Il gruppo Stellantis ha deciso di puntare sulla circolarità. Lo aveva annunciato un anno fa, e ieri, 23 novembre, è arrivato il giorno del taglio del nastro. Il primo hub in Europa dedicato all’economia circolare dell’automotive con un approccio a 360° ha ufficialmente aperto i battenti a Torino.
Dietro i cancelli di Mirafiori, proprio là dove si è fatta la storia dell’automobile italiana, si inizia ora un nuovo capitolo, quello di SUSTAINera: 73.000 metri quadrati di impianto, in buon parte riconvertiti da vecchie strutture, per smontare veicoli, rigenerare motori e batterie, ricondizionare auto usate e riciclare materiali.
“Rinnovarsi e costruire il futuro: ecco la prospettiva che si apre per Mirafiori”, ha commentato il presidente di Stellantis John Elkann durante l’inaugurazione, rispondendo alle preoccupazioni circa la delocalizzazione in atto delle linee produttive della multinazionale. Ma al netto di polemiche e vertenze sindacali, è indubbio che il neonato hub per l’economia circolare segni una nuova strada per l’industria dell’automobile.
Verso un automotive circolare
Decarbonizzare il settore dei trasporti non è solo questione di transizione all’elettrico. Oggi nel mondo si producono oltre 85 milioni di veicoli a motore ogni anno: un consumo di risorse e di energia che potrebbe essere fortemente limitato grazie a un approccio circolare.
Il solo gruppo Stellantis, il quarto più grande al mondo che comprende 14 brand (oltre a Fiat ci sono Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram, Vauxhall) ha venduto nel 2022 più di 5,8 milioni di veicoli, che nonostante la forte flessione rispetto al 2021 (-9,4%) rimane comunque un’importante fetta di mercato.
Con questi numeri è chiaro che, nella prospettiva di assicurare un approvvigionamento di materie prime più stabile e a prezzi meno volatili, l’economia circolare diventa una strategia imprescindibile, soprattutto in un comparto come l’automotive, dove la transizione all’elettrico significherà crescita della domanda di materie prime critiche. Stellantis si sta quindi attrezzando.
“Qui, in un luogo storico per l’automobile, stiamo oggi costruendo il futuro”, ha dichiarato il CEO Carlos Tavares prima del taglio del nastro. “Stiamo creando un modello di business sostenibile che possa durare a lungo, passando da un approccio lineare ad uno circolare, dall’efficienza all’efficacia”. “Un modello – aggiunge – che oltre ad alleviare la pressione sul pianeta, è anche competitivo e più redditizio rispetto a quello tradizionale”. Nei piani di Stellantis, la business unit dedicata all’economia circolare dovrebbe infatti generare ben 2 miliardi di euro di utili entro il 2030.
Il modello SUSTAINera
Il modello SUSTAINera lo ha spiegato nei dettagli Alison Jones, vicepresidente senior per l'economia circolare di Stellantis. “Vogliamo realizzare prodotti sostenibili e accessibili, a prezzi competitivi, ma senza compromessi sulla qualità”, ha esordito. “La nostra strategia circolare è quella delle 4R: Reman (rigenerazione), Repair (riparazione), Reuse (riutilizzo) e Recycle (riciclo). Puntiamo a un’integrazione verticale e alla chiusura del ciclo di tutti i materiali, con cicli il più possibile locali per ridurre i costi di logistica e velocizzare le consegne ai clienti”. E non da ultimo per tagliare le emissioni, visto che il gruppo si è dato l’obiettivo piuttosto ambizioso di raggiungere il net-zero nel 2038.
In questo suo nuovo corso circolare, Stellantis ha stretto delle partnership. Con Galloo, innanzitutto, con cui ha creato la joint venture SUSTAINera Valorauto SAS per gestire i veicoli a fine vita; con Orano, per il pre-trattamento nel processo del riciclo delle batterie dei veicoli elettrici, al fine di recuperare cobalto, nichel e litio; con Qinomic per il retrofitting elettrico dei veicoli commerciali leggeri. Mentre viene rafforzata la collaborazione con B-Parts, il più grande rivenditore online italiano di ricambi per automobili, a cui andranno per l’appunto le componenti smontate e rigenerate nell’hub di Mirafiori, dove si punta a 50.000 ricambi rigenerati entro il 2025 e 150.000 entro il 2030.
