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Dopo secoli di dissennato sfruttamento delle risorse naturali, recentemente il genere umano ha preso coscienza di un fatto ovvio: è necessario guardare alla natura per porre rimedio a secoli di dissennato sfruttamento delle risorse naturali. Un’epifania a cui è stato assegnato un nome: Nature-based Solutions (NbS), soluzioni basate sulla natura.

Definire le NbS può aiutarci a valorizzarne gli impatti positivi

A voler contestualizzare l’espressione nel momento storico attuale, si potrebbe dire che le NbS sono una risposta a quella che, per anni, è stata una tendenza dominante delle società occidentali: gestire la natura, piegandola ai propri bisogni, attraverso l’ausilio del mero genio ingegneristico e di quei materiali, come cemento e acciaio (grey solutions), di cui ci siamo circondati ma che non si sono dimostrati in grado di rispondere alle vulnerabilità del presente. Con tutto ciò che questo ha comportato per la nostra salute e quella degli ecosistemi naturali.

A oggi esistono decine di definizioni: alcune differiscono per qualche termine, altre per la logica a cui sottendono. Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), le NbS sono “azioni finalizzate a proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare gli ecosistemi naturali o modificati, e che affrontano le sfide della società in modo efficace e adattivo, assicurando al contempo benefici per la società umana e la biodiversità”. Tale definizione lega le NbS alla funzionalità degli ecosistemi, escludendo quelle che derivano da elementi naturali e quelle che li imitano ma sono ideate dall’uomo.

Secondo Cecil C. Konijnendijk, codirettore del Nature Based Solutions Institute e professore onorario all’Università del British Columbia, “affinché si possano affrontare efficacemente le sfide della società, sostenendo il benessere umano e la biodiversità a livello locale, è essenziale che le NbS siano parte integrante della natura”. La descrizione proposta dall’istituto fa rientrare tra le NbS la protezione, il ripristino e la gestione degli ecosistemi naturali e seminaturali, dei sistemi acquatici e delle terre agricole, nonché l'integrazione della natura all'interno e intorno alle città. Si tratta di azioni sostenute dalla biodiversità e progettate e realizzate nel rispetto dei diritti, dei valori e delle conoscenze delle comunità locali e delle popolazioni indigene.

Compaiono, qui, tre nuovi elementi: l’essere indissolubilmente parte della natura, il che relega l’essere umano a semplice spettatore; il rispetto delle comunità indigene; la necessità di avere un impatto a livello locale. Ad aggiungere un nuovo tassello è Han Baolong, Urban Program Director e professore associato presso la Chinese Academy of Sciences dell’Università di Stanford, il quale spiega come “voler relegare le NbS a qualcosa di basato strettamente sulla natura possa risultare fuorviante e, per questo, sarebbe necessario ampliare lo spettro di indagine e riconoscere all’interno della definizione non solo il valore funzionale della natura, ma anche quello emozionale e spirituale”.

Le conseguenze di una mancata definizione

La mancanza di una precisa definizione ha contribuito negli anni a un significativo sottoinvestimento nel settore: si stima che per limitare l'aumento della temperatura al di sotto di 1.5°C , arrestare la perdita di biodiversità e frenare il degrado del territorio, gli investimenti annuali in NbS dovrebbero triplicare entro il 2030 e puntare a movimentare complessivamente 11.000 miliardi di dollari al 2050, con uno sforzo specifico da parte del settore privato che, secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, oggi è responsabile del solo 17% degli investimenti totali. A titolo di esempio: le sovvenzioni alle industrie estrattive ammontano ogni anno a circa 1.800 miliardi di dollari a fronte di un deficit nei finanziamenti per il ripristino e la conservazione della biodiversità pari a 891,3 miliardi di dollari. Sempre secondo il report, solo il 9% degli investimenti totali in NbS è destinato agli oceani.

Le NbS possono inoltre fungere da pericolosa distrazione di massa, un palcoscenico dietro al quale le industrie estrattive, i governi e non solo, possono continuare a perseguire un modello di sviluppo e interazione con le risorse naturali che non solo non è sostenibile ma punta inesorabilmente all'autodistruzione. Entrambe le narrazioni fanno uso dell'ambiguità con cui esse vengono descritte, evidenziando una serie di faglie nella governance ambientale internazionale. A questo si aggiunge il rischio che, non includendo in modo univoco le comunità locali, in particolare quelle indigene, riconoscendole come leader e non come beneficiari o partner passivi, venga in qualche modo rafforzato il divario tra Nord e Sud del mondo, e tra fasce fragili della popolazione e quelle che hanno accesso diretto a risorse e a un maggior comfort.

“C’è bisogno di maggiore consapevolezza – spiega Konijnendijk – e di politiche chiare e incentivi che promuovano le NbS rispetto al business as usual. Noi esseri umani siamo piuttosto conservatori e spesso ci affidiamo a soluzioni convenzionali. Per vincere la sfida che ci siamo auto-creati, invece, dobbiamo coinvolgere diversi settori e professioni che vanno dall’ingegneria civile, all’architettura, passando per la pianificazione urbanistica e la medicina.” Dovrebbero poi essere esplorate modalità di finanziamento alternative ai meccanismi di mercato, mentre i governi dovrebbero smantellare la crescita del PIL come obiettivo economico e politico centrale, concentrandosi, per la prima volta nella storia, sul benessere umano ed ecologico. Infine per Margaretha Breil, Senior Researcher presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, “occorre lavorare sulla fiducia delle persone e sulla collaborazione tra diversi enti amministrativi e apparati burocratici”.

Il futuro delle Nature-based Solutions

Nei vari testi negoziali in discussione ogni anno nelle Conferenze delle Parti delle Nazioni Unite sul clima e sulla biodiversità, alla natura è sempre stato riconosciuto un ruolo di primo piano. Tuttavia, è sempre mancato un esplicito riferimento alle NbS. La situazione è cambiata con l'adozione del Quadro globale per la biodiversità 2020 di Kunming-Montreal, i cui punti 8 e 11 citano le NbS come fondamentali per raggiungere l’obiettivo comunemente conosciuto come del 30x30, ancorando così il concetto alla Convenzione sulla diversità biologica (CBD).

La comunità internazionale ha così lanciato un segnale chiaro: indipendentemente dall’esistenza di un'univoca definizione, dato il loro potenziale, le NbS stanno rapidamente guadagnando terreno in tutto il mondo. La loro importanza è ormai riconosciuta dai principali organismi scientifici internazionali che si occupano di clima e biodiversità. I paesi stanno incorporando il concetto nei propri obiettivi climatici nazionali e in quelli sul ripristino della biodiversità, mentre un numero crescente di organizzazioni e istituzioni del settore pubblico e privato sta implementando programmi basati sulla natura. Manca, certo, la costruzione di una comprensione più coerente del concetto e delle sue implicazioni, ma che un’alleanza salda con la natura sia fondamentale per la nostra sopravvivenza è un’ovvietà che solo chi si ostina a guardare il proprio dito anziché la luna, continua a ignorare.

 

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Immagine: Cottonbro Studio, Pexels