Il 24 novembre scorso la Commissione UE ha dato il via libera alla proposta di revisione del Piano per la ripresa e la resilienza (PNRR) italiano, comprendente il capitolo dedicato a REPowerEU. Il piano, che per entrare in vigore dovrà essere adottato anche dal Consiglio, ammonta ora a 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di euro in prestito e 71,8 miliardi in sovvenzioni) e comprende 66 riforme, 7 in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti.

Tuttavia, come rilevato dall'Associazione nazionale dei costruttori edili (ANCE) durante il convegno Opere pubbliche per la crescita svoltosi a Vicenza il 23 novembre, la proposta di revisione del PNRR prevede un definanziamento da 15,9 miliardi, di cui oltre l'80% relativi a investimenti comunali. A essere a rischio sarebbero quindi 42.000 interventi diffusi, principalmente di piccole e medie dimensioni. Opere principalmente destinate alla messa in sicurezza del territorio e all'efficienza energetica degli immobili pubblici.

 

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Il PNRR marcia a rilento

PNRR, a che punto siamo? Come riportato da ANCE, secondo le ultime previsioni ufficiali contenute nella NADEF del 2022, a fine 2023 la spesa complessiva del PNRR avrebbe dovuto raggiungere circa 61 miliardi di euro, mentre a luglio il conto si è fermato a 27,6 miliardi.

“Considerando che nei primi sette mesi dell’anno risultano spesi solo 3,1 miliardi di euro, meno di 500 milioni al mese, di questo passo a fine 2023 il PNRR raggiungerà circa 30 miliardi di spesa, la metà di quella preventivata un anno fa. Tuttavia, circa il 65% dei 24,5 miliardi spesi a fine 2022 è attribuibile a investimenti riconducibili al settore delle costruzioni”, ha spiegato la presidente di ANCE Federica Brancaccio. “Nonostante i ritardi, i cantieri hanno registrato una velocità più che doppia rispetto alle altre misure del PNRR.”

L’ANCE ha inoltre analizzato un campione di 51.000 cantieri PNRR: 34.200 gare risultano aggiudicate (per un importo di oltre 33 miliardi) e circa 10.000 sono arrivate ai cantieri (“aperti, conclusi o per i quali siano avviate le attività preparatorie”) per un totale di 16 miliardi di euro.

 

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A rischio opere pubbliche e investimenti comunali

Su 15,9 miliardi di interventi oggetto della revisione proposta dal Governo, ben 13,1 miliardi riguarderebbero infatti opere pubbliche, tra piccoli e medi interventi assegnati agli enti locali (6 miliardi), progetti di rigenerazione urbana (3,3 miliardi), Piani urbani integrati (2,5 miliardi) e rischio idrogeologico (1,3 miliardi).

Il definanziamento colpisce circa 42.000 interventi diffusi. Una scelta giudicata controproducente, sia per l’avanzamento del Piano, sia per il Paese, visto appunto che “oltre l’80% (13 miliardi) è relativo a investimenti comunali”: i 41.942 progetti pesano per 11,7 miliardi.

I comuni italiani chiedono al Governo certezza sui fondi

“Alla luce delle prime notizie relative alle decisioni della Commissione Europea sui progetti del PNRR affidati ai Comuni ora sappiamo per quali opere bisogna trovare urgentemente nuove fonti di finanziamento, visto che parliamo di gare espletate e lavori in corso. Fin dal primo giorno i sindaci hanno detto che non rinunceranno a nessuno degli impegni presi con i cittadini”, ha dichiarato invece il 27 novembre il presidente dell’ANCI, Antonio Decaro.

“Nell’accordo tra Governo e Commissione Europea – continua Decaro – viene stabilito che una buona parte dei Piani Urbani Integrati e dei progetti per la rigenerazione urbana continuerà a essere finanziata dal PNRR. Questo per noi è motivo di soddisfazione perché ci restituisce il senso del lavoro fatto in questi mesi.  Escono invece dal PNRR tutte le cosiddette piccole e medie opere di oltre 7.000 Comuni, e molti progetti di riqualificazione urbana delle città metropolitane e delle città oltre 15.000 abitanti. Siccome sono tutte opere indispensabili ai cittadini, in molti casi già completate e perfino pagate, è arrivato il momento di ricevere dal Governo certezze sulle fonti di finanziamento statali che serviranno a sostituire i circa 10 miliardi di euro che si rendono urgentemente necessari per evitare il blocco dei lavori.”

 

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