Una piattaforma per gli attori della filiera automobilistica che punta su conoscenza settoriale, partnership, finanziamenti e creatività per sviluppare le tecnologie e modelli di business dell’auto circolare del futuro, oltre che eliminarne le emissioni dovuto all’uso e alla produzione. È l’obiettivo centrale della Circular Cars Initiative (CCI), una collaborazione tra privato e pubblico per reinventare il settore e prepararlo a uno scenario climatico con 1,5° C in più.
La Circular Car Initiative
L'industria automobilistica globale, motore di prosperità e al tempo stesso di degrado ambientale, affronta un momento di profonda transizione. La necessità di soluzioni più sostenibili ha portato, al World Economic Forum (WEF) di Davos dello scorso anno, al lancio della Circular Cars Initiative. L’iniziativa, che coinvolge fornitori di materiali, operatori di flotte, produttori, riciclatori, piattaforme di dati, si concentra su tre filoni principali: Materiali, a cura di McKinsey and Co; Modelli di business, guidati da Accenture Strategy; e Politiche, co-gestite da WEF e SYSTEMIQ.
Tra i primi risultati dell’iniziativa vi è il report “Raising Ambitions: A new roadmap for the automotive circular economy”. Secondo il rapporto di Accenture, WEF e World Business Council for Sustainable Development, pubblicato lo scorso gennaio, l’adozione di pratiche di economia circolare, combinate con l’elettrificazione, ha il potenziale, nell'industria automobilistica, di ridurre le emissioni di CO2 fino al 75% e il consumo di risorse non circolari fino all'80% per miglio entro il 2030.
La circolarità nell'ecosistema automobilistico, suggerisce il report, può essere realizzata attraverso quattro percorsi chiave: il raggiungimento delle zero emissioni di carbonio in tutto il ciclo di vita del veicolo; il recupero delle risorse e la chiusura dei i cicli dei materiali; l’estensione della vita delle auto e dei suoi componenti; l’uso efficiente del veicolo nel tempo e nell'occupazione.
La circolarità è un passaggio quasi obbligato per il settore responsabile di circa un quinto delle emissioni di CO2 a livello globale - il 20% circa delle quali è direttamente attribuibile alla sola fase di produzione -, e consumatore di ingenti risorse naturali, tra cui l'80% di tutta la gomma prodotta nel mondo, un quarto di tutto l'alluminio e circa il 15% del mercato globale dell'acciaio. Secondo l'EIT Climate-KIC, le automobili sono anche responsabili del 90% dell'inquinamento dell'aria nelle città.
Decarbonizzare l’industria dell’automobile attraverso l’efficienza dei materiali
Oggi, a fine vita, poco del valore e dei materiali dei veicoli è recuperabile a causa di pratiche di progettazione non circolari e della mancanza di modelli di business focalizzati sulla circolarità. Al di là del carburante, i veicoli consumano grandi quantità di materiali attualmente non rinnovabili che si traducono in enormi quantità di rifiuti liquidi e solidi.
In uno scenario di business as usual, entro il 2040, un’analisi realizzata di McKinsey & Co, sempre all’interno della Circular Cars Initiative, stima che circa il 60% delle emissioni totali del ciclo di vita delle auto sarà direttamente attribuibile ai materiali, mentre soltanto il 40% proveniente da altre fonti tra cui la logistica, lo smaltimento a fine vita e l’utilizzo.
La CCI vuole offrire al settore strumenti di transizione più efficaci ed economici nel percorso di decarbonizzazione. Tra i primi obiettivi mira a definire e misurare la cosiddetta efficienza dei materiali rispetto a metriche chiave e obiettivi finali come le emissioni di gas serra e l'utilizzo di materiali quali le terre rare. La misura dell’efficienza dei materiali è ancora in fase di definizione: essa vuole indicare la quantità di materie prime usate per costruire un veicolo divisa per il numero di miglia per passeggero fornite dal veicolo. Possono essere valutate anche altre metriche misurabili, come il contenuto riciclato, o le emissioni di gas serra per km per passeggero. L’obiettivo successivo sarà quello di migliorare le prestazioni dell'industria in base a queste metriche, riducendo così l'impronta ambientale del ciclo di vita dell'automobile.
