Mercoledì 6 novembre la città di Roma è entrata nel club europeo di EIT Urban Mobility, un istituto fondato dall’Unione Europea che permette a oltre 80 tra città e regioni di condividere e implementare soluzioni di mobilità sostenibile. La partnership, firmata dall’assessore alla mobilità di Roma Eugenio Patanè e dalla CEO di EIT Urban Mobility Maria Tsavachidis allo Smart City Expo World Congress di Barcellona, offre alla capitale italiana l’opportunità di accelerare la transizione verso una mobilità urbana digitale, più sicura e a basso impatto ambientale.

Dall’efficientamento del trasporto pubblico green al miglioramento della qualità dell’aria, dalla sicurezza stradale fino alla micromobilità come servizio. EIT Urban Mobility collabora con le municipalità sotto diversi aspetti e aveva già collaborato con Roma Servizi per la mobilità in due progetti innovativi. “La decarbonizzazione, la digitalizzazione e la sicurezza stradale passano dall’innovazione tecnologica della mobilità urbana”, spiega a Materia Rinnovabile l’assessore Eugenio Patanè. “Il nostro obiettivo rimane quello di fare azioni di lobby positiva verso l’Unione Europea per cambiare determinate regole e stanziare risorse economiche che ci permettano di raggiungere gli obiettivi climatici preposti.”

Mobilità urbana: quali sono le priorità di Roma?

Patanè spiega che uno dei problemi più urgenti da affrontare è quello della sicurezza: ogni anno muoiono troppi pedoni nelle strade della capitale. Frequenti sono anche gli incidenti legati alla micromobilità. Per questo nel 2022, insieme alle città di Barcellona e di Salonicco, Roma ha partecipato al progetto innovativo RideSafeUM, che ha testato un software di prevenzione e risposta agli incidenti di tutti quei mezzi leggeri di media o breve distanza come monopattini e biciclette. L’app tramite una fotocamera, un GPS e un accelerometro è in grado di allertare le autorità in caso di incidenti e raccogliere dati per migliorare i percorsi di micromobilità.

EIT Urban Mobility ha inoltre collaborato con Roma sulla promozione di percorsi pedonali, l’uso della bicicletta e di servizi di sharing. Il progetto Horizon “UPPER” supporterà fino al 2026 buone pratiche di mobilità attiva e trasporto pubblico che riducano l’impiego di veicoli guidati da una sola persona. “Il trasporto pubblico sarà lo scheletro della nostra mobilità sostenibile, ma dovremo lavorare anche sulla pedonalizzazione delle strade e sull’equilibrio dello spazio pubblico che da auto-centrico deve diventare multimodale”, aggiunge Patanè.

L’acceleratore EIT Urban Mobility

La partecipazione con altre città a progetti europei aiuterà la capitale anche sotto il profilo finanziario e nell’ambito del green procurement, promuovendo quindi l’acquisto di servizi e nuove tecnologie di mobilità green da parte del comune. Modena, Lecce, Milano, Torino, Cesena, ora anche Roma: la lista di città che hanno aderito al network di EIT Urban Mobility cresce. “Dobbiamo agire velocemente se vogliamo ridurre le emissioni generate dalla mobilità urbana e lo scambio di best practice è utile per accelerare la decarbonizzazione e rendere la mobilità urbana più sicura e resiliente”, spiega Maria Tsavachidis.

Secondo uno studio realizzato da EIT Urban Mobility eTRT Trasporti e Territorio, la transizione verso una mobilità urbana sostenibile richiede almeno 1.500 miliardi di euro di investimenti tra settore pubblico e privato. Secondo Tsavachidis ci sono enormi benefici economici, ambientali e sanitari nel prendere parte a questa trasformazione. Il passaggio a modalità di trasporto attive potrebbe generare un risparmio sanitario pro capite di 1.170 euro tra il 2022 e il 2050.

 

In copertina: Eugenio Patanè e Maria Tsavachidis