Alle 4:30 di giovedì 10 aprile, dopo una lunga notte di negoziati, Parlamento e Consiglio UE hanno raggiunto un'intesa politica sulla prima legislazione continentale dedicata al suolo: la Soil Monitoring Law. L'obiettivo dichiarato è ambizioso — suoli sani in tutta Europa entro il 2050 — e si inserisce nel quadro più ampio dell'iniziativa europea per l’inquinamento zero.
"L'accordo di oggi è una pietra miliare importante per migliorare il sostegno agli agricoltori e a tutti gli altri soggetti che si occupano di mantenere il suolo sano”, ha dichiarato il relatore Martin Hojsík (Renew, SK). “Fornire loro migliori informazioni e assistenza, evitando al contempo burocrazia e nuovi obblighi, sono le pietre miliari della nuova legge."
Il compromesso raggiunto è un cosiddetto "accordo di seconda lettura anticipata". Parlamento e Consiglio hanno cioè negoziato il testo dopo che l'Assemblea aveva già approvato la sua posizione in prima lettura.
Ora si attende l’adozione formale dell'accordo da parte del Consiglio e, successivamente, il voto in seconda lettura in plenaria da parte del Parlamento. Una volta completato l’iter legislativo, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'UE. Da quel momento, gli stati membri avranno tre anni di tempo per adeguarsi alle nuove disposizioni.
Cosa prevede la nuova direttiva europea sul monitoraggio del suolo
La nuova direttiva sul suolo rappresenta “un importante passo avanti per contrastare dissesto idrogeologico, consumo di suolo e sversamento illegale di rifiuti, quest'ultimo un fenomeno ancora troppo presente in Europa e che ha segnato pagine drammatiche nel nostro paese", dichiara Annalisa Corrado, eurodeputata del PD e responsabile ambiente per il gruppo dei socialisti e democratici.
In base all’accordo raggiunto, gli stati membri saranno obbligati a monitorare e valutare la salute dei suoli utilizzando descrittori comuni — parametri fisici, chimici e biologici — e una metodologia UE standardizzata per i punti di campionamento.
Per semplificare il processo, i governi potranno comunque basarsi su campagne nazionali di monitoraggio già esistenti o su metodologie equivalenti. La Commissione europea accompagnerà il lavoro degli stati rafforzando il programma di monitoraggio LUCAS Soils, mettendo a disposizione supporto tecnico e finanziario su misura.
Inoltre, per tenere conto delle differenze locali e dei diversi livelli di degrado, ogni stato stabilirà obiettivi sostenibili — non vincolanti — per ciascun descrittore del suolo, nel quadro dell’obiettivo generale di migliorare la salute dei suoli in tutta l'Unione Europea.
Attenzione a PFAS e pesticidi ma nessun nuovo obbligo per gli agricoltori
"Nei monitoraggi che gli stati membri dovranno effettuare a cadenze regolari, e se richiesto con il sostegno diretto dell'UE, verranno rilevati anche PFAS e pesticidi”, continua Corrado. “La direttiva evidenzia poi l'urgenza di mappare la presenza di micro e nanoplastiche, che rappresentano già un elemento di preoccupazione. Salubrità e biodiversità vanno di pari passo e sono condizioni imprescindibili perché il suolo possa garantire resilienza e adattamento rispetto agli eventi meteorologici estremi, in particolare grazie alla sua capacità, quando sano, di trattenere l'acqua.”
Per proteggere gli agricoltori e i silvicoltori, la direttiva concordata non impone però nuovi obblighi ai proprietari o ai gestori dei terreni. Al contrario, “obbliga i paesi dell'UE ad aiutarli a migliorare la salute e la resilienza del suolo”, si legge in un comunicato del Parlamento europeo.
Per la società civile mancano target vincolanti
Sebbene l’accordo sia stato accolto positivamente, decine di ONG rappresentate da European Environemental Bureau hanno espresso forte preoccupazione per l’ambizione giudicata troppo debole del testo finale, per l’assenza di obiettivi giuridicamente vincolanti e di piani concreti per il risanamento dei suoli.
"È incoraggiante che, nonostante le campagne di disinformazione, i decisori abbiano raggiunto un accordo storico, ma il risultato è molto deludente”, ha commentato Caroline Heinzel, responsabile delle politiche per il suolo presso EEB. “La prima legge europea sul suolo si limiterà a monitorare il continuo degrado del suolo piuttosto che invertirlo, una conclusione preoccupante per i mezzi di sussistenza degli agricoltori, la natura e il clima."
Critiche arrivano anche dall’Italia. “L’accordo raggiunto a Bruxelles è un passo importante verso il riconoscimento giuridico della tutela del suolo come fondamentale bene ambientale, ma il contenuto della legge europea sul suolo è ancora troppo debole, e non all’altezza delle aspettative per le quali noi stessi, insieme ad altre centinaia di organizzazioni, eravamo scesi in campo con l’iniziativa People 4 Soil, per la quale avevamo raccolto le firme di centinaia di migliaia di cittadini e cittadine europee”, dichiara Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente. “La direttiva, di fatto, consegna agli stati membri la responsabilità di tutelare il suolo e di arrestarne il consumo. Questo significa che siamo solo all’inizio di un percorso, lungo e irto di ostacoli, prima di vedere norme e azioni efficaci per fermare il degrado del suolo, ma è pur sempre un inizio, da salutare con ottimismo.”
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In copertina: Alek Newton, Unsplash