Dentro l’hub di Mirafiori
Con 40 milioni di euro di investimento, l’hub che nasce al cancello 16 di Mirafiori, nello storico stabilimento di via Settembrini, è esso stesso frutto di un approccio circolare. Dei 73.000 metri quadrati di estensione infatti, circa 55.000 derivano dalla riconversione di una struttura inutilizzata; la ristrutturazione ha sfruttato più di 5.000 tonnellate di metallo proveniente da risorse obsolete e gli stessi macchinari sono stati recuperati da altre sedi.
Gli spazi enormi in cui ci si muove per il press tour fanno immaginare le prospettive di Stellantis per il funzionamento a pieno regime dell’hub. Al momento sono impiegati 170 addetti specializzati, ma l’idea è di averne 550 nel 2025.
Il primo settore che si incontra è quello del Reman, ovvero il remanufacturing o rigenerazione dei componenti usati. Qui arrivano, dal circuito delle officine certificate, motori endotermici, cambi e batterie di veicoli elettrici che verranno smontati, puliti e rigenerati. “Riusciamo a recuperare circa il 60% del materiale e il resto lo integriamo con parti nuove per mantenere gli standard di qualità di partenza”, spiega Marco Alessandria, uno degli ingegneri responsabili dell’hub. I componenti rigenerati saranno quindi rivenduti nel circuito dell’aftersale, mentre i materiali scartati e non più utilizzabili (se metalli) finiranno in fonderia, per poi rientrare nel ciclo produttivo come materia prima seconda.
Nell’area Sorting ci si occupa invece di selezionare i pezzi in arrivo dalle officine, indirizzandoli su due flussi: quello della rigenerazione (vedi sopra) e quello del riciclo. Secondo le stime di Stellantis, circa 2,5 milioni di componenti usati, detti anche “tolti d’opera”, andranno a rifornire le attività di rigenerazione e riciclo dello stabilimento entro il 2025, per arrivare a 8 milioni di pezzi trattati entro il 2030. “In un’altra area – continua l’ingegner Alessandria – arrivano invece tutti i pezzi che non sono motori, cambi o batterie. Questi componenti vengono suddivisi in 40 ‘famiglie’ e inviati a nostri partner esterni che si occupano di riciclarli. Il materiale riciclato viene poi ricomprato da Stellantis, ma in futuro il piano è di fare il riciclo in-house”.
Infine, si arriva alle aree di smontaggio dei veicoli, in cui per ora si prevede di trattare 10.000 auto all’anno per ricavarne parti da rivendere, e di ricondizionamento, dove si riparano 66 veicoli al giorno per un totale di 15.000 all’anno (per ora solo veicoli con chilometraggio fino a 30.000 km). Tutte auto usate certificate da Stellantis, che rientrano sul mercato attraverso la piattaforma Spoticar.
Prospettive: ecodesign, tracciabilità, EPR
Se la carne al fuoco è già tanta, il sistema messo in piedi da Stellantis ha però ancora margini di miglioramento. “Fra i prossimi obiettivi c’è ad esempio quello di chiudere il ciclo dei componenti in plastica”, racconta Alison Jones a Materia Rinnovabile. Un obiettivo sfidante, visto che il complesso mix di materiali di cui è fatta un’automobile rende difficile riutilizzare plastiche riciclate con gradi diversi di purezza.
E qui si arriva al tema dell’ecodesign, su cui, ci spiega Jones, si lavora tramite continui feedback: “In fase di smontaggio e remanufacturing dei veicoli, se si individuano aree in cui la progettazione è migliorabile, si comunica al settore design”. In ottica più d’avanguardia, si sono in realtà già realizzati interessanti progetti pilota, come la concept car Citroen Oli: “un’auto fatta con materiali più sostenibili e riciclati e componenti facilmente sostituibili per allungarne la vita utile”.
Altro punto su cui si dovrà porre l’attenzione nel prossimo futuro è la tracciabilità della filiera e dei materiali. “Una sfida importante, soprattutto considerando i volumi del gruppo Stellantis e l’estensione globale delle sue filiere. Ma ci dobbiamo lavorare”, ammette Jones.
Infine, c’è la questione calda dei sistemi di responsabilità estesa del produttore, al momento in discussione alla Commissione europea anche per il comparto automotive. “Come Stellantis stiamo partecipando ai tavoli di discussione”, ci dice Alison Jones.
“Crediamo che uno schema EPR per il settore automotive dovrebbe configurarsi come un sitema individuale. Con SUSTAINera abbiamo creato un sistema che ci permette di operare in maniera indipendente e di assumerci la responsabilità per il take-back dei veicoli usati dei nostri clienti, consentendoci di trattare in-house il recupero di componenti e materiali. Questa è la nostra soluzione – conclude - ed è ciò che abbiamo proposto ai tavoli di discussione europei”.
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Immagini: Giorgia Marino