La circolazione della corrente atlantica è sempre più vicina al collasso e questo potrebbe avere impatti climatici devastanti. A dirlo è uno studio pubblicato su Science Advances che dimostra come il riscaldamento globale stia minando l’interscambio di calore tra le correnti oceaniche. Se l’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) si dovesse arrestare, in Europa calerebbero drasticamente le temperature, nella foresta amazzonica si invertirebbero le stagioni umide con quelle secche e nelle città costiere il mare si innalzerebbe ancora più rapidamente di decine di centimetri.

Non ci sono ancora dati sufficienti per sapere quando tutto ciò accadrà, ma è arrivata la prova scientifica che esiste un “punto di non ritorno” verso cui ci stiamo dirigendo velocemente. “Una brutta notizia per il sistema climatico e per l’umanità”, hanno scritto i ricercatori. 

Come funziona l’AMOC e perché si potrebbe arrestare

L’AMOC è una sorta di “nastro trasportatore” che muove le correnti oceaniche per differenza di densità d’acqua. “Questa circolazione, di cui fa parte anche la corrente del Golfo, svolge il ruolo fondamentale di equilibratore climatico e si innesca essenzialmente grazie al peso dell’acqua, alla sua densità”, ci spiega Sandro Carniel, climatologo e oceanografo del Centro Nazionale di Ricerche. “Più l’acqua è fredda e salata, maggiore è la sua densità, e più è facile che la sua massa sprofondi. Mentre se l’acqua è calda e dolce (cioè non salata) è più leggera e quindi rimane in superficie maggiormente.”  

È proprio questa differenza di densità che consente alle correnti calde di muoversi dall’Equatore verso il Circolo Polare Artico, portando calore alle regioni del Nord Europa. Una volta giunte a destinazione, le masse d’acqua si raffreddano, diventano dense e poi sprofondano, lasciando spazio nuovamente a correnti calde dall’Equatore. Questo è il processo che negli ultimi 10.000 anni ha consentito di mantenere il clima nordeuropeo temperato e sostanzialmente stabile.

Oggi però il surriscaldamento dei mari e la fusione dei ghiacci stanno ostacolando lo sprofondamento delle masse d'acqua. “Le enormi quantità di ghiacci che stanno fondendo riversano un’incredibile quantità di acqua dolce nel nord Atlantico”, aggiunge Carniel. “Acque sempre meno salate e calde contribuiscono a impigrire la circolazione generale delle correnti.”

 

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Dal collasso dell’AMOC una nuova era glaciale?

Riscaldamento globale e rallentamento dell’AMOC sono due fenomeni connessi, ma i loro effetti corrono a velocità differenti. Sotto gli effetti di una crescente concentrazione di anidride carbonica, la temperatura dell’atmosfera si scalda al ritmo, già estremamente preoccupante, di qualche decimo di grado ogni dieci anni. Un rallentamento irreversibile della circolazione delle correnti atlantiche causerebbe invece effetti climatici molto più rapidi, nell’ordine di alcuni gradi al decennio

Il noto film apocalittico The Day After Tomorrow, nel quale in poche ore il nord del pianeta si trova in preda a una terrificante glaciazione, si ispira proprio al rallentamento delle correnti atlantiche e alla fusione dei ghiacci polari. In caso di collasso dell’AMOC i ricercatori prevedono che alcune città europee potrebbero subire un calo di temperature dai 5 a 15 °C in pochi decenni. In alcune zone gli effetti sarebbero ancora peggiori: i mesi di febbraio di Bergen (Norvegia) potrebbero diventare 3,5°C più freddi ogni dieci anni.

Tuttavia l’Europa non sarebbe l’unica regione a essere colpita. Il livello dell’oceano Atlantico aumenterebbe di 70 cm, sommergendo numerose città costiere. Le precipitazioni nella foresta amazzonica subirebbero un drastico cambiamento e l’emisfero meridionale diventerebbe sempre più caldo. Queste previsioni sono state ottenute grazie a modelli computazionali all’avanguardia che hanno simulato gli effetti sul clima in un arco di 2.000 anni.

Per avere un’idea di cosa accadrebbe di fronte all’interruzione dell’AMOC si deve tornare indietro di migliaia di anni. L'ultimo stop della corrente atlantica si è verificato circa 12.900 anni fa, quando nel Nord America la fusione del gigantesco lago ghiacciato Agassiz provocò lo sversamento di grandi quantità di acqua dolce nel mare. All’evento, probabilmente causato dall’impatto con una cometa, seguirono circa 1.300 anni di gelo

La soluzione: ridurre le emissioni

Sono anni che si cerca di capire di più sulle correnti atlantiche. Secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2018, negli ultimi 70 anni la spinta della corrente atlantica è diminuita del 15%. Un’altra ricerca più recente ha stimato che il punto di non ritorno potrebbe verificarsi prima del 2095. Si tratta di una tesi però smentita dal Met Office, il servizio meteorologico britannico, che ha giudicato “molto improbabile” un arresto in questo secolo.  

L’estinzione di alcune specie animali, la mancanza di acqua dolce oppure il caldo asfissiante sono alcuni dei tipping points (punti di non ritorno) che minacciano la sopravvivenza della specie umana. Il possibile collasso dell’AMOC si aggiunge alla lista. I modelli climatici parlano chiaro: a causa dell’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera le correnti dell’Atlantico si stanno indebolendo velocemente. Non ci resta che ridurre le emissioni.

Guarda: NASA: The Thermohaline Circulation (The Great Ocean Conveyor Belt)

 

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Immagine di copertina: Emma Francis, Unsplash