(da New York) – È ancora troppo presto per definire le Nazioni Unite un organismo geneticamente modificato. Domenica 22 settembre, dopo nove mesi di negoziati, l’Assemblea generale dell'ONU ha infatti adottato il Patto per il Futuro (Pact of the Future), ribadendo così la propria natura: restare il quadro multilaterale per eccellenza, anche se con alcuni correttivi.
“Siamo qui per riportare indietro il multilateralismo dall'orlo del baratro”, aveva detto il Segretario generale dell'ONU Antonio Guterres durante la cerimonia di apertura dei due giorni di lavori del Summit of the Future. Il Patto per il Futuro – adottato alla vigilia degli 80 anni dell’ONU e accompagnato da due allegati, il Patto digitale globale e la Dichiarazione sulle generazioni future – mira infatti a rispondere al crescente multipolarismo regionale, alle guerre in corso in Ucraina, Gaza e Sudan, alla latenza dell’azione climatica. Affronta inoltre la necessità di riformare i sistemi finanziari internazionali, gestire la crisi del debito sovrano e definire una governance condivisa per le tecnologie digitali in rapida evoluzione in un vuoto “morale e giuridico”. Nelle parole di Guterres, il Patto rappresenta pertanto un "cambiamento di passo verso un multilateralismo più efficace, inclusivo e in rete”.
Patto per il Futuro, il multilateralismo guiderà le azioni dell'ONU
Domenica 22 settembre erano decine i capi di Stato e di governo riuniti al Palazzo di Vetro per l'adozione del Patto per il Futuro. Anche perché il Summit precede l'inizio della Settimana ad alto livello dell'Assemblea Generale dell'ONU, prevista per martedì 24 settembre. L'approvazione del Patto, avvenuta per consenso, ha subìto però un breve ritardo a causa di un emendamento presentato dal viceministro degli Esteri russo, Sergey Vershinin, che chiedeva di riaffermare il “principio di non interferenza negli affari interni degli Stati” e di evitare duplicazioni degli sforzi dell'ONU. L'emendamento, sostenuto da Bielorussia, Corea del Nord, Iran, Nicaragua e Siria, è stato respinto a larga maggioranza.
Composto da 42 pagine, il Patto per il Futuro contiene 56 azioni che spaziano dai cambiamenti climatici e intelligenza artificiale, al rafforzamento della Commissione per il peacekeeping e alla protezione dei civili, all'aumento delle disuguaglianze e della povertà, fino alla parità di genere. Tuttavia, è all’interno delle premesse che si può leggere il rinnovo espresso dei 193 Stati membri al multilateralismo. “Oggi ci impegniamo per un nuovo inizio del multilateralismo. Le azioni contenute in questo Patto mirano a garantire che le Nazioni Unite e le altre principali istituzioni multilaterali siano in grado di offrire un futuro migliore per le persone e il pianeta, consentendoci di rispettare gli impegni già assunti e di affrontare al contempo le sfide e le opportunità nuove ed emergenti”.
Revisione dell’architettura finanziaria
Tra le sfide principali del Vertice del Futuro figura la revisione dell'architettura finanziaria internazionale, una necessità già ribadita durante gli Spring Meetings di aprile del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. "Quando le Nazioni Unite furono fondate, quasi 80 anni fa, contavano 51 Stati membri. Oggi ne contiamo 193. L'economia globale era meno di un dodicesimo rispetto alle dimensioni attuali. Di conseguenza, i nostri strumenti per la pace e la sicurezza, così come la nostra architettura finanziaria globale, rispecchiano un'epoca ormai passata”, ha dichiarato il Segretario generale Guterres all'apertura del vertice.
Come indicato nei punti 47-51 del documento finale, le riforme sono cruciali per accelerare l'attuazione dell'Agenda 2030, garantendo una maggiore partecipazione e rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, queste modifiche sono necessarie per rendere l'architettura finanziaria globale più stabile e resiliente di fronte alle nuove sfide, come gli shock legati al cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze. Solo un sistema aggiornato e inclusivo – almeno nelle parole del Patto – potrà rispondere alle complessità dell'economia globale attuale e futura, proteggendo i Paesi più vulnerabili dagli impatti delle crisi economiche e ambientali.
Immagine: UN Official (un.org)