In occasione della Giornata mondiale della natura, che si celebra il 3 marzo, la nature-tech company 3Bee lancia XNatura, divisione interna di nature intelligence, focalizzata sul monitoraggio e sulla gestione dei rischi e degli impatti ambientali. L’obiettivo? Diventare un punto di riferimento per tutte quelle realtà, come imprese, municipalità e parchi naturali, che vogliono integrare soluzioni data-driven nelle proprie pianificazioni.

3Bee, coltivazione della biodiversità

Una scissione strategica, che separa le due anime complementari di 3Bee srl: accanto a quella tecnologica, rappresentata da XNatura, rimane quella legata alla rigenerazione ambientale, espressa da 3Bee.

“È la parte più sociale, più umana, più legata all’agricoltura, quella di chi lavora con la pala in mano per coltivare la biodiversità, per dirla con un’immagine”, ci spiega il CEO Niccolò Calandri. “Continueremo a focalizzarci sulla creazione di un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità attraverso progetti di rigenerazione del territorio, come le oltre 100 Oasi della biodiversità, e a organizzare iniziative di educazione ambientale, grazie anche alla collaborazione con apicoltori e agricoltori professionisti, scuole e comunità locali.”

XNatura, digitalizzazione della natura

Intraprendendo un innovativo percorso parallelo, XNatura si concentrerà invece sulla digitalizzazione della natura. “Grazie all’esperienza acquisita in questi anni, abbiamo creato una divisione altamente specializzata nell'analisi di natura, biodiversità e clima, che combina intelligenza artificiale, big data, remote sensing satellitare e sensori IoT”, spiega Calandri.

“In questo modo, oltre a scattare un’immagine precisa della biodiversità in un dato luogo e in un dato momento, possiamo anche definire gli scenari futuri e le strategie di intervento. Per esempio, lavoriamo al fianco di vari parchi, tra cui il Parco Nazionale del Vesuvio, il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea e il Parco della Valle Lambro, nel mettere a punto piani di rimozione delle piante aliene, reintroduzione di specie specifiche e presenza di impollinatori, ma anche al fianco delle aziende che hanno bisogno di un percorso di transizione come Findus, Leone Alato, Edison Next e tante altre.”

Come funziona XNatura

Il primo prodotto di XNatura, che ha già in programma nuove release nei prossimi mesi, è la sua Environmental Platform, la prima piattaforma integrata che permette di monitorare e analizzare gli impatti e i rischi ambientali attraverso suite tematiche in linea con gli standard ESRS per la rendicontazione di sostenibilità: Climate Change, Pollution, Water Resources, Biodiversity and Ecosystems.

“Quando un cliente ci chiama, che si tratti di un comune, un'azienda o un parco naturale, attiviamo la piattaforma per fare innanzitutto uno studio della biodiversità, che può essere minacciata da diversi fattori, tra cui frammentazione degli habitat, impatto delle infrastrutture, uso del suolo e cambiamento climatico”, racconta Calandri. "Possiamo fare un esame preliminare da satellite, attraverso dati aggregati provenienti da fonti terze, oppure, di fronte a eventuali criticità, condurre analisi approfondite in campo, come campionamenti o censimenti di animali e piante, anche attraverso la nostra app Biodiversa. Ne risulta uno score che va da 100, nel caso di aree sostanzialmente intatte, a 0, per le aree gravemente compromesse.”                    

A questo punto si definisce l’action plan. “L’impatto sulla biodiversità distrutta si misura in ettari equivalenti. Per ridurre o azzerare questo valore, si può stabilire un piano allineato con i target dell’UE o della COP, ovvero 30% o 50% restore (half-earth) oppure full recovery, individuando una serie di azioni, in situ e offsetting, destinate a creare un impatto positivo.”

In concreto, per esempio, depavimentazione, riduzione degli sfalci, unione di corridoi ecologici interrotti e creazione di oasi. “Stiamo sviluppando anche un sistema di crediti di biodiversità, simile a quello dei crediti di carbonio, ma nel caso della biodiversità bisogna rimanere all’interno della stessa ecoregione, quindi progetti locali a compensazione di un impatto locale.”

