È una vecchia abitudine che c’era una volta in Italia, ma che è più che mai diffusa, praticata e portatrice di ottimi risultati in tanti paesi europei, a cominciare dalla Germania o dalla piccola Slovacchia. Parliamo del cosiddetto vuoto a rendere, ovvero il sistema che mira a incentivare economicamente i cittadini a restituire ai negozianti bottiglie, lattine e tutti gli imballaggi che accompagnano l’acquisto di tanti generi alimentari, e per questa via favorire l’economia circolare, il riutilizzo degli imballaggi e, in ultima analisi, aiutare la transizione ecologica.

Di una possibile rinascita di questo meccanismo soprattutto per le bevande − tecnicamente si chiama DRS, ovvero Deposit Return System − delle possibili soluzioni operative e dei tanti vantaggi che porterebbe si è discusso ieri mattina, 9 ottobre, alla Camera dei deputati, nel corso di un convegno organizzato dalla campagna A Buon Rendere - molto più di un vuoto con il sostegno del vicepresidente della Camera, ed ex ministro Cinque Stelle dell’ambiente, Sergio Costa. Che ha fortemente rilanