, dovrebbe concretizzarsi nei famosi 2.000 miliardi di yuan in bond speciali: metà per alleviare il debito delle amministrazioni locali e metà per stimolare i consumi delle famiglie. Una misura, quest’ultima, che dovrebbe anche comprendere una spinta alla ripresa demografica, con un’indennità mensile di 800 yuan (circa 100 euro) per bambino a tutte le famiglie con due o più figli, escluso il primo figlio.
La torta per il compleanno della Repubblica Popolare è così servita. Ma dopo i festeggiamenti, sarà da vedere se le misure saranno abbastanza per ridare sostanza all’economia reale.
Immagine: Envato