All’orizzonte c’è naturalmente anche il passaggio ai veicoli elettrici che diminuiscono sostanzialmente le emissioni in fase di utilizzo, anche se, nel breve termine, nella fase di produzione, le emissioni aumenteranno a causa dell’impronta ecologica delle batterie EV. Inoltre l’elettrificazione, semplificando il design dei veicoli, è un'opportunità per inserire principi circolari nella fase di progettazione e produzione.
Il miraggio dell’auto circolare e nuovi modelli di mobilità
Secondo Axel Schmidt, senior managing director di Accenture, "le auto circolari saranno un elemento chiave per servire la crescente domanda di mobilità, riducendo allo stesso tempo il consumo di risorse e le emissioni di carbonio a un livello che sia veramente sostenibile”. Il termine auto circolare indica un veicolo teorico che ha massimizzato l'efficienza dei materiali e produce zero rifiuti e zero inquinamento durante la produzione, l'utilizzo e lo smaltimento. Anche se le automobili non saranno mai completamente circolari, l'industria automobilistica deve aumentare il suo grado di circolarità.
Tra le strategie circolari per il settore figurano l'attuazione di nuovi modelli di business come la mobilità condivisa come servizio (MaaS); il riciclo a circuito chiuso di alluminio e acciaio; e l'estensione della vita dei veicoli e dei componenti chiave come le batterie.
Joss Bleriot, responsabile Institutions, Governments & Cities della Ellen MacArthur Foundation., ipotizza un sistema di mobilità multimodale condiviso in cui sono offerti diverse modalità di trasporto che possono essere condivise, elettrificate, autonome e interconnesse. Se le autovetture fossero sempre più condivise come servizio e progettate per la durata e il riutilizzo, ci sarebbero meno auto in strada, ogni auto sarebbe in uso per periodi più lunghi della giornata, con benefici quali minore congestione, minori costi di manutenzione, meno terreni e investimenti usati per parcheggi e strade, meno inquinamento atmosferico.
I modelli di mobilità-as-a-service (MaaS) stanno già influenzando l'industria automobilistica tradizionale, con l'ascesa di Uber e Lyft e schemi come quello di Karshare e Renault Mobility, che permettono ai conducenti di noleggiare auto a ore o al giorno attraverso un'applicazione telefonica self-service. L'emergere di aziende di MaaS lascia la proprietà delle automobili per l'intero ciclo di vita a produttori o società di leasing, aziende che hanno, quindi, maggiore interesse a mantenere il valore dei loro materiali quando smaltiscono i veicoli.
Rigenerazione e riciclo: esempi dal mondo
Nella fase di produzione, rigenerazione e riciclo sono aree chiave. Più di un terzo dei nuovi veicoli Renault è prodotto con materiali riciclati, tra cui rame, acciaio, tessuti e plastica. L’azienda francese afferma che un componente rigenerato utilizza l'80% in meno di energia, il 92% in meno di sostanze chimiche e l'88% in meno di acqua, oltre a generare il 70% in meno di rifiuti nel processo di produzione rispetto a un componente nuovo. Ogni pezzo è anche più economico del 30-50%.
Diversi produttori stanno adottato pratiche circolari. Negli Stati Uniti, Ford usa gli scarti dei chicchi di caffè di McDonald's per fare parti per auto in plastica rinforzata, Caterpillar rigenera pistoni e cilindri, Land Rover ha introdotto un programma di riciclo e sovraciclo dell'alluminio nel Regno Unito. In Germania Hetzel, azienda a conduzione familiare, rigenera i cambi automatici delle automobili, mentre Volkswagen ha inaugurato un impianto per il riciclo delle batterie.
I diversi processi dell'economia circolare sono facilitati da una serie di tecnologiche emergenti come l’IoT che permette ai materiali e ai componenti di essere meglio tracciati durante il loro ciclo di vita in modo da essere più facilmente recuperati, riciclati o rigenerati. Oppure la stampa 3D che promette riduzioni nella quantità di materiali usati, in primis la plastica.