È la domanda inevitabile che tanti si pongono: se riuscissimo a realizzare tutte le rinnovabili necessarie ad alimentare l’economia con energia pulita, poi le reti elettriche sarebbero in grado di gestirle? Oggi come oggi, secondo il primo Global Grids Index, realizzato da Bloomberg Media su dati BloombergNEF e commissionato da Iberdrola, la risposta è: “No, non sono ancora pronte”.
Lo studio fotografa la situazione nei dieci principali mercati dell’energia rinnovabile. L’Italia? Si piazza al quarto posto, un risultato positivo, ma con margini di miglioramento. Il nostro paese ottiene buoni voti su più fronti: investe proporzionalmente bene nelle reti rispetto alla capacità di rinnovabili installata, ha abbracciato con convinzione la digitalizzazione, con una diffusione capillare dei contatori intelligenti, e sta puntando sullo stoccaggio dell'energia, con un'ampia pipeline di batterie su scala industriale previste nei prossimi cinque anni.
Inoltre, l’Italia sta scommettendo su un progetto strategico da undici miliardi di euro, il cosiddetto Hypergrid, che promette di rivoluzionare il trasporto dell’energia lungo lo Stivale. Il problema? La geografia: l’energia rinnovabile viene generata nel Sud del paese, ma il grosso della domanda proviene dal Nord. L’Hypergrid dovrebbe risolvere proprio questo squilibrio, raddoppiando la capacità di trasmissione dell’energia. Tuttavia, le difficoltà non mancano: la burocrazia e le lentezze nell’allaccio alla rete rischiano di frenare il progresso.
Le reti elettriche nel mondo: chi è avanti e chi è in ritardo
L’analisi del Global Grids Index mette in evidenza i punti di forza e le criticità delle reti elettriche nei principali mercati mondiali. La Germania è al primo posto della classifica, ed è il più grande investitore europeo nelle reti elettriche, ma deve colmare il divario nella digitalizzazione e nello stoccaggio dell’energia.
Segue la Cina: con una capacità elettrica di 5.300 GW necessaria entro il 2050, la sua rete sarà messa a dura prova. Al terzo posto c’è la Spagna, leader nelle rinnovabili e nei contatori intelligenti, ma ha bisogno di migliorare il quadro normativo e la pianificazione della rete.
Al quarto posto c’è l’Italia, seguita dagli Stati Uniti (che devono accelerare gli investimenti e l’ammodernamento della rete per integrare 380 GW di energia pulita), dall’Australia (la rete di interconnessione più lunga del mondo dovrà quasi raddoppiare entro il 2050), dal Brasile (la rete idroelettrica necessita di forti investimenti per rispondere alla crescente domanda di elettricità).
Gli ultimi tre posti della classifica vedono ottavo il Regno Unito, dove la lentezza nelle connessioni e i limitati investimenti frenano la crescita, nono il Giappone, che necessita di maggiori investimenti per non restare indietro rispetto agli altri paesi OCSE, e l’India, fanalino di coda, con la terza rete elettrica più grande al mondo che però ha bisogno di oltre 2.000 miliardi di dollari di investimenti entro il 2050.
Insomma, Il Global Grids Index mostra che tutti i paesi analizzati devono accelerare gli investimenti nelle reti elettriche. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, queste spese dovranno più che raddoppiare entro il 2030, raggiungendo almeno i livelli degli investimenti nelle rinnovabili. Altrimenti, il rischio è quello di costruire impianti eolici e solari senza riuscire a connetterli alla rete.
E, come commenta Valerio Faccenda, Country Manager di Iberdrola Italia, il vero nodo da sciogliere è proprio la velocità di connessione dei nuovi impianti. “Bisogna accelerare i tempi effettivi di allaccio dei grandi impianti rinnovabili”, spiega. “A tal fine, sarà essenziale risolvere la saturazione virtuale che attualmente ne impedisce la rapida connessione alla rete. Ciò è dovuto all'obbligo del TSO di riservare le infrastrutture esistenti a progetti puramente potenziali, lasciando spesso in coda progetti strategici che sarebbero già pronti a produrre.”
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