Avanti tutta con il riciclo. L’Italia corre veloce, tagliando uno dopo l’altro in anticipo i traguardi UE per il 2030: se per i rifiuti di imballaggio nel 2023 abbiamo messo a segno un recupero del 75,3% (dati CONAI), per quelli cellulosici, ovvero carta e cartone, siamo al 92,3% (dati Comieco), per l’alluminio al 74,1% (dati CIAL). In generale il nostro paese ha una quota di riciclo complessiva ampiamente sopra la media UE: 72% nel 2020, a fronte del 58% europeo, secondo il Rapporto sull’economia circolare 2024, realizzato da Circular Economy Network ed ENEA.
A questi risultati virtuosi si aggiungono quelli del riciclo di rifiuti d’imballaggio in vetro: con un tasso del 77,4% nel 2023, che già nel 2014 era del 70%, l’Italia supera per il quinto anno consecutivo il target europeo fissato al 75%, nonostante un lieve calo rispetto al 2022, come evidenziato dal Consorzio recupero del vetro (CoReVe).
Vetro riciclato: in dieci anni +26,7%
Nell’ultimo decennio la quantità di vetro riciclato a livello nazionale è cresciuta del 26,7%, da 1.615.000 tonnellate nel 2014 a 2.046.000 del 2023, a fronte di un immesso al consumo aumentato del 15%.
In particolare, lo scorso anno 7.034 comuni (89,0%) si sono convenzionati con CoReVe, per una copertura della popolazione pari al 90%, ovvero 53,2 milioni di abitanti. Grazie ai bandi lanciati in collaborazione con ANCI - Associazione nazionale comuni italiani, inoltre, il consorzio, che ha gestito direttamente 1.660.000 tonnellate di rifiuti in vetro, ha sostenuto 216 progetti per migliorare la raccolta in 579 comuni, investendo complessivamente 15 dei 22 milioni di euro messi a disposizione in poco più di due anni.
Mercato fluttuante per l’aumento dei costi del rottame
Se questi sono i frutti di un’importante “azione di sensibilizzazione dei cittadini”, come sottolinea Gianni Scotti, presidente di CoReVe, va però anche evidenziato che il 2023 è stato un anno particolare, in cui, a causa della fluttuazione del mercato, il tasso di riciclo del vetro è lievemente diminuito rispetto ai 12 mesi precedenti, quando si era raggiunto l’80,8%.
“L’aumento del costo del rottame ha comportato l’importazione a prezzi inferiori dall’estero o il ricorso all’uso di materia prima vergine al posto della materia prima seconda”, spiega Scotti. È invece fondamentale che “l’industria continui a privilegiare quest’ultima, per non intaccare negativamente la contabilità ambientale del vetro. Il settore della produzione di nuovi contenitori rimane il naturale e di gran lunga il più importante sbocco per il riciclo dei rifiuti, in un perfetto schema di economia circolare.”
Risparmio di energia ed emissioni di CO₂
Utilizzare il rottame, anziché le materie prime minerali, ha un notevole impatto positivo sull’ambiente, perché consente di consumare meno energia, sia in fase di estrazione della materia prima che durante la fusione: ciò significa un risparmio nel 2023 di 375.181 TEP/anno (tonnellate equivalenti di petrolio) e 2.406.989 tonnellate di anidride carbonica. In pratica, l’equivalente delle emissioni di gas serra che deriverebbero dalla circolazione per 12 mesi di 1.528.247 autovetture Euro 5 di piccola cilindrata, per esempio il modello FIAT 500, calcolando una percorrenza media di 15.000 km e un’emissione di Co2 pari a 105 g/km.
Raccolta di vetro, i target per il 2026
Con lo sguardo al futuro, CoReVe punta a migliorare ulteriormente la situazione, collaborando con i comuni e con i gestori delle raccolte. Attualmente ancora 250.000 tonnellate di rifiuti finiscono in discarica, ma si ritiene che nei prossimi due anni i volumi di vetro intercettati possano crescere di almeno due punti percentuali rispetto al dato di immesso, mentre nel successivo triennio, visto l’elevato tasso di raccolta raggiunto, le quantità intercettate dovrebbero mantenersi in linea rispetto all’andamento dei consumi. In numeri, CoReVe prevede che nel 2026 si possano raggiungere 2.619.000 tonnellate di vetro raccolte, con una crescita complessiva del 9% rispetto al 2023.
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