La COP16, primo vertice globale sulla biodiversità dopo l'adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework nel 2022, rappresenta un'occasione fondamentale per valutare i progressi verso l'obiettivo di invertire il trend di perdita di biodiversità entro il 2030. Nonostante l'accordo abbia fissato 23 ambiziosi target, la strada è ancora lunga: oltre l'80% dei paesi non ha ancora presentato i propri Piani nazionali per la biodiversità, necessari per attuare misure concrete e raggiungere gli obiettivi. Alcune nazioni, come il Brasile, stanno già lavorando a programmi di lungo termine, ma il numero finale di piani disponibili alla fine della COP16 sarà indicativo del livello di impegno concreto dimostrato dai paesi.
In Europa, le sfide legate alla biodiversità sono varie e complesse. Per comprendere meglio lo stato della biodiversità nelle capitali europee possiamo fare riferimento all'indicatore MSA Land Use (abbondanza media di specie per uso del suolo), una metrica che misura l'impatto delle modifiche nell'uso del suolo, come urbanizzazione e agricoltura, sull'abbondanza delle specie. L'uso del suolo è uno dei principali fattori di perdita di biodiversità, e questo indicatore può rilevare quanto una determinata area si discosta dal suo stato naturale. In sostanza, più il valore MSA_LU si avvicina a 1, più l'ecosistema è intatto. Valori più bassi indicano invece habitat degradati o alterati dall'attività umana.
I dati raccolti dalla 3Bee Environmental Platform, la piattaforma integrata per il reporting su clima, biodiversità e natura, evidenziano notevoli differenze nell’impatto dell’uso del suolo sulle capitali europee. Reykjavik e Andorra la Vella registrano i valori più alti di MSA_LU, rispettivamente 0,85 e 0,84, seguite da Oslo (0,77), Kiev (0,76) e Vaduz (0,76). Nel caso di Reykjavik, il MSA elevato è attribuibile alla presenza di estese aree naturali, come terreni vulcanici, tundra incontaminata e vaste distese di lava solidificata, che caratterizzano il paesaggio islandese. Analogamente, Andorra la Vella beneficia della sua posizione in un territorio montuoso ricco di aree boschive, prati alpini e riserve naturali.
Le capitali europee con i valori di MSA_LU più bassi invece, sono Monaco (0,24), La Valletta (0,22), Pristina (0,22) e Atene (0,20). Quest'ultima in particolare registra il valore di MSA_LU più basso in assoluto, un dato che riflette i pesanti impatti ambientali della sua intensa urbanizzazione. La città ha visto uno sviluppo edilizio esteso, che ha contribuito a creare isole di calore urbano che peggiorano durante le ondate di calore e limitano l'assorbimento delle acque piovane. Questi fattori, uniti a una scarsità di spazi verdi, hanno portato a una significativa perdita di biodiversità.
Questa analisi evidenzia quanto fattori come l’urbanizzazione e la carenza di aree verdi possano influire sulla biodiversità e sottolinea l’importanza di monitorare costantemente l’impatto delle aree metropolitane sugli ecosistemi. In tal senso, alcune normative europee come la Direttiva CSRD, stanno assumendo un ruolo sempre più cruciale nel guidare le aziende verso una maggiore trasparenza e responsabilità ambientale. La Direttiva CSRD richiede alle imprese di rendicontare l'impatto delle loro attività su temi come biodiversità e cambiamento climatico, in conformità con gli standard ESRS. La compliance normativa è dunque diventata una leva strategica che non solo obbliga le aziende a migliorare la gestione dei loro rischi ambientali, ma le stimola anche a identificare opportunità per generare un effetto positivo attivo sugli ecosistemi, in linea con il concetto di Nature Positive.
Proprio in risposta a queste esigenze abbiamo realizzato la 3Bee Environmental Platform, che consente di definire una strategia climatica e di biodiversità su misura a partire dal monitoraggio di impatti e dipendenze delle attività aziendali su natura, biodiversità e clima, permettendo alle aziende, ma anche a municipalità e parchi naturali, di monitorare costantemente i loro progressi e di adeguarsi rapidamente ai nuovi standard e normative internazionali.
La COP16 potrà rappresentare un punto di svolta solo se si darà priorità ad azioni concertate a livello globale e locale. È indispensabile un approccio collettivo, dove governi, imprese e società civile lavorino insieme per superare le attuali barriere. Come 3Bee, crediamo che solo attraverso soluzioni basate sui dati e azioni concrete sia possibile garantire un futuro in cui biodiversità e prosperità economica possano coesistere in equilibrio. La tutela della biodiversità non è solo un obiettivo da raggiungere, ma la chiave per un nuovo modello di sviluppo che possa rigenerare il nostro pianeta.
In copertina: Reykjavik, Envato