Lo scorso 7 agosto il Mase (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) ha fatto sapere in una nota che il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha firmato il decreto che adotta la Strategia nazionale per la biodiversità al 2030. Un passaggio decisivo per le prossime politiche che dovranno essere messe in atto per proteggere il capitale naturale italiano, sia in un’ottica di adattamento alla crisi climatica, sia in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

La notizia arriva dopo che tra giugno e luglio il nostro paese aveva assunto una posizione quantomeno ambigua sulla Nature Restoration Law europea. Proposta che tra l’altro entrava appieno all’interno della Strategia europea per la biodiversità 2030, che detta poi le linee anche ai vari paesi membri.

Il documento era già stato realizzato e reso pubblico ad aprile 2022, quindi con il precedente governo, in quanto si era concluso il primo decennio (2011-2020) in cui si è lavorato per garantire la conservazione della biodiversità e assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici, ridurre in modo sostanziale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità e integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore.

Nel documento si legge che “sebbene gli obiettivi siano stati solo parzialmente raggiunti dall’Italia, [...] il bilancio di quanto ottenuto con la Snb 2020 appare positivo in termini di capacità di mettere in relazione e creare occasioni di confronto e collaborazione tra esperti, discipline e livelli di attuazione, che difficilmente avrebbero interagito tra loro altrimenti”. Sicuramente un punto a favore dunque.

Come sta la biodiversità in Italia

Ma se andiamo a guardare i numeri, come quelli pubblicati da Ispra nel 2021 vediamo come la situazione sia considerata “critica per le specie e gli habitat che popolano il nostro paese”. Secondo gli esperti infatti il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre, il 22% delle specie marine e l’89% degli habitat terrestri si trovano in uno stato di conservazione sfavorevole.

C’è poi un dato che colpisce ancora di più, ovvero quel terzo di habitat marini che mostrano uno status di conservazione “sconosciuto”. Un terzo dei nostri mari. E dire che da tempo gli enti preposti allo studio e alla conservazione della natura ci dicono che l’Italia è tra i Paesi europei con maggior ricchezza di specie e habitat e con i più alti tassi di specie esclusive del proprio territorio.

Se prendiamo ad esempio la valutazione sulla flora vascolare sullo stato di conservazione, emerge l’estinzione di 12 taxa, pari allo 0,5%, a cui si aggiunge l’1,6% di taxa indicati come probabilmente estinti in quanto non più rinvenuti nel territorio nazionale in tempi recenti. Mentre circa un quarto delle specie valutate (24,9%) ricade in una delle tre categorie di minaccia (VU, EN e CR) e più della metà delle specie valutate (56,9%) rientra in una delle due categorie a minor rischio. Esiste poi tutta la questione legata alla gestione delle specie esotiche invasive considerate pericolose per la biodiversità: il 35% non è stato ancora oggetto di alcun intervento gestionale finalizzato al contrasto.

Perché una Strategia nazionale per la biodiversità

Quella nazionale dovrà essere in linea con quella definita a livello europeo, che al suo interno vede diversi obiettivi, tra cui arrivare ad avere almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell'Ue protetta, di cui un terzo sottoposto a tutela rigorosa. L’obiettivo, come recita il titolo del documento ufficiale del Parlamento europeo adottato nel 2020, è quello di “riportare la natura nella nostra vita”.

Per troppo tempo infatti si è pensato a ecosistemi e habitat come un mero luogo di prelievo di risorse naturali, portando molti tra questi a rischio collasso, con tutta una serie di effetti a cascata che non colpiscono “solamente” le aree naturali, ma anche la nostra società. Perché il contrasto alla crisi climatica, la sicurezza alimentare, la salute e la riduzione delle emissioni sono tutti obiettivi che solamente avendo la protezione e conservazione della biodiversità come obiettivo ultimo potranno essere raggiunti.

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