Il 2023 è stato un anno record sia per il numero di vetture danneggiate che per i costi di riparazione. In Italia sono stati spesi 42,5 miliardi di euro per la manutenzione delle auto, il 20% in più rispetto all’anno precedente. Complici gli eventi climatici estremi e il caroprezzi dei ricambi e delle polizze assicurative.

I danni alle auto provocati dagli eventi climatici estremi

Secondo i dati diffusi da Federcarrozzieri, federazione italiana carrozzieri indipendenti, negli ultimi dieci anni sono aumentate del 50% le richieste di intervento per danni alle vetture legati a eventi climatici estremi come grandinate, frane, allagamenti e alberi caduti causa maltempo. Nel 2023 sono state registrate 1.468 grandinate intense sul territorio italiano, con 596 casi di grandine "molto grande" e 67 episodi di chicchi "giganti". Inevitabili le conseguenze sulle autovetture, tra ammaccature, bolle da grandine, cristalli in frantumi, fino ad arrivare a veri e propri buchi sulla carrozzeria. Con costi non indifferenti per gli automobilisti. Secondo Federcarrozzieri, la spesa per la riparazione delle autovetture colpite da grandine varia da un minimo di 900 euro per piccoli interventi fino a 10.000 euro per auto di grandi dimensioni.

Nella classifica delle regioni con il maggior numero di riparazioni per eventi climatici estremi in testa ci sono Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Queste regioni insieme rappresentano quasi il 70% del totale delle richieste per "danni da meteo" pervenute alle carrozzerie italiane. “Come nel 2019, anche nel 2023 gli eventi climatici sono stati molto frequenti e consistenti, creando ingenti danni alle vetture”, spiega a Materia Rinnovabile Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri. “Soprattutto nelle grandi città dove il numero di vetture è significativamente più alto e concentrato rispetto alle aree rurali.” Considerato l’aumento dei costi di riparazione (+4,9% nel 2023 secondo l’ISTAT), e le polizze assicurative sempre più care, secondo Galli tanti automobilisti preferiscono girare con l’auto danneggiata.

Polizze assicurative in rialzo

Ci sono sempre più persone che vogliono assicurare la propria auto contro i danni provocati da eventi meteo estremi. Come denuncia l'AIPED, l’Associazione italiana periti ed estimatori danni, le tariffe delle polizze assicurative accessorie che coprono questo tipo di “danni climatici” sono raddoppiate in soli tre anni.

Se nel 2021 il costo medio della polizza accessoria "eventi naturali" era compreso tra gli 80 e i 100 euro, oggi il suo prezzo è sostanzialmente raddoppiato, aggirandosi tra 150 e 180 euro. Sono aumentate le franchigie, ossia l'importo minimo di ogni danno che rimane a carico dell'assicurato, mentre scendono i massimali, ovvero il contributo massimo che una compagnia è tenuta a liquidare agli assicurati in caso di danni al veicolo.

“Secondo noi l’aumento delle tariffe delle polizze assicurative e più in generale dei costi di riparazione è legato non solo ai danni provocati dagli eventi climatici estremi ma anche ai prezzi dei ricambi auto che negli ultimi tre anni sono aumentati del 50%”, commenta Galli. “Producendo meno vetture le case automobilistiche hanno di conseguenza meno ricambi, che per noi carrozzieri sono spesso difficili da reperire”.

Secondo l’osservatorio Autopromotec, rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico, invece, il caroprezzi della riparazione è attribuibile sia agli alti livelli delle attività di officina, stimate in aumento del 13% su base annua, che all’inflazione.

L’economia circolare dei ricambi

Sei i pezzi di ricambio nuovi risultano molto costosi e difficili da trovare, rendere quelli di seconda mano più accessibili potrebbe farli diventare più economici. La tesi rientra tra le misure contenute nella proposta di regolamento europeo sul fine vita dei veicoli, ora in discussione a Bruxelles, che punta a migliorare la disponibilità, la qualità e la tracciabilità dei pezzi di ricambio di seconda mano, includendo specifici criteri per rendere facilmente smontabili le parti. La proposta dovrebbe prevedere anche l’attivazione di officine e di centri di raccolta per riparazione e utilizzo dei ricambi usati delle componenti elettroniche.

Mentre l’industria dell’automotive si confronta con le misure e aspetta aggiornamenti da Bruxelles, c’è chi come Stellantis gioca d’anticipo investendo su buone pratiche circolari. Da inizio 2024 è operativa la piattaforma Valorauto, un servizio di gestione dei veicoli da rottamare, per ora disponibile solo in Francia, Belgio e Lussemburgo. Nata da una joint venture tra Stellantis e Galloo (azienda leader nel riciclo dei veicoli), Valorauto consente il ritiro del veicolo, il suo smontaggio e il recupero dei componenti da riutilizzare o da rigenerare. Comprese le batterie dei veicoli elettrici, che vengono rigenerate o riprogettate come accumulatori di energia.

Stellantis, che entro il 2030 punta a toccare i 2 miliardi di euro di ricavi da attività circolari, ha inoltre creato un canale per il riciclo dei cerchi in lega nel mercato nordamericano. Funziona così: i cerchi a fine vita vengono ritirati direttamente dai concessionari, fusi presso lo stabilimento di Kokomo (Indiana, Stati Uniti) e infine riutilizzati come alluminio grezzo da destinare alla produzione di nuovi componenti per motori o cambi.

 

Immagine: Envato