La Commissione oceanografica intergovernativa dell'UNESCO e le Nazioni Unite vogliono invertire il ciclo di declino che sta colpendo i nostri mari rendendo entro il 2030 gli oceani sani e resilienti, sicuri, puliti, produttivi, accessibili, prevedibili e in grado di ispirare e coinvolgere. A questo scopo hanno richiesto un impegno collettivo per affrontare dieci sfide specifiche, pubblicando dieci White Paper nell’ambito del Decennio delle scienze del mare per lo sviluppo sostenibile.

Ogni White Paper affronta quindi una precisa tematica, partendo dall’inquinamento marino e dal ripristino degli ecosistemi marini. Materia Rinnovabile ha raccolto e rilanciato la sfida con un ciclo di approfondimento di dieci articoli, ognuno dedicato a un singolo paper.

Questo articolo è dedicato alla sfida numero tre, ovvero nutrire in modo sostenibile la popolazione mondiale. Il gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato 17 esperti di calibro internazionale, è stato guidato da Vera Agostini, vicedirettrice della Divisione pesca e acquacoltura della FAO, e Erik Olsen, responsabile del Gruppo di ricerca per lo sviluppo sostenibile dell'Istituto norvegese di ricerca marina (IMR).

“La Vision 2030 è un'iniziativa strategica progettata per identificare le conoscenze scientifiche e le innovazioni necessarie a supportare soluzioni efficaci in ambito marino”, ci racconta Vera Agostini. “In particolare, la terza challange si concentra sull'ottimizzazione del ruolo dell'oceano nel nutrire in modo sostenibile la popolazione globale, affrontando le numerose sfide contemporanee, tra cui il degrado ambientale, i conflitti sociali e il cambiamento climatico. Questo impegno sottolinea anche l'importanza di considerare le esigenze dei diversi stakeholder e dei portatori di diritti, perché quando parliamo di questi temi dobbiamo considerare tutto il pianeta.”  In questo paper, gli esperti si sono quindi concentrati su due questioni fondamentali: come aumentare la produzione sostenibile di alimenti acquatici più nutrienti e come garantire un accesso più equo a queste risorse.

Insicurezza alimentare

L'insicurezza alimentare globale resta significativamente superiore rispetto ai livelli precedenti alla pandemia di Covid-19, anche a causa degli effetti della crisi climatica e delle tensioni geopolitiche. Secondo il rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2024 a cui hanno lavorato la FAO, l’IFAD, l’UNICEF, la PAM e l’OMS, all’incirca 2,33 miliardi di persone a livello globale hanno difficoltà ad accedere al cibo regolarmente, mentre 864 milioni di persone si trovano in una situazione di grave insicurezza alimentare. Ampliare l’accesso delle persone, specialmente delle comunità più vulnerabili, al cibo di origine marina è un elemento fondamentale per raggiungere alcuni dei target dell’SDG2 delle Nazioni Unite, che si pone l’obiettivo di porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione.

Gli alimenti acquatici comprendono tutti gli organismi commestibili che vivono in acqua, come pesci, crostacei, alghe e piante, provenienti sia da ambienti marini che d'acqua dolce, e forniscono a livello globale all’incirca il 17% delle proteine, mentre questo dato sale al 50% in diversi stati africani e asiatici. “In ogni parte del globo le persone dipendono dagli alimenti acquatici, ed è quindi fondamentale sostenere la loro produzione e garantirne un accesso equo”, continua Agostini. “Tuttavia, è altrettanto importante farlo senza superare i limiti planetari, anche se gli alimenti acquatici hanno generalmente un'impronta ambientale migliore, quindi più bassa, rispetto ai loro equivalenti terrestri.”

Secondo il rapporto FAO Lo stato della pesca e dell'acquacoltura nel mondo 2024, la produzione globale di pesca e acquacoltura ha raggiunto i 223,2 milioni di tonnellate. Di questi, l'83% erano animali acquatici e il 17% alghe. Inoltre, nello stesso anno, il valore dell'acquacultura è ammontato a 312,8 miliardi di dollari.

"Come ogni iniziativa, la promozione degli alimenti acquatici richiede investimenti. Senza adeguato finanziamento e sostegno, è difficile posizionare questi prodotti come soluzioni chiave", spiega Agostini. "Tuttavia, è essenziale che tali finanziamenti non generino incentivi distortivi né contribuiscano alla sovraccapacità. I finanziatori e gli investitori hanno un ruolo cruciale, ma il loro coinvolgimento deve essere gestito con cura per bilanciare efficacemente le diverse esigenze. Per esempio, riguardo ai sussidi, l'OMC sta affrontando la questione con un nuovo accordo sui sussidi alla pesca, che si spera entri in vigore a breve. La FAO e l'OMC collaborano strettamente su questo tema, e da anni forniamo supporto tecnico all'OMC su questioni relative alla pesca."

Tutto è connesso

Una delle finalità degli autori del paper è stata individuare cinque priorità scientifiche essenziali per raggiungere gli obiettivi della terza sfida del Decennio del mare, elementi fondamentali per orientare le decisioni sugli investimenti scientifici e indirizzare efficacemente i programmi di ricerca. Prima di tutto, è importante comprendere le sfide e le opportunità delle nuove frontiere ed è necessario sviluppare strumenti per accedere e trasmettere in modo efficace le informazioni. Inoltre, bisogna comprendere gli stati attuali e prevedere quelli futuri dei sistemi sociali ed ecologici e supportare l'attuazione e la valutazione degli interventi esistenti. Infine, bisogna facilitare la progettazione e il monitoraggio dell’implementazione e dell'efficacia dei nuovi interventi.

Per rendere sostenibili i sistemi alimentari marini e garantire un accesso equo a queste risorse è fondamentale colmare le lacune scientifiche e conoscitive, coinvolgendo le comunità locali nella co-creazione di scienza e promuovendo la collaborazione interdisciplinare, soprattutto nella pesca su piccola scala e nell’acquacoltura. Inoltre, è necessario valorizzare e creare nuove partnership pubblico-private per incentivare l'innovazione, la raccolta dati, lo sviluppo delle capacità e aumentare i finanziamenti.

Come sottolinea Agostini, “i sistemi alimentari acquatici non possono esistere da soli. Sono strettamente connessi non solo ad altre sfide del Decennio ma anche a ciò che accade sulla terraferma. Questa intrecciata complessità richiede un approccio scientifico transdisciplinare e olistico per affrontare in modo efficace questa sfida”. In altre parole, la terza challange è strettamente collegata a tutte le altre descritte nei White Paper. La resilienza e la disponibilità delle specie marine dipendono da fattori come l'inquinamento, l'aumento della temperatura del mare e la nostra capacità di proteggere e ripristinare gli ecosistemi acquatici in difficoltà. Inoltre, ad esempio, lo sviluppo di un'economia marina sostenibile ed equa e il miglioramento della resilienza delle comunità ai pericoli oceanici influenzano direttamente la possibilità di garantire un accesso più equo ai prodotti marini.

 

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Immagine: Envato