Sicilia e Sardegna sono fra le prime regioni a sperimentare disagi su larga scala dovuti al cambiamento climatico. E in futuro andrà sempre peggio. È confermato, infatti, che la siccità estrema osservata negli ultimi mesi nelle due isole sia stata aggravata dal riscaldamento globale. E la possibilità che si verifichino altri episodi così estremi sale del 50%.
È quanto emerge dallo studio del World Weather Attribution, la più rinomata organizzazione al mondo per quanto riguarda gli studi di attribuzione rapida per sapere in poco tempo se, e quanto, un evento estremo, come siccità, ondate di calore e alluvioni, sia stato reso più probabile dal cambiamento climatico.
Una siccità “estrema” poteva e doveva essere solo “grave”
Come sappiamo già, il bacino del Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico. Un’area ovvero in cui gli effetti della crisi colpiscono più duramente rispetto ad altre zone nel mondo. Così, in Sicilia e in Sardegna i danni delle alte temperature e delle mancate piogge si scontano non solo più duramente, ma anche più frequentemente rispetto alla norma. Quest’anno, dopo un autunno e un inverno povero di precipitazioni (su alcune provincie della Sicilia non ci sono state piogge per addirittura un anno) e temperature record, le due regioni hanno dovuto dichiarare lo stato di emergenza, la Sicilia a maggio e la Sardegna a luglio.
Il primo dato interessante dell’indagine del WWA è che senza gli effetti del riscaldamento causato dall'uomo, le siccità su entrambe le isole non sarebbero state classificate come “estreme”, bensì semplicemente come “gravi”. “Ciò che è ancora più tragico è che se non smettiamo rapidamente di bruciare combustibili fossili, la frequenza e l'intensità di questo tipo di eventi estremi continuerà ad aumentare, con conseguenze inimmaginabili”, ha detto Luigi Pasotti, dirigente responsabile al Servizio informativo agrometeorologico siciliano (SIAS) della Sicilia orientale. “In Sicilia, la siccità che oggi classifichiamo come ‘estrema’ diventerà ‘eccezionale’ se la temperatura globale aumenterà di soli 0,7 °C. Per questo sarà fondamentale sviluppare strategie di adattamento per proteggere settori vitali per la Sicilia e la Sardegna, come l'agricoltura e il turismo, ma sarà altrettanto importante per l'Italia rispettare gli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni.”
In uno scenario ipotetico non riscaldato dall’utilizzo di combustibili fossili, quindi con una temperatura di circa 1,3°C in meno di quella attuale, la siccità nelle due regioni insulari oggi avrebbe livelli di gravità decisamente minori, coerenti con la storia climatica di due territori naturalmente predisposti a episodi di siccità. Se nei prossimi anni il mondo raggiungerà i 2°C, la siccità in Sardegna e Sicilia diventerà un evento ancora più intenso e frequente.
Caldo torrido e reti idriche “colabrodo”
Nonostante non sia chiaro se le precipitazioni altamente variabili sulle due isole siano influenzate dai cambiamenti climatici, lo studio dimostra che il caldo torrido sta effettivamente trasformando gli anni con scarse precipitazioni in siccità devastanti. L’evapotraspirazione, cioè l'evaporazione dell'acqua dai terreni, dalle piante e dai bacini idrici, rende infatti i periodi di caldo estremo più caldi e più lunghi, aumentando il rischio di siccità.
Il problema è strettamente legato anche alla gestione delle risorse idriche, che nel caso delle due isole avviene attraverso infrastrutture vecchie, logore e deteriorate, le cosiddette reti idriche “colabrodo”. Sardegna e Sicilia, infatti, si trovano per l’ISTAT rispettivamente al quarto e al quinto posto per le perdite idriche totali in distribuzione fra le regioni in Italia, con il 52,8% e il 51,6% di perdite.
Lo studio dei ricercatori del WWA evidenzia come l'invecchiamento delle tubature e le capacità di stoccaccio dell’acqua siano i primi punti da mettere all’ordine del giorno per contenere le future emergenze, destinate a essere più gravi di quelle attualmente in corso.
Le conseguenze della siccità su agricoltura e allevamento
Le conseguenze della siccità di quest’anno sono state e continuano a essere sotto gli occhi di tutti, ancora in prima pagina per i danni arrecati in settori come quelli dell’agricoltura e dell’allevamento. I cittadini hanno sopportato mesi di razionamento dell’acqua, che in alcune provincie ha penalizzato anche il turismo durante la stagione estiva. Molti allevatori sono stati costretti ad abbattere gli animali per mancanza di acqua e foraggio, altrettanti agricoltori hanno perso i raccolti dell’anno o hanno dovuto anticipare di molte settimane colture e vendemmie. Una situazione che mette a rischio alcuni prodotti simbolo delle due isole come grano, olive e vino.
Per i siciliani e i sardi che stanno vivendo mesi di disagio, e per tutti gli altri che osservano da lontano, questo studio è una conferma: il cambiamento climatico sta effettivamente intensificando la siccità delle isole. Più continueremo a bruciare combustibili fossili, più la situazione peggiorerà.
Immagine: Envato