Grazie all’applicazione a livello industriale delle tecnologie CCUS (acronimo di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO₂) la cementeria Heidelberg Materials di Rezzato-Mazzano (Brescia) potrebbe diventare il primo impianto italiano a produrre localmente un cemento a impatto zero dal punto di vista della CO2. Lo ha reso noto con un comunicato la stessa Heidelberg Materials, gruppo che nel 2016 ha acquisito Italcementi, storica impresa italiana nel campo della produzione del cemento.

La società fa sapere di aver avviato lo studio di fattibilità del progetto di decarbonizzazione dell’impianto. Un intervento che in prospettiva potrebbe permettere la partecipazione di Heidelberg Materials “ai futuri processi di conferimento delle capacità di trasporto e stoccaggio della CO₂ nei giacimenti del progetto Ravenna CCS” realizzato da Eni-Snam.

Decarbonizzare il cemento con la CCUS

A livello globale, la produzione di cemento è responsabile di circa il 6-8% delle emissioni di CO₂, generando quasi 2,9 miliardi di tonnellate di CO₂ nel 2021. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), il settore non è però attualmente sulla buona strada per raggiungere zero emissioni nette entro la metà del secolo. Infatti, dal 2015, l'intensità delle emissioni nella produzione di cemento è aumentata di quasi il 10%, soprattutto a causa dell'incremento del rapporto clinker/cemento in Cina.

Entro il 2030, secondo le stime IEA, sarà necessario ridurre le emissioni totali di circa il 20%, anche grazie all'aumento dell'uso della tecnologia CCUS (cattura, stoccaggio e utilizzo della CO₂). Questa tecnologia ha il potenziale per ridurre drasticamente le emissioni, catturando fino al 90% delle CO₂ emesse, ed è applicabile anche agli impianti esistenti. Tuttavia, permangono sfide significative come costi elevati di implementazione, l’aumento del consumo energetico e le preoccupazioni sulla sicurezza dello stoccaggio a lungo termine.

Nonostante queste difficoltà, l'industria del cemento sembra comunque puntare sul CCUS come elemento chiave della sua strategia di decarbonizzazione. “Per i settori HtA (Hard-to-Abate) la CCUS costituisce la leva di decarbonizzazione più efficiente e più efficace nonché l’unica disponibile nel breve e medio termine”, si legge nel comunicato di Heidelberg Materials.

La strategia di evoZero per l’impianto di Rezzato-Mazzano

Entro il 2030, attraverso i propri progetti di CCUS, Heidelberg Materials punta a catturare 10 milioni di tonnellate di CO2. Di recente, Heidelberg Materials ha infatti presentato evoZero, il primo cemento net zero carbon captured al mondo. Come spiegato dalla società, evoZero raggiunge un’impronta net zero grazie all’applicazione della tecnologia di cattura della CO2. Presso la cementeria del gruppo a Brevik in Norvegia, che sarà stoccata al largo delle coste del paese.

Oltre all’impianto di Brevik, Heidelberg Materials ha avviato altri percorsi verso la decarbonizzazione di impianti in Europa e Nord America, ai quali la società sta progettando di affiancare quello di Rezzato-Mazzano, che in questo modo diventerebbe la prima cementeria decarbonizzata d’Italia. “Si tratta di un progetto sfidante e impegnativo, non solo a livello tecnologico e industriale ma anche finanziario, per il quale sarà indispensabile il supporto di una strategia nazionale con cui stabilire sinergie nonché un importante sostegno di finanziamenti pubblici nazionali ed europei”, spiega la società.

Il completamento del processo di decarbonizzazione della cementeria in provincia di Brescia prevede l’utilizzo o lo stoccaggio della CO2 catturata. “Nell’ambito delle opportunità di stoccaggio, una novità positiva e di rilievo è rappresentata dell’avvio della fase 1 del progetto ‘Ravenna CCS’, realizzato dalla JV paritetica Eni-Snam”, si legge infine nel comunicato. “Questo traguardo apre nuovi possibili scenari anche per il progetto di Rezzato-Mazzano, che potrebbe partecipare ai futuri processi di conferimento delle capacità di trasporto e stoccaggio della CO₂ nei giacimenti di gas esauriti al largo di Ravenna. A questo proposito, Heidelberg Materials ha avviato interlocuzioni con Eni e Snam per una valutazione tecnica preliminare.”

 

Immagine: Heidelberg Materials