Il Clean Industrial Deal mobiliterà nel breve termine oltre 100 miliardi di euro per sostenere la produzione industriale pulita nell'UE, con un'ulteriore garanzia di 1 miliardo di euro nell'ambito dell'attuale bilancio comune. Bruxelles, come anticipato, prevede di semplificare le norme sugli aiuti di stato entro giugno per accelerare e finanziare la transizione verso le energie pulite, promuovere la decarbonizzazione dell'industria e garantire una capacità manifatturiera adeguata per le tecnologie verdi in Europa, e ridurre i prezzi dell’energia.

"L'Europa non è solo un continente di innovazione industriale, ma anche un continente di produzione industriale”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Sappiamo che troppi ostacoli si presentano ancora alle nostre aziende europee, dai prezzi elevati dell'energia all'eccessivo carico normativo”, ha affermato. “Il Clean Industrial Deal è pensato per rimuovere questi ostacoli che frenano le nostre imprese e per rendere l'Europa un'opzione chiara e competitiva per gli affari."

“Oggi l’Europa si sta impegnando a favore della decarbonizzazione come motore di prosperità, crescita e resilienza”, ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera. “Impegnandoci a realizzare gli obiettivi climatici del Patto Verde, stiamo gettando le basi per un futuro sostenibile.”

Con il Clean Industrial Deal "puntiamo a ridurre le emissioni industriali fino al 30%. È un chiaro segnale che facciamo sul serio”, ha aggiunto il commissario per il clima, Wopke Hoekstra, in conferenza stampa. "Stiamo mobilitando ogni risorsa disponibile e facendo leva su molteplici canali di finanziamento per stimolare un aumento senza precedenti degli investimenti nelle reti e nell'energia pulita a breve, medio e lungo termine", ha assicurato il commissario, confermando l'intenzione di lanciare una Banca per la decarbonizzazione industriale, "basata in parte sul sistema di scambio delle quote di emissione" che secondo le stime di Bruxelles potrebbe raccogliere fino a 100 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.

"Sulla base della nostra esperienza, questo potrebbe mobilitare fino a 400 miliardi di euro", ha concluso Hoekstra. "L'Europa vuole semplificare le sue regole e "sa riformarsi, senza motosega, ma con uomini e donne competenti, che ascoltano gli attori economici”, ha detto il vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'Industria, Stéphane Séjourné, riecheggiando il presidente argentino Milei ed Elon Musk.

Cento miliardi di finanziamento e una banca per la decarbonizzazione

In estrema sintesi, di fronte al boom dei prezzi dell’energia e alla feroce concorrenza globale, l’esecutivo comunitario vuole adottare un nuovo quadro regolamentare degli aiuti di stato, consentendo un’approvazione semplificata e più rapida dei progetti legati alle energie rinnovabili e alla decarbonizzazione industriale, oltre a garantire una sufficiente capacità produttiva di tecnologie pulite, in vista dell’obiettivo emissioni zero del 2050, su cui non si torna indietro.

L’altra novità è il rafforzamento del Fondo per l’innovazione, e la proposta per una Banca per la decarbonizzazione industriale, con l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di euro di finanziamenti. Ben si comprende che se gli obiettivi generali sono condivisibili e generalmente condivisi da tutte le parti chiamate in causa, solo di qui a giugno riusciremo a capire se le misure effettive saranno in grado di generare effetti concreti e tangibili. Per adesso Euroelectric, l'associazione che raccoglie l'industria elettrica europea, approva. “È un primo passo nella giusta direzione con la sua enfasi sull'elettrificazione, la semplificazione e la stimolazione della domanda. L'Europa ha bisogno di unità più che mai”, ha dichiarato la segretaria generale Kristian Ruby.

Cosa prevedono le novità

Più in dettaglio, oggi, mercoledì 26 febbraio, la Commissione ha adottato un Action Plan on Affordable Energy per abbassare le bollette energetiche delle imprese e dei cittadini europei. La norma accelererà la diffusione dell’energia pulita, favorirà l’elettrificazione, completerà il nostro mercato interno dell’energia con interconnessioni fisiche e promuoverà un uso più efficiente dell’energia, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati. 

La norma chiamata Industrial Decarbonisation Accelerator Act cercherà di aumentare la domanda di prodotti green europei, anche con la revisione degli appalti pubblici nel 2026 per introdurre criteri di “preferenza europea” per i settori strategici per la decarbonizzazione. Insomma, sarà rafforzato il principio del made in Europe e del buy European per la produzione industriale. "Questi criteri saranno estesi anche per incentivare appalti privati, attraverso misure come gli standard di prestazione delle emissioni di CO₂ basati sul ciclo di vita", si legge nella comunicazione. In questo contesto arriverà un’etichetta volontaria sull’intensità di carbonio per i prodotti industriali, a partire dall’acciaio nel 2025, seguito dal cemento. La Commissione semplificherà e armonizzerà le metodologie di contabilizzazione del carbonio.

Per quanto riguarda la circolarità e l‘accesso alle materie prime, la Commissione vuole varare un meccanismo che permetta alle aziende europee di unirsi e aggregare la domanda di materie prime critiche, creare un centro per l’acquisto congiunto di materie prime critiche, e varare entro il 2026 una norma per accelerare la transizione verso un’economia circolare, garantendo che le materie prime scarse siano utilizzate e riutilizzate in modo efficiente, riducendo le dipendenze globali e creando posti di lavoro di alta qualità. L’obiettivo è raggiungere il 24% di materiali circolari entro il 2030.

In attesa del fondo UE per la Competitività di cui non si conosce ancora l'entità e che arriverà soltanto nel prossimo bilancio pluriennale comune, la Commissione propone poi una Banca per la decarbonizzazione industriale, con l'obiettivo di raggiungere quota 100 miliardi di euro di finanziamenti. A contribuire alla realizzazione del nuovo meccanismo saranno i fondi già disponibili nel Fondo per l'innovazione e le entrate aggiuntive derivanti da parte dell'ETS e dalla revisione di InvestEU, che prevede di mobilitare fino a 50 miliardi in investimenti pubblici e privati aggiuntivi destinati, tra l'altro, alle tecnologie pulite, alla mobilità sostenibile e alla riduzione dei rifiuti.

Come già a suo tempo annunciato, poi, ci saranno i cosiddetti “pacchetti omnibus” pensati per ridurre la burocrazia. Il primo − già lo sappiamo − riguarda direttive appena votate, e non ancora recepite da tutti gli stati, come la tassonomia degli investimenti sostenibili, che diventerà volontaria per le imprese al di sotto di una certa soglia di dipendenti. Anche la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e la direttiva sulla due diligence per la responsabilità aziendale (CSDDD) saranno semplificate, così come il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), dai cui vincoli saranno esentati i piccoli importatori.

 

In copertina: Ursula von der Leyen fotografata da Dati Bendo © European Union, 2025