Alla vigilia della 78ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) le prospettive sul futuro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’ONU apparivano piuttosto fosche. Gli sforzi globali per raggiungerli entro il 2030 hanno perso spinta, indeboliti da una combinazione senza precedenti di guerre, ondate di politica nazionalista populista e pandemia di Covid-19.

Il Rapporto 2023 sullo sviluppo sostenibile globale ha mostrato che solo il 12% circa degli obiettivi SDG è sulla buona strada e circa il 30% degli obiettivi non ha registrato alcun progresso o è regredito al di sotto dello standard del 2015.

L’ampia portata del divario di finanziamenti necessari per raggiungere gli SDG, che l'OCSE ha stimato in 3,9 trilioni di dollari nel 2020, sembra aver aggravato la situazione. Tale divario è significativamente cresciuto nel corso della pandemia, poiché le contrazioni economiche e le spese sanitarie di emergenza hanno sottratto fondi ai progetti di sviluppo a lungo termine.

Tuttavia, sarebbe sufficiente meno dell’1% dei finanziamenti globali per colmare tale divario. Ciò che si capisce chiaramente dalla Dichiarazione politica dei capi di stato del Summit sugli SDG di New York 2023 è che il sostegno nei confronti degli obiettivi di sviluppo sostenibile è ancora significativo. Se sfruttato al meglio potrebbe dare inizio a una nuova fase di progressi accelerati per salvare l’Agenda 2030 dal fallimento.

Affinché la missione di soccorso abbia successo, c’è urgente bisogno di riforme sostanziali all’interno del sistema finanziario multilaterale, in particolare le banche multilaterali di sviluppo (BMS).

Gli ostacoli finanziari ai progressi degli SDG

Le banche multilaterali di sviluppo giocano da lungo tempo un ruolo fondamentale nel finanziare e sostenere iniziative di sviluppo in tutto il mondo. Il loro contributo, sia finanziario che di consulenza, è fondamentale per affrontare questioni che vanno dalle riforme della governance per migliorare l’erogazione di servizi pubblici all’implementazione delle infrastrutture. Le loro attuali strutture e pratiche, tuttavia, continuano a frenare il progresso degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’allocazione delle risorse delle banche multilaterali di sviluppo non sempre si allinea con le priorità degli SDG, in particolare per quanto riguarda l’armonizzazione degli obiettivi, anche se nemmeno le richieste di finanziamento da parte dei clienti sono sempre in linea con gli SDG.

Per esempio, la preferenza dei governi mutuatari per i grandi progetti infrastrutturali come dighe idroelettriche e centrali elettriche a combustibili fossili (e la competenza delle BMS in materia) si è a volte trovata in conflitto con gli elementi di sostenibilità ambientale e di equità sociale degli SDG.

Le pratiche delle banche multilaterali di sviluppo non sono che una parte di un’architettura finanziaria molto più vasta, che comprende i sistemi fiscali, la valutazione dei beni e delle attività economiche, i rating creditizi e i prestiti bilaterali. Molti partecipanti al Summit SDG hanno definito tale architettura come non più adatta allo scopo.

Per esempio il debito impedisce il flusso di finanziamenti verso priorità degli SDG come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, in special modo nel Sud del mondo, dove i Paesi pagano per il loro debito molto più di quelli industrializzati. In media gli Stati africani contraggono prestiti a tassi quattro volte superiori a quelli degli Stati Uniti e otto volte superiori a quelli della Germania, e metà dei Paesi del mondo spendono di più per il debito che per sanità e istruzione.

Non sorprende che i governi di tali Paesi siano riluttanti a contrarre altro debito, anche a tassi agevolati, delle banche multilaterali di sviluppo.

Le sfide per riformare le banche multilaterali di sviluppo

Gli sforzi per riformare le BMS si trovano davanti diverse sfide significative. In primo luogo, c'è la questione della governance. Il potere decisionale all’interno di queste istituzioni si è concentrato nelle mani di pochi grandi azionisti (Stati Uniti, Giappone, Cina, Germania, Regno Unito e Francia), spesso con contributi limitati da parte dei Paesi che maggiormente sono interessati dalle loro politiche. Le strutture di governance devono essere più inclusive ed eque affinché le BMS rispondano alle esigenze della comunità globale.

Le banche multilaterali di sviluppo devono anche adattarsi alla natura mutevole delle sfide dello sviluppo. Gli approcci tradizionali, che si incentrano sull’incremento di infrastrutture ad alta intensità di risorse ed emissioni e sulla crescita del PIL, non sono più adeguati a un progresso sostenibile.

Ridefinire le priorità e la misurazione del successo

Dato che gli SDG comprendono un’ampia serie di obiettivi, inclusa la sostenibilità ambientale, l’uguaglianza di genere e la giustizia sociale, è necessario che le BMS rivedano il modo in cui stabiliscono le priorità e misurano il successo, per affrontare efficacemente queste sfide pur riconoscendo i propri limiti.

Nonostante ci siano stati alcuni progressi nello stimolare gli investimenti del settore privato, serve uno sforzo molto più grande per sbloccare ulteriori finanziamenti per lo sviluppo sostenibile.

Sono essenziali meccanismi innovativi di finanziamento, che aiutino a stimolare la competizione del settore privato invece di favorire solo alcune grandi aziende. L’aumento dei partenariati con le istituzioni finanziarie del settore privato, in special modo con le banche locali, darà i suoi frutti. Questa cooperazione potrà favorire finanziamenti più accessibili, compresi quelli del settore privato, la finanza mista e le obbligazioni legate agli SDG.

Segni di cambiamento positivo

Nonostante queste sfide, il Summit sugli SDG di New York 2023 ha mostrato segnali incoraggianti di cambiamento positivo. L'ONU ha promosso il suo nuovo SDG Stimulus per dare il via alle riforme e aumentare i finanziamenti a lungo termine a prezzi accessibili per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Si pianifica di reincanalare altri 100 miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo, principalmente attraverso le BMS, entro il 2025.

Un altro obiettivo del SDG Stimulus è quello di catalizzare l’adozione di resilienza climatica e conversione del debito, necessarie per fornire assistenza a Paesi colpiti da catastrofi climatiche. Per il periodo 2026-2030 lo Stimulus SDG mira a fornire almeno 500 miliardi di dollari all’anno, oltre a adottare riforme a più ampio spettro per migliorare l’efficacia, l’equità e la reattività del sistema finanziario internazionale.

Anche il Regno Unito si è nuovamente impegnato a supportare lo Stimulus SDG. L’obiettivo è quello di sbloccare ulteriori 200 miliardi di dollari di finanziamenti nel corso dei prossimi dieci anni attraverso le riforme delle banche multilaterali di sviluppo. Questo impegno non è solo una spinta finanziaria, ma anche un segnale di una rinnovata volontà politica di allineare il settore finanziario agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Una nuova agenda per lo sviluppo 

Le parti interessate hanno ora l'opportunità di portare avanti la nuova agenda finanziaria del Summit SDG nelle riunioni annuali e di primavera del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, nel Forum sul finanziamento dello sviluppo del 2024 e nella quarta Conferenza internazionale nelle Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo (FfD4) prevista per il 2025.

 

*Questo articolo è stato pubblicato originariamente su ChathamHouse.org

 

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Immagine: Il segretario genarale delle Nazioni Unite António Guterres in apertura del Summit sugli SDG di NEW York. UN Photo/Cia Pak