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Con il cambio di amministrazione alla Casa Bianca, la battaglia contro i PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), noti anche come “forever chemicals” per la loro persistenza nell’ambiente e nei tessuti umani, ha già subìto un arresto. Nei primi giorni di mandato, il presidente Donald Trump ha emanato un ordine esecutivo che ha “congelato”, in attesa di revisione, qualsiasi nuova regolamentazione federale.

Nonostante i progressi storici compiuti dall’Environmental Protection Agency (EPA) sotto l’amministrazione Biden, lo stop ha infatti travolto una recente proposta dell’agenzia che puntava a introdurre limiti più severi sui PFAS per gli scarichi industriali. La mossa di Trump completa un’offensiva che i Repubblicani avevano avviato già in autunno per scongiurare nuovi oneri a carico dei produttori di PFAS. Un passo indietro che ora rischia di aprire la strada a un ulteriore indebolimento del Clean Water Act, coinvolgendo anche regolamentazioni chiave su altre sostanze tossiche, come il piombo.

Il 21 gennaio 2025, l'Ufficio per la gestione e il bilancio americano (Office of Management and Budget, OMB) ha ritirato la proposta dell'EPA sugli standard per le emissioni industriali di PFAS nelle acque reflue, in linea con l'ordine esecutivo di Trump che ha congelato le nuove regolamentazioni in attesa di revisione. La proposta dell’EPA non era infatti ancora stata finalizzata, a differenza dei nuovi limiti imposti sulle acque potabili. È bene precisarlo, perché sul punto molte testate sembrano aver fatto confusione, come spiega l’Association of State Drinking Water Administrators in un comunicato: “Alcuni organi di informazione stanno confondendo il ritiro della proposta di legge sui PFAS ELG con la National Primary Drinking Water Regulation (NPDWR) sui PFAS, finalizzata nell'aprile 2024. Per chiarire, la norma sui PFAS per l'acqua potabile non è stata ritirata. Tuttavia, la norma sui PFAS ELG avrebbe contribuito a proteggere le fonti di acqua potabile”.

Gli ELG, Effluent Limitations Guidelines, sono regolamenti nazionali che stabiliscono limiti per gli scarichi industriali nelle acque superficiali e negli impianti di trattamento pubblici. Sono “basati sulle migliori tecnologie disponibili” e mirano a ridurre il più possibile l’inquinamento “senza danneggiare economicamente le aziende”. La legge sul Clean Water Act impone all’EPA di aggiornare queste regole ogni due anni, dopo una fase di consultazione pubblica.

L’offensiva dei Repubblicani

Negli Stati Uniti, tra 71 e 95 milioni di persone potrebbero dipendere da acque sotterranee con livelli rilevabili di PFAS, secondo uno studio dell'US Geological Survey datato 24 ottobre 2024. La ricerca, prima nel suo genere, ha fornito stime nazionali sulla presenza di PFAS nelle acque non trattate che alimentano pozzi pubblici e privati, evidenziando l’ampia esposizione della popolazione a questa contaminazione. La proposta dell’EPA mirava a ridurre una delle sorgenti di inquinamento, quelle derivanti dagli scarichi industriali: 13 i siti inizialmente previsti dall’EPA, basato su uno studio preliminare dell’agenzia del 2021.

All’inizio del 2024, l’EPA aveva adottato misure significative per affrontare la crisi dei PFAS, introducendo per la prima volta limiti legalmente vincolanti per alcuni di questi composti nell’acqua potabile. L’agenzia aveva inoltre classificato il PFOA e il PFOS, due dei PFAS più comuni, come sostanze pericolose ai sensi della legge Superfund e stanziato 9 miliardi di dollari per rimuovere queste sostanze.

Tuttavia, già nell’autunno 2024, i Repubblicani avevano avviato un’offensiva contro queste misure, denunciandone i costi per l’industria e opponendosi ai nuovi limiti proposti dall’EPA. In particolare, come riportato da The Guardian, con una lettera indirizzata all’amministratore dell’EPA, Michael Regan, i leader Repubblicani della Camera hanno messo nel mirino le politiche dell’agenzia sulla integrità scientifica, che hanno lo scopo di proteggere scienziati e ricerche da interferenze politiche. A fine novembre 2024, anche la senatrice Repubblicana Shelley Moore Capito aveva messo in dubbio le linee di intervento dell’EPA.

Prima i PFAS, ora toccherà al piombo?

“Le autorità di regolamentazione statali hanno atteso che il governo federale prendesse l'iniziativa su questo tema, in modo da poter incorporare requisiti efficaci di monitoraggio e trattamento nei loro permessi di scarico. Senza limiti federali, questi sforzi rimangono bloccati”, ha commentato Melanie Benesh, vicepresidente per gli affari governativi dell’Environmental Working Group, che grazie ai dati contenuti nello studio EPA del 2021 aveva stimato quasi 30.000 siti industriali negli Stati Uniti come potenziali fonti di contaminazione da PFAS.

La decisione di congelare le regolamentazioni sui PFAS rappresenta un pericoloso precedente che rischia di mettere a repentaglio la salute di milioni di americani. A confermare il trend è una risoluzione congiunta presentata al Congresso il 13 gennaio “che abroga una norma chiave dell'amministrazione Biden sulla sicurezza dell'acqua che richiede la sostituzione di tutte le tubature di piombo tossico nella maggior parte delle comunità del paese entro un decennio”, denuncia Food & Water Watch. “Questa risoluzione dovrà probabilmente essere reintrodotta per motivi procedurali. L'abrogazione di questo forte standard di salute pubblica è stata identificata come una priorità assoluta dai leader repubblicani del Congresso.” La crisi idrica di Flint, Michigan, dove migliaia di persone furono esposte al piombo, ha già dimostrato le conseguenze devastanti di una gestione negligente delle risorse idriche. Eppure, nonostante quella tragedia abbia segnato un punto di svolta nel dibattito sulla sicurezza dell’acqua negli Stati Uniti, sembra che la lezione non sia stata pienamente appresa.

 

In copertina: immagine Envato