Il 2022 si è aperto con un rialzo dei prezzi delle fonti fossili, dell’energia e di molte materie prime e, per talune, anche con difficoltà e ritardi di approvvigionamento causati in massima parte dal rimbalzo della domanda dopo la rovinosa caduta provocata dalla fase più acuta della pandemia di Covid19 durante il 2020 e la prima parte del 2021. Permangono inoltre le preoccupazioni per l’aggravarsi della crisi climatica globale e la necessità di adottare misure più incisive di mitigazione con tagli più consistenti e più rapidi delle emissioni di gas serra.
Queste condizioni generali dovrebbero agire da
fattori di spinta per un 2022 con misure più incisive per la transizione verso un’economia circolare a livello globale, europeo e nazionale, sia per ridurre la vulnerabilità nei confronti della volatilità dei prezzi dei fossili e delle materia prime, sia per ridurre la dipendenza dal loro import, sia per rendere più incisiva l’azione di contrasto alla crisi climatica.
Potrebbe accadere, ma non è detto che accada.
Le spinte contrastanti sono forti: intanto l
’emergenza Covid non è ancora superata e continua ad assorbire attenzione e misure pubbliche e a condizionare scelte di emergenza e di breve periodo. Inoltre, nonostante le buone intenzioni e le buone dichiarazioni a favore del Green Deal, le misure emergenziali per stimolare la ripresa sono spesso tradizionali, mirate a far riprendere ogni attività senza troppe preoccupazioni per gli impatti ambientali e climatici. La ripresa globale del 2021 ha infatti segnato anche un significativo aumento dei consumi globali di materiali e di combustibili fossili e un incremento delle emissioni di gas serra. I trend e le previsioni fatte all’inizio del 2022 - speriamo che siano smentite e migliorate nei prossimi mesi - per ora non segnalano inversioni di tendenza, ma continuano a indicare un trend di aumento sia delle emissioni di gas serra che dei consumi globali di materie prime.
In
Europa il nuovo anno è iniziato con la proposta della Commissione europea di includere nella tassonomia per gli investimenti eco-sostenibili il nucleare esistente e il gas fossile. Anche se non conosciamo ancora l’esito finale di questa proposta, è difficile non leggerla come segnale contraddittorio rispetto alle speranze alimentate dal Green Deal e come possibile pesante battuta d’arresto.

Come spingere l’economia circolare, in Italia e in Europa

In Italia il 2022 sarà l’anno dell’approvazione delle “Linee programmatiche per l’aggiornamento della Strategia nazionale per l’economia circolare”: la prima bozza, messa in circolazione il 30 settembre dello scorso anno per la consultazione dal MITE, a mio parere ha una buona impostazione generale, ma è carente nell’indicazione di obiettivi nazionali a breve, medio e lungo termine e di misure da adottare entro scadenze definite, nell’individuare indicatori di misurazione delle performance attese e nell’attribuire ben definite competenze istituzionali e amministrative per l’attuazione delle misure previste, compresa una necessaria struttura di coordinamento e regia, viste le competenze coinvolte di diversi Ministeri. Per aumentare il passo nella conversione verso un’economia circolare nel 2022 in Italia, si dovrebbero incentivare maggiormente i produttori ad adottare modelli circolari per i loro prodotti, promuovere le simbiosi industriali agevolando l’impiego dei sottoprodotti e semplificando le procedure per la cessazione della qualifica di rifiuto dopo il riciclo (End of waste). Alcune misure concrete potrebbero anche promuovere una maggiore circolarità dei consumi: per esempio l’obbligo di mettere a disposizione del consumatore le informazioni fondamentali per assicurare la maggiore durata del bene e la conoscenza sulla sua riparabilità.
L’
Unione Europea intende intervenire per promuovere l’economia circolare anche in settori come le biomasse, il tessile, i mobili, i veicoli fuori uso, le batterie, l’edilizia. Le linee programmatiche forniscono al riguardo indicazioni scarse. Sarebbe auspicabile intervenire introducendo per questi settori i regimi di responsabilità estesa del produttore e in particolare per i prodotti alimentari, limitatamente al comparto industriale e alla grande distribuzione, introdurre obiettivi minimi di riciclaggio anche per i rifiuti organici, associati a criteri di qualità del compost prodotto. Per l’edilizia sarebbe bene introdurre obiettivi minimi di riciclaggio e l’obbligo di adottare il protocollo sulla demolizione selettiva anche per gli interventi in SCIA, nonché assicurare un sistematico controllo per prevenire le attività di dumping illecito nel territorio, anche vincolando il riconoscimento dei diversi bonus per l’edilizia alla presentazione di certificati di regolare gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione. Per i veicoli fuori uso, si dovrebbe imporre la responsabilità finanziaria in capo ai produttori di veicoli e dei relativi componenti e introdurre obiettivi minimi di riutilizzo dei componenti, nonché di riciclaggio del vetro e delle plastiche. Infine, si dovrebbero introdurre obiettivi minimi di raccolta e di riciclaggio anche per i tessili e i mobili e per le batterie disporre obiettivi minimi di riutilizzo.

Immagine: Isabela Kronemberger (Unsplash)