L’Africa ha grandi potenzialità. Lo si sente dire spesso in svariati contesti, ed è particolarmente vero quando si parla di economia circolare. Un panorama ricco di piccole realtà, spesso nate nell’ambito dell’economia informale, sta spingendo la rivoluzione circolare in molti Paesi del continente. Ci sono però parecchie sfide da affrontare: l’implementazione di normative a livello nazionale, l’adozione di standard omogenei, e naturalmente l’accesso a fondi e finanziamenti per far crescere le imprese e le startup e sviluppare l’innovazione.
Su questi temi sta lavorando l’African Development Bank (AfDB), che ne 2019 ha lanciato il suo programma dedicato all’economia circolare. Ne abbiamo parlato con Al-Hamndou Dorsouma, responsabile della divisione Climate Change and Green Growth dell’AfDB, incontrato lo scorso aprile in occasione del World Circular Economy Forum a Bruxelles.
Quali sono i principali obiettivi del programma per l’economia circolare lanciato da AfDB?
L’idea di un programma per l’economia circolare della AfDB è nata quattro anni fa, dopo la nostra partecipazione all’edizione 2019 del World Circular Economy Forum. Lo abbiamo concepito come un framework strutturato su tre componenti. La prima è il sostegno all’integrazione dell’economia circolare nei piani di sviluppo nazionali dei Paesi africani. Ad esempio stiamo attualmente aiutando Paesi come Benin, Ciad, Camerun, Etiopia e Uganda nello sviluppo delle loro roadmap circolari, cercando di creare un contesto politico costante che favorisca l’implementazione di questi percorsi. La seconda componente riguarda lo sviluppo delle imprese. In Africa sono molte le aziende che attualmente si stanno sviluppando nel settore dell’economia circolare, ma spesso hanno problemi ad accedere ai finanziamenti e anche all’assistenza tecnica. Abbiamo perciò deciso di creare il programma AfriCircular Innovators, per fornire il giusto supporto a piccole e medie imprese e startup che stanno emergendo in questo ambito.
La terza componente è l’advocacy, ovvero la promozione. L’economia circolare è ovviamente un obiettivo che fa parte dell’agenda globale, ma deve anche adattarsi ai differenti contesti, tenendo in considerazione le peculiarità delle diverse regioni, continenti e Paesi. Per questo motivo la AfDB sta sostenendo la piattaforma African Circular Economy Alliance. Si tratta di un’alleanza creata dagli stessi Paesi africani per sostenere un’economia circolare adatta ai propri scopi. Attraverso questa piattaforma si sta facendo un grande lavoro di advocacy, condividendo conoscenze e buone pratiche tra i vari Paesi, e tra nazioni ed enti privati.
Consideriamo queste tre componenti come parte di un quadro più ampio, perché non vogliamo vedere l’economia circolare come un “settore” a sé stante. L’economia circolare è intersettoriale, e pertanto abbiamo bisogno di un approccio integrato, di un “pacchetto completo”. La AfDB è un istituto finanziario, ma sappiamo che la finanza da sola non basta: è necessario creare un ambiente favorevole affinché i finanziamenti possano fluire. Senza le giuste politiche, senza le giuste normative, senza i giusti incentivi, non è possibile farcela. Quindi stiamo promuovendo un pacchetto completo che comprende assistenza tecnica, finanziamenti, supporto tecnologico e innovazione per soddisfare le esigenze specifiche di diversi segmenti della società, visto che le esigenze dei governi sono diverse da quelle del settore privato, e così via. È da qui che nasce il nostro programma, che è operativo da circa un anno e mezzo.
Quali sono le principali sfide e criticità nello sviluppo di un’economia circolare nei Paesi africani?
Ci sono varie sfide da superare. La prima è il rischio di investimento percepito. C’è la percezione diffusa che investire in Africa sia rischioso, ma non è vero, e dobbiamo riuscire a cambiare questa idea. Il secondo problema è il costo del denaro. I tassi di interesse per i prestiti sono alti, e per le piccole imprese non è conveniente chiedere prestiti in banca per far crescere la propria attività.
Altre sfide sono legate all’inadeguato contesto politico-normativo, visto che le politiche attualmente in atto sono state create per un’economia lineare e non per un’economia circolare, e andrebbero aggiornate per prendere in considerazione i requisiti specifici della circolarità. Infine, c’è la questione dell’accesso ai finanziamenti, anche a quelli globali. È necessario elaborare strumenti in grado di sfruttare sia la valuta locale che la valuta forte proveniente dai mercati internazionali, in modo da avere un quadro completo per finanziare la circolarità in Africa.
Insomma, le sfide sono molte, ma il potenziale è enorme e dobbiamo dotarci degli strumenti per affrontarle.
Quali potrebbero essere dunque gli strumenti per attrarre i capitali privati dall’estero?
Ce ne sono diversi. Il primo riguarda la tassazione. Alcuni Paesi stanno già lavorando su sgravi fiscali e incentivi affinché il settore privato investa senza ulteriori tasse. Un altro strumento importante sono le sovvenzioni per l'assistenza tecnica, per stimolare la partecipazione del settore privato. Poi ci sono gli strumenti di derisking, che forniscono agli investitori privati garanzie di condivisione del rischio.
Come la blended finance?
Sì, la blended finance è una strategia già in uso. Ad esempio, la AfDB sta utilizzando molti meccanismi di finanza mista per combinare i nostri finanziamenti alle risorse delle aziende private, ma anche ai fondi per il clima. Ma dobbiamo lavorare anche a livello nazionale per creare incentivi alla diffusione dell’economia circolare; è molto importante perché non si può fare affidamento solo sul sostegno internazionale.
A livello di African Circular Economy Alliance, state lavorando per un allineamento agli standard internazionali?
Naturalmente! Stiamo supportando alcuni standard internazionali, come il Global Circularity Protocol del World Business Council on Sustainable Development. E come AfDB facciamo parte del gruppo di lavoro congiunto delle banche multilaterali di sviluppo, con cui, in occasione del WCEF 2024, abbiamo pubblicato un documento intitolato A Shared Vision for the Circular Economy. I prossimi passi includeranno lo sviluppo di standard comuni, principi comuni e una matrice comune per misurare la circolarità.
Quali sono, al momento, i Paesi africani più avanti nel percorso verso la circolarità?
È difficile fare una classifica, anche perché prima tutti i Paesi dovrebbero condividere e approvare gli stessi standard. Ma posso dire che vediamo progressi in nazioni come il Ruanda e il Kenya, il Sud Africa e in alcuni Paesi del Nord Africa come ad esempio il Marocco. Non posso indicare la miglior performance o fare una classifica, ma il fatto che ci siano dei progressi è incoraggiante.
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In copertina: Al-Hamndou Dorsouma fotografato da Marian Stanescu