Circa 48 ore dopo aver detto che non avrebbe mai fatto marcia indietro sui dazi, Donald Trump ha fatto marcia indietro sui dazi. O, meglio, li ha sospesi per 90 giorni, portandoli al 10% per più di 75 paesi. Tra questi non c’è la Cina, a cui sono invece aumentati fino al 145%.
Trump ha cercato di presentare la decisione come un’apertura al dialogo verso quei paesi che hanno chiesto di negoziare, ma risulta sempre più evidente che si tratta invece di una frenata d’emergenza per evitare una crisi finanziaria agli Stati Uniti.
La decisione è arrivata improvvisa, nella serata di mercoledì 9 aprile (ora italiana) con un post pubblicato da Trump sul suo social Truth. A pochi minuti dall’annuncio, alla Camera il rappresentante per il commercio Jamieson Greer stava ancora discutendo animatamente per difendere quei dazi che, appena il giorno prima, erano entrati ufficialmente in vigore. E lui stesso è stato colto alla sprovvista dal post del presidente.
Perché Trump ha sospeso i dazi
Secondo ricostruzioni interne alla Casa Bianca, che cerca (con ben poco successo) di raccontare quella di Trump come una strategia a lungo pensata, la svolta è arrivata sotto la spinta di alcuni consiglieri economici, come il segretario al tesoro Scott Bessent e quello al commercio Howard Lutnick.
In realtà a pesare di più deve essere stato il crollo dei titoli di stato statunitensi. Nei cinque giorni dall’annuncio dei dazi, le borse mondiali hanno perso 14.500 miliardi di dollari di capitalizzazione, pari a oltre 50.000 dollari in azioni per ogni cittadino statunitense. Il dollaro ha perso il 2% contro le principali valute, un’anomalia in periodi di crisi, quando solitamente si rafforza come bene rifugio. E, cosa ancora più preoccupante, i rendimenti dei titoli di stato USA sono schizzati dal 4 al 4,5%: un chiaro segnale che anche la fiducia nella stabilità dell’economia statunitense stava iniziando a vacillare.
Fondamentale sarebbe stata anche l’intervista di Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, andata in onda mercoledì su Fox News. Dimon, considerato il banchiere più influente al mondo, ha detto chiaramente che i dazi di Trump stavano rendendo “probabile” una recessione. Poche ore dopo, Trump ha definito Dimon “un genio della finanza” e ha fatto marcia indietro.
Anche l’Europa sospende i dazi agli Stati Uniti
In linea con quanto affermato solo ieri, 9 aprile, annunciando le prime contromisure, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato oggi di voler “dare una possibilità ai negoziati”, sospendendo quindi i contro-dazi appena approvati. Ma ha avvertito che “tutte le opzioni rimangono sul tavolo” e “se le trattative non saranno soddisfacenti, le nostre contromisure entreranno in vigore”.
Si inasprisce lo scontro con la Cina
Da guerra commerciale globale, lo scontro sembra diventare sempre più una guerra commerciale alla Cina, unica esclusa dalla sospensione di 90 giorni per aver risposto con alti contro-dazi a Donald Trump, entrati per altro in vigore oggi 10 aprile.
La CNBC, che ha citato fonti ufficiali della Casa Bianca, ha infatti confermato che le tariffe del 125% annunciate da Trump si devono sommare al 20% di dazi imposti in precedenza. Si arriva così a un complessivo 145% di dazi sulle merci cinesi in ingresso negli Stati Uniti.
Una cifra che comunque non sembra spaventare Xi Jinping, che sarebbe anzi pronto a tenere testa al presidente USA, forte del peso cinese proprio sui titoli di stato statunitense.
Leggi anche: Ai dazi di Trump la Cina risponde con la cooperazione economica
In copertina: Donald Trump, foto ufficiale della Casa Bianca, via Flickr