Innovazioni tecnologiche e nuove competenze

Innovazione tecnologiche e nuove competenze sono gli aspetti su cui punta la nature-tech company, che ha creato una figura professionale innovativa, quella del biodiversity o nature strategist. “In questo campo la parte più difficile è considerata di solito quella del campionamento, che spesso è lungo e oneroso, magari anche poco fruttuoso”, spiega Calandri. “Noi abbiamo spostato la visione, facendo sì che questi professionisti, che uniscono competenze in scienze naturali, scienze ambientali, agronomia e conservazione della fauna, possano focalizzarsi maggiormente sulla fase di analisi delle informazioni raccolte.”

Grazie ai satelliti e alle reti neurali, XNatura semplifica e velocizza la raccolta dati, oltre a renderla meno costosa, rompendo così la barriera d'ingresso della scalabilità. “Attraverso l’AI generativa, poi, abbiamo integrato nella piattaforma dei GPT, a supporto non solo degli strategist ma anche dei clienti stessi: pur non avendo magari competenze specifiche, possono avere un'interpretazione accurata dei dati grazie a questi modelli, addestrati su tutta la nostra reportistica."

Pubblico e privato, i target di XNatura

Tra i target di XNatura, un ruolo primario è ricoperto dal soggetto pubblico. “In Italia ci sono moltissimi parchi, circa diecimila, molto frammentati. Manca un database comune, che sarebbe invece importante per gestire meglio la spesa. Avere uno storico condiviso e comparabile può aiutare a destinare i fondi, assegnando le risorse in base alle priorità”, aggiunge Calandri.

Guardando al privato, invece, i settori più interessati ai servizi offerti dalla nuova piattaforma sono quelli in cui esiste già una specifica legislazione, quindi un obbligo più forte. “Innanzitutto il mondo del mining, in particolare l’attività estrattiva a cielo aperto, che ha impatti mastodontici, ma ha pure il potere economico necessario a compensarli.”

Poi il mondo energy. “Gli impianti fotovoltaici hanno bisogno di un assessment del proprio impatto, per ottenere o velocizzare l'iter di approvazione.” E ancora, l’agricoltura, che causa circa il 40% del danno alla biodiversità in Italia. “In questo comparto gli agricoltori non hanno le risorse necessarie alla compensazione dell’impatto, ma è la filiera a farlo. Noi stiamo lavorando, per esempio, con Findus, a un progetto di monitoraggio tecnologico per misurare, in modo preciso e scientifico, quali sono i suoi impatti in termini di biodiversità su una parte della sua filiera produttiva, in particolare quella dei vegetali.”

Dalla CSRD alla Nature Restoration Law

Lo scorso 26 febbraio la Commissione europea ha annunciato, in nome della competitività, importanti modifiche a CSRD, CSDDD e Tassonomia UE. “Ben venga un alleggerimento della normativa, altrimenti si rischia di rallentare il processo di risanamento: molte realtà aziendali sono rimaste schiacciate dalla quantità e dalla complessità della documentazione da preparare e si sono un po’ messe sulle barricate”, commenta Calandri.

A spingere il privato al cambiamento, prima ancora della legislazione, è il rischio economico dovuto al climate change, ormai non più trascurabile rispetto al fatturato. “Stakeholder e investitori premono per quantificarlo e individuare procedure per mitigarlo, soprattutto nei comparti con supply chain di grosse dimensioni, tra cui, ancora una volta, l’agricoltura, le miniere e l’energia, ma non solo. Per realtà di questo tipo l’1% di rischio climatico distrugge l’1% di mercato: parliamo di miliardi.”

Nell’ambito della strategia sulla biodiversità, in Europa è entrata poi in vigore la Nature Restoration Law, che però deve essere recepita dai singoli stati. “In generale, confidiamo in questa legislazione. Per fortuna in Italia qualche comune si sta muovendo e ci sta chiamando per fare attività di assessment e rigenerazione, spendendo i fondi del PNRR. Speriamo che il pubblico possa a sua volta trainare il privato.”

Ma XNatura guarda anche all’estero. “Stiamo già lavorando in diversi paesi, come Regno Unito, Spagna, Germania e Francia, e in svariati settori, dal fotovoltaico alle infrastrutture, passando per il real estate”, conclude Calandri. “La nostra piattaforma piace, perché è un prodotto digitale innovativo. Puntiamo a svilupparci sempre più, magari anche attraverso eventuali merging.”

 

In copertina: immagine di 3Bee