L’industria della moda ha un impatto ambientale altissimo: inquina e spreca acqua, emette anidride carbonica in grande quantità, consuma suolo e produce un’enorme mole di rifiuti. Ma genera 55 miliardi di euro di fatturato, pari al 31% del giro d’affari complessivo in Europa. Per questo è essenziale renderla sostenibile e circolare, come si sta avviando a fare l’Unione Europea.
E per questo la filiera del tessile trova un’importante collocazione nel layout di Ecomondo, l’evento annuale di riferimento in Europa per la transizione ecologica, che si svolgerà a Rimini dal 7 al 10 novembre. Al settore del fashion saranno dedicati eventi e conferenze nell’orbita dell’Osservatorio Tessile, un progetto all’interno del Textile District.
Quanto inquina l’industria della moda
Secondo dati forniti dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) tra il 2000 e il 2015, la produzione di abbigliamento è raddoppiata, mentre l'utilizzo è diminuito del 36%. Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo. In quell'anno, per fornire abiti e scarpe a ogni cittadino UE sono stati necessari in media 9 metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime.
Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno mezzo milioni di tonnellate di microfibre nei mari, cioè il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell'ambiente.
L’impronta di carbonio dell’industria della moda incide più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme: è infatti indicata come responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio. Secondo l'AEA, nel 2020 gli acquisti di prodotti tessili nell'UE hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO₂ per persona, pari a 121 milioni di tonnellate.
Eppure, secondo il National Institute of Standards and Technology (NIST) più di 50 miliardi di indumenti vengono buttati via entro un anno dalla loro produzione. I cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell'UE, ma nell’87% dei casi vengono inceneriti o portati in discarica.
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La strategia UE per tessuti sostenibili e circolari
“Se vogliamo prodotti europei realmente sostenibili sul mercato, dobbiamo affrontare la questione sin dalla prima fase: la progettazione. Il regolamento sulla progettazione ecocompatibile garantirà che i prodotti venduti sul mercato dell'UE siano adatti e pronti per la transizione verde.” Sono parole di Ebba Busch, ministra svedese dell'Energia, delle imprese e dell'industria e vice prima ministra, che ha presieduto i negoziati del Consiglio europeo sul Regolamento sulla progettazione ecocompatibile a inizio 2023.
Nell'ambito del piano d'azione per l'economia circolare, infatti, nel marzo 2022 la Commissione Europea ha presentato una nuova strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili. La strategia comprende nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per i tessuti, informazioni più chiare, un passaporto digitale dei prodotti e l'invito per le aziende ad assumersi la responsabilità (EPR) e ad agire per ridurre al minimo la propria impronta di CO₂ e ambientale.
L’Osservatorio tessile a Ecomondo
In questo scenario, l’obiettivo di Ecomondo è fare il punto su circolarità, fibre prodotte in modo sostenibile, tecnologie per il riciclo e protocolli chimici più sicuri, riprendendo gli obiettivi che si è data l’Unione Europea. Parole chiave della riconversione green della moda sono riciclabilità dei capi, ecodesign, trasparenza e controllo della filiera.
Anche l’educazione di tutti gli stakeholder diventa un catalizzatore importante di questo processo, per coinvolgere non solo la produzione e la distribuzione ma anche i consumatori che, con le proprie scelte d’acquisto, hanno un ruolo estremamente importante nell’orientare l'industria.
La filiera del tessile trova un’importante collocazione nel layout di Ecomondo grazie all’Osservatorio Tessile, giunto alla sua terza edizione, che pone l’accento sullo stato di avanzamento della gestione dei rifiuti tessili da parte dei comuni italiani e non solo.
L’Osservatorio Tessile è un progetto all’interno del Textile District che punta a unire i principali player della filiera. Un’area di scambio e innovazione che coinvolge tutti, dai produttori ai gestori del rifiuto, dai consorzi e associazioni agli istituti di ricerca e sviluppo, gli impianti di trattamento e valorizzazione dei tessuti, innovazioni tecnologiche per upcycling e recycling e progettazione in chiave sostenibile, fino al second hand.
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Immagine di copertina: Francois Le Nguyen, Unsplash