Secondo il CDP Financial Services Disclosure Report 2022, le emissioni di gas serra legate alle attività di investimento, prestito e sottoscrizione delle istituzioni finanziarie globali superano di circa 750 volte le loro emissioni dirette. Nel frattempo, però, mentre è sempre più chiaro il ruolo della finanza come motore della transizione ecologica, meno della metà delle istituzioni finanziarie e solo il 27% degli assicuratori dichiara di aver intrapreso azioni per allineare i propri portafogli allo scenario auspicato dall’Accordo di Parigi sul clima: limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Come contribuire quindi a orientare la bussola della finanza sostenibile e supportare le aziende nel processo di decarbonizzazione? Materia Rinnovabile lo ha chiesto a Carbonsink, società di consulenza leader sul mercato italiano nelle strategie di mitigazione e gestione dei rischi climatici per il settore privato.
Decarbonizzare il portfolio degli investitori
La finanza può agire per il clima in diversi modi. Può richiedere ai governi di implementare politiche climatiche più incisive, come l'istituzione di un prezzo per le emissioni di carbonio o il divieto di finanziare progetti basati sui combustibili fossili; può sviluppare strumenti per finanziare progetti con impatto positivo per l'ambiente come i green bond, oppure trasferire gli investimenti da asset ad alta intensità di carbonio a quelli a bassa intensità. Strategie che però vanno adottate quanto prima.
“Se guardiamo agli scenari climatici, c'è una finestra di opportunità che si sta chiudendo. Secondo CDP le istituzioni finanziarie stanno sottovalutando i rischi più significativi legati al clima, con un potenziale impatto di oltre 1.100 miliardi di dollari per le 260 società più grandi del mondo”, spiega Blanca Moreno, Managing Consultant presso Carbonsink, che da gennaio 2022 è parte del gruppo South Pole.
“Per raggiungere i target net zero gli investitori devono decarbonizzare il loro portfolio e avviare, con le aziende restanti, una strategia per promuovere la riduzione dell’intensità emissiva delle loro attività”, continua Moreno. “Carbonsink accompagna aziende e investitori nel calcolo delle emissioni, per individuare gli hotspot su cui intervenire. Lo facciamo analizzando i dati, interpretandoli e sviluppando la migliore strategia per raggiungere gli obiettivi, a corto o lungo termine, in modo credibile e allineato alla scienza del clima.”
I rischi del greenhushing
Individuata la strategia, secondo Moreno c’è un secondo passaggio da non tralasciare. “È fondamentale aiutare i clienti nella rendicontazione pubblica delle loro iniziative, utilizzando il questionario CDP, e nello sviluppo di obiettivi di decarbonizzazione in linea con la scienza attraverso le metodologie di Science Based Target initiative (SBTi) per il settore finanziario. Entrambe le iniziative hanno come cardine la divulgazione, incoraggiando il settore finanziario ad adottare un approccio di trasparenza nella comunicazione esterna verso i propri stakeholder”. Attualmente, secondo il Net Zero Report 2023 pubblicato da South Pole a gennaio, in 10 settori principali su 14 la maggior parte delle aziende analizzate sta infatti riducendo attivamente le proprie comunicazioni sul clima.
Il fenomeno è noto come greenhushing e secondo i ricercatori, che hanno intervistato oltre 1.400 responsabili della sostenibilità a livello mondiale, sottende un chiaro disallineamento tra la convinzione delle aziende circa il valore della comunicazione dei propri obiettivi climatici e la loro fiducia nel farlo. Nonostante la stragrande maggioranza (81%) delle aziende analizzate ritenga che comunicare i propri obiettivi net zero sia positivo per i profitti, quasi la metà (44%) lo trova più difficile di prima. Tra le motivazioni: la mancanza di chiarezza e la complessità nel seguire gli aggiornamenti normativi, a cui si aggiunge proprio il timore dello scrutinio da parte degli investitori. Investitori che, a loro volta, sono frenati dal greenhushing, dalla mancanza di dati e orizzonti temporali troppo lunghi, e stanno adottando un approccio wait- and-see che rischia di rallentare tanto i progressi quanto una loro aperta condivisione.
“Per questo noi di Carbonsink riteniamo che il ruolo di engagement degli investitori rispetto alle aziende sia cruciale e supportiamo entrambe le parti nel processo di decarbonizzazione”, conslude Moreno. “Serve a far scattare quella scintilla d’azione a cascata di cui il mercato ha bisogno per aumentare la climate action del settore privato e affrontare l’urgente sfida climatica che abbiamo davanti a noi."
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