Una scena inconsueta si svolgeva lo scorso 7 ottobre in una riserva palustre del Nord Italia, ai piedi delle Alpi e affacciata sul Lago d’Iseo. Un drappello di dipendenti di Acque Bresciane, l’utility che gestisce il servizio idrico integrato della provincia di Brescia, smessi gli abiti d’ufficio, si dirigeva, pala in spalla, a piantare un centinaio di alberelli e arbusti fra stagni e torbiere.

Il weekend aziendale fuori porta non era semplicemente un’occasione di team building (benché di sicuro la socialità sia un effetto correlato): si trattava bensì del primo passo di un ambizioso progetto di riqualificazione di un’area umida fra le più importanti della regione, le Torbiere del Sebino.

Lo scopo è di piantare e prendersi cura di 1.550 alberi e arbusti nei prossimi tre anni, per proteggere la biodiversità dell’area e rigenerare una riserva naturale di cruciale importanza sia come bacino idrico che come carbon sink.

Il Bosco di Acque Bresciane

L’utility Acque Bresciane, come società Benefit, sta impegnando negli ultimi anni notevoli risorse in progetti per la sostenibilità e la rigenerazione. Ha dunque colto al volo l’occasione del Bando Biodiversità e Clima (BioClima), promosso dalla Regione Lombardia e sostenuto da Fondazione Cariplo, per cofinanziare al 50% le attività di miglioramento e riqualificazione della Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, capofila del progetto.

Il progetto è stato studiato secondo i dettami della pianificazione forestale grazie all’aiuto di Etifor, società di consulenza ambientale e spin-off dell’Università degli Studi di Padova, e sviluppato all’interno della piattaforma wownature.eu, che si occupa appunto di riforestazione e protezione di aree boschive.

La piantumazione, in ottobre, dei primi esemplari è quindi solo l’inizio di un percorso triennale che prevede non solo il rimboschimento, ma anche attenti interventi di sostituzione delle specie alloctone (che possono risultare dannose per l’ecosistema) con specie autoctone, oltre a una vera e propria riqualificazione di habitat umidi che un tempo erano sfruttati per estrarre la torba.

“L’obiettivo che ci poniamo – spiega Francesco Esposto, responsabile sostenibilità e innovazione di Acque Bresciane – è quello di riqualificare porzioni delle torbiere come best practice sul territorio lombardo e nazionale, aumentando il numero di piante e di specie autoctone in zone che attualmente sono invase da essenze non tipiche del territorio e di scarso valore. Questo significa ridisegnare un ambiente più favorevole alla fauna tipica delle zone umide: anfibi, rettili, uccelli e specie acquatiche di particolare interesse. L’obiettivo sarà poi quello di rendicontare gli impatti positivi della nuova foresta.” “Oggi non basta limitare gli impatti di un’organizzazione – aggiunge Mauro Olivieri, direttore tecnico di Acque Bresciane – ma occorre promuovere effetti positivi su ecosistemi e biodiversità, quello che viene definito approccio nature positive.

Le Torbiere del Sebino

La Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, istituita nel 1984, è uno degli ultimi esempi di ambiente palustre nella pianura bresciana e ha un notevole interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico. Tra canneti, laghetti, stagni e torbiere, si estende per 362 ettari e ospita 8 diversi tipi di habitat.

Secondo i censimenti più recenti, nell’area vivono 937 specie di flora e fauna (anfibi, uccelli, pesci d’acqua dolce, invertebrati, mammiferi, rettili), tra cui alcune rare e di particolare interesse dal punto di vista della conservazione per la Lista Rossa italiana e per quella europea. In particolare, la zona è importante per la nidificazione di alcuni uccelli acquatici e migratori. Ci sono invece una ventina di specie inserite nella Lista Nera regionale, perché alloctone o invasive: quelle appunto che si cercherà di sostituire o contenere attraverso l’intervento cofinanziato da Acque Bresciane.

Nei prossimi tre anni si ricostruiranno così habitat forestali rari, come quelli delle foreste miste riparie e delle foreste alluvionali. Il rimboschimento servirà inoltre a creare un filtro per gli inquinanti atmosferici e il disturbo acustico causato dalle strade della zona. Infine, oltre alla tutela della biodiversità, i cui effetti saranno visibili ci si augura nel breve termine, gli interventi contribuiranno nel lungo periodo a migliorare la capacità di stoccaggio della CO2 da parte dell’ecosistema palustre e alla regolazione idrica.

 

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Immagine: Acque Bresciane