Donald Trump ha scelto la sua squadra di governo, con nomine controverse che hanno suscitato scalpore. Un No Vax alla salute, un pluri indagato alla giustizia, oltre ad altri personaggi estremisti, poco preparati o particolarmente anti sistema. Ad accomunarli c’è la fedeltà assoluta al leader.

Durante l’incontro alla Casa Bianca con Biden, Trump ha garantito una “transizione morbida” del potere ma le nomine per il futuro governo pongono molti interrogativi sugli equilibri geopolitici mondiali e politici interni dopo il 20 gennaio, giorno dell’insediamento della nuova amministrazione.

La presenza tra gli altri di Elon Musk e Robert Kennedy jr, la linea dura sull’immigrazione, lo schieramento a favore di Israele e la negazione della crisi climatica avranno un grosso peso nella nuova agenda politica. Anche se ancora non è detta l’ultima parola, visto che le nomine ufficializzate da Trump dovranno essere ratificate dal Senato, in cui i repubblicani hanno la maggioranza − come anche alla Camera, ormai è certo − ma non sono tutti convinti sostenitori di questa nuova squadra di governo così radicale.

Robert Kennedy jr, un No Vax alla sanità

Tra le nomine più controverse c’è quella di Robert Kennedy junior, avvocato, erede di una potente famiglia democratica, nipote del 35° presidente USA John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas nel 1963, e figlio di Robert Kennedy, candidato alla presidenza ucciso nel 1968. Da convinto ambientalista è passato a sostenere posizioni borderline, come la contrarietà all’eolico offshore. Da candidato alle primarie repubblicane è passato a sostenere Trump, poco sensibile alla protezione di clima e ambiente.

Ma Robert Kennedy jr è soprattutto conosciuto per il suo sostegno alle teorie del complotto (come il wifi che causa il cancro o le sostanze contenute nell’acqua potabile che incentivano la transizione di genere) e antivacciniste, in particolare alla relazione, infondata e smentita dalla scienza, tra vaccini per Covid-19 e autismo. Se la nomina verrà confermata dal Senato, nella nuova amministrazione Trump Kennedy jr sarà segretario del Dipartimento della salute e dei servizi umani.

Trump porta Elon Musk in politica

Carica di rilievo anche per il multimiliardario Elon Musk, futuro capo del dipartimento per l’efficienza del governo Trump. Musk, confermato nel 2024 uomo più ricco del mondo, è a capo di Tesla, casa automobilistica specializzata in veicoli elettrici, ma anche delle aziende SpaceX e Neuralink, del social X (ex Twitter) e della società di intelligenza artificiale xAI. Distaccandosi bruscamente dal passato progressista, il suo contributo è stato decisivo per la campagna elettorale trumpiana, grazie a donazioni per un valore complessivo di 100 milioni di dollari.

Le imprese di Musk non ricevono finanziamenti diretti dal governo federale ma SpaceX ha con questo contratti per importanti progetti aerospaziali e Tesla ha guadagnato molto in Borsa dalla rielezione di Trump. C’è quindi un forte rischio di conflitto di interessi. Il DOGE, il nuovo “dipartimento per l’efficienza governativa” (ma anche acronimo di un token crittografico promosso dallo stesso Musk) guidato da Musk e Vivek Ramaswamy, fondatore dell’azienda farmaceutica Roivant Sciences, dovrà decidere su regole, burocrazia e spese governative, con tagli previsti di 2.000 miliardi di dollari al bilancio degli Stati Uniti. E il proprietario di X, nella sua nuova veste, potrebbe sfruttare con facilità la sua posizione per far tornare i conti personali, alla luce di cause già aperte con agenzie governative indipendenti come la National Labor Relations Board, ostile all’approvazione del lancio dei razzi Starlink.

Nel frattempo, l’uso controverso di X da parte di Elon Musk per diffondere opinioni divisive e misinformazione sta già alimentando dei dissapori, come dimostra la decisione di molti personaggi pubblici, tra cui il quotidiano The Guardian, di cancellare il proprio account X, con cui, sostiene il giornale, Elon Musk è “in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico”.

Una politica estera aggressiva con Rubio e Waltz

Un animo conservatore e ostile descrive bene le figure di Marco Rubio e Mike Waltz, scelti da Trump rispettivamente come Segretario di Stato e Consigliere alla sicurezza nazionale. Rubio, senatore della Florida, vanta già una lunga esperienza nel partito repubblicano. Cubano-americano, sarà il primo latino a ricoprire il ruolo di diplomatico di punta di Washington. Sostenitore di una politica aggressiva nei confronti di Cina, Iran, Cuba e Venezuela, guarda con ostilità anche al sostegno americano alla guerra in Ucraina. 

L’altro fedele trumpiano è invece Waltz, ex berretto verde delle forze speciali, veterano della guerra in Afghanistan e oggi deputato della Florida. Critico della NATO e scettico verso la Cina, avrà adesso il potere di plasmare la politica statunitense sui conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.  

Anche Elise Stefanik, futura ambasciatrice ONU e fedele a Trump dal primo procedimento di impeachment nel 2019, è nettamente a favore di Israele, fino ad appoggiare il blocco dell’UNRWA nella Striscia di Gaza. Una postura filoisraeliana che continua a radicalizzarsi con Mike Huckabee, ex governatore dell'Arkansas, nominato ambasciatore statunitense in Israele. Ostile alla soluzione dei due stati, Huckabee è stato ben accolto da Smotrich e Ben-Gvir, due ministri di estrema destra del governo di Netanyahu.

La deportazione dei migranti: Homan, Burgum e Noem

Thomas D. Homan sarà con Trump il nuovo responsabile dei confini della nazione e della sua sicurezza marittima e aerea. Già alto funzionario dell'immigrazione, a capo del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d'America dal 2017, Homan è diventata una figura controversa per il sostegno, durante la prima amministrazione repubblicana, alla politica di separazione delle famiglie immigrate che promuoveva l’allontanamento dei bambini dai genitori al confine con il Messico fino alla loro detenzione.  

Accanto a lui Stephen Miller, già principale consigliere di Trump in materia di immigrazione e  ora nominato vice capo staff della Casa Bianca. Fautore del piano di “deportazione di massa” per allontanare i migranti “illegali” che varcano il confine statunitense, Miller ha già avuto un ruolo determinante durante la prima amministrazione, sostenendo la separazione dei bambini dai genitori nei centri di detenzione per migranti e il divieto di arrivo negli USA per le persone provenienti da paesi a maggioranza musulmana.

Sulla stessa linea, Kristi Noem, governatrice del South Dakota scelta da Trump per guidare l’Homeland Security, il dipartimento che si occupa della sicurezza nazionale e con un ruolo chiave nell’applicazione delle leggi sull’immigrazione.

Alla protezione dell’ambiente un negazionista della crisi climatica

L’esistenza stessa della crisi climatica viene messa in dubbio da Lee Zeldin, ex membro del Congresso di New York, nominato da Trump a capo dell’Environmental Protection Agency (EPA), l’agenzia americana per la protezione ambientale e la salute umana. Zeldin votò contro l’Inflation Reduction Act, la più importante legge per l’ambiente e il clima della storia statunitense, contro una legge dell’EPA per limitare i PFAS, e spinse per la sospensione della tassa statale sul gas e la costruzione di nuovi gasdotti.

Un pluri indagato alla giustizia

Anche la nomina alla difesa di Pete Hegseth suscita stupore. Noto conduttore televisivo Fox News, rete molto vicina a Trump, e sostenitore di teorie anti WOKE e filorazziste, Hegseth è un perfetto sconosciuto nell’establishment della difesa statunitense e ha un curriculum militare molto ridotto per un ruolo svolto generalmente da vertici delle forze armate o politici di lungo corso.

Ancora più scalpore ha fatto però la nomina alla giustizia di Matt Gaetz. Ex deputato della Florida già sottoposto a un’indagine (poi archiviata) del Dipartimento di giustizia (che dovrebbe dirigere sotto Trump) per tratta di minorenni a scopo sessuale, Gaetz è stato indagato dalla Commissione etica della Camera per molestie sessuali, uso di droghe e aver accettato regali illeciti. L’indagine è decaduta quando Gaetz, dopo la nomina di Trump, si è dimesso dalla Camera dei deputati.

A richiamare l’attenzione è poi anche Tulsi Gabbard, ex democratica, simpatizzante delle politiche di Putin con note posizioni conservatrici in tema di aborto e politica estera, nominata nuova direttrice dell’intelligence e responsabile di diciotto agenzie di spionaggio. Altro ruolo di spicco è quello di John Ratcliffe, nuovo direttore della CIA, fedelissimo di Trump e suo difensore chiave durante il primo procedimento di impeachment. Trump aveva già tentato di dargli questa nomina nel primo mandato ma ci aveva rinunciato perché travolto dalle critiche bipartisan che accusavano Ratcliffe di incompetenza e aver mentito nel proprio curriculum.

Susie Wiles, l’ombra di Trump

Stratega e responsabile dell’ultima campagna elettorale di Trump, quella di Susie Wiles è stata la prima nomina in assoluto e arrivata senza tentennamenti, a sole poche ore dalla vittoria elettorale. Wiles sarà capa di gabinetto, una posizione di prestigio e di grande responsabilità. A lei è affidata infatti la gestione di un enorme staff politico e un ruolo importante di mediazione e coordinamento, dalla scelta delle leggi da discutere alle priorità politiche. Il legame tra Trump e Wiles si è saldato nel 2021, quando è stata incaricata di risollevare la carriera politica dell’allora ex presidente dopo la sconfitta elettorale alle presidenziali 2020 e l’assalto al Congresso.

 

In copertina: Donald Trump fotografato da Gage Skidmore, via Flickr