Non tutte le schede sono state ancora scrutinate ma tutti i seggi sono chiusi e la notizia è ufficiale: Donald Trump ha vinto le elezioni e sarà il 47° presidente degli Stati Uniti. Kamala Harris non ha ancora parlato, Trump l’ha fatto con un discorso a braccio in cui ha ringraziato il proprio elettorato e chiarito che ha vinto grazie al movimento MAGA (attribuendo quindi il successo non agli elettori repubblicani ma ai propri sostenitori, riuniti sotto lo slogan Make America Great Again, appunto). E a differenza di quando pronosticato da tutti i sondaggi pre elettorali, che hanno sempre dato un testa a testa tra i due candidati alla Casa Bianca, la vittoria di Trump è stata netta e ampia.
Alle 11.32 di mattina ora italiana, CNN e Associated Press hanno chiamato la vittoria di Donald Trump che però era già matematica dalle 8.30 circa. Trump aveva infatti un netto vantaggio o aveva già conquistato tutti gli stati in bilico, tra cui la Pennsylvania, il più importante perché ha il maggior numero di grandi elettori. Viktor Orbán, Giorgia Meloni, Benjamin Netanyahu, Emmanuel Macron e Keir Starmer hanno già espresso le proprie congratulazioni ufficiali, anche se gli ultimi due con toni più istituzionali e meno trionfalistici.
Anche Volodymyr Zelens'kyj si è congratulato con Donald Trump, sebbene questa elezione non sia una buona notizia per lui e il suo paese. Trump, che si dichiara amico di Vladimir Putin, ha infatti più volte detto di voler sospendere gli aiuti statunitensi all’Ucraina, con l’intenzione di mettere fine al più presto alla guerra. Un totale e immediato disengagement (disimpegno) è improbabile, ma gli USA sono il maggior sostenitore dell’Ucraina, e un qualsiasi loro passo indietro, anche parziale, significherebbe un indebolimento dell’Ucraina e un avvicinamento all’ipotesi di cessioni territoriali a favore della Russia.
Dal punto di vista finanziario, Wall Street ha preso molto bene la notizia della rielezione di Donald Trump: volano i futures, il dollaro è salito ai massimi dagli ultimi due anni, i Bitcoin sono balzati a un livello record superando la soglia dei 75.000 dollari. Più incerte sono state le borse europee (ora già in ripresa), per cui pesano maggiormente le questioni dei dazi alla Cina, del sostegno all’Ucraina e della generale deregulation a cui si richiama Trump, che vede l’Europa più come un competitor che un’alleata.
Al momento è sicuro che i repubblicani avranno la maggioranza in Senato, consentendo a Trump di avere ampio margine di manovra nella nomina, per esempio, dei giudici. L’altra certezza è che le minoranze non hanno votato come si aspettavano i democratici. Nonostante gli insulti degli ultimi giorni, per esempio, l’elettorato portoricano ha sostenuto in larga parte Donald Trump. Su una cosa, infatti, i sondaggi pre elettorali avevano ragione: chi ha votato Donald Trump era più motivato da questioni economiche, come l’inflazione, e dell’immigrazione. Chi ha votato Kamala Harris aveva come priorità la salvaguardia della democrazia.
Molte riflessioni dovranno aprirsi quindi in campo democratico, che ha perso consenso anche dove ne aveva sempre avuto in abbondanza. Uno spostamento strutturale che coinvolge stati, città, segmenti di popolazione e rende chiaro quanto la rielezione di Trump sia stata voluta. Non più un voto di protesta, non più una sorpresa. Gli Stati Uniti hanno già visto una presidenza Trump, sanno cosa significa, hanno deciso di non rieleggerlo nel 2020 così come hanno deciso di ridargli fiducia ora, nel 2024. Ed è stata una scelta consapevole.
In copertina: Donald Trump fotografato da Gaged Skilmore, via Flickr