È stata presentata il 31 ottobre a Roma la quattordicesima edizione del Rapporto GreenItaly. Realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il rapporto nasce come “diario di bordo della transizione verde”. Attraverso numeri, tendenze e oltre 200 case histories, offre uno strumento di informazione sullo stato di avanzamento della green economy in Italia e nel mondo e i suoi effetti sulla competitività dei sistemi produttivi.

Al rapporto hanno collaborato CONAI, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation, numerose organizzazioni e oltre 40 esperti. Materia Rinnovabile ha curato la sezione Scenari dell’economia circolare.

A Roma la presentazione di GreenItaly 2023

Il Rapporto GreenItaly 2023 è stato presentato da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Alessandro Rinaldi, direttore studi e ricerche del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Sono intervenuti Catia Bastioli, amministratrice delegata Novamont; Simona Fontana, responsabile del Centro studi per l’economia circolare del CONAI; Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura.

“Sul tentativo di negare o sminuire la portata della crisi climatica, Papa Francesco, con l’esortazione apostolica Laudate Deum, ha detto parole chiare in vista della COP28 di Dubai. Una crisi – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola ‒ legata a doppio filo a dinamiche ambientali, economiche, sociali. Non possiamo permetterci le incertezze con cui procede l’attuazione dell’Agenda 2030. Anche in alcune politiche del nostro Paese. Pensiamo al ritardo sulle energie rinnovabili.

Sono 510.000 le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy e sono 3,2 milioni i green job. Accelerare gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili aumenta la stabilità finanziaria come dimostrano gli studi della BCE e della Banca d’Italia, dà forza al Made in Italy, riduce i costi a medio termine per famiglie e imprese, rafforza la nostra indipendenza energetica. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Nel rapporto GreenItaly si legge un’Italia che va verso un’economia più a misura d’uomo, che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori.”

I numeri della green economy in Italia

Nel quinquennio 2018-2022, sono state 510.830 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 35,1% del totale ovvero più di 1 su 3. Sotto il profilo dell’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali, 3.222 mila unità. Nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.816.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 milioni), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione.

Tra le aree aziendali più interessate sul totale delle attivazioni troviamo le aree progettazione e sviluppo (incidenza 87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%). Guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, nel 2022 – su un totale di quasi 5,2 milioni di contratti previsti nel mercato del lavoro – questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nell’81,1% dei casi, per circa 4,2 milioni di contratti.

La transizione green rallentata da ostacoli burocratici

“GreenItaly, con i suoi numeri e le sue storie d’impresa – dichiara Andrea Prete, presidente Unioncamere ‒ pone in chiara evidenza l’impegno del sistema produttivo italiano nella transizione verde. Grazie a un trend di investimenti aziendali nella direzione della sostenibilità ambientale che non si è arrestato neanche nei periodi di maggiori difficoltà, come quelli legati alla crisi pandemica e ai conflitti mondiali, da anni siamo infatti tra i paesi eco-leader in Europa.

Non sempre però le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio. È il caso del tema delle energie rinnovabili, fondamentali per una riduzione delle importazioni di energia del nostro Paese e per una stabilizzazione dei prezzi, la cui crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici: nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030.”

Economia circolare in Italia

Il report conferma l’Italia leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti, urbani e speciali, del 83,4% (2022): di gran lunga superiore a quello di tutte le grandi economie europee. Un tasso di riciclo superiore di oltre 30 punti alla media UE (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%). Non solo. L’Italia è anche uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni (+10 punti percentuali, contro una media UE di 6 punti percentuali).

Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia – specialmente nel comparto cartario – che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate. Un eccellente risultato per la transizione ecologica e lo sviluppo di un’economia sempre più circolare.

 

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Immagine: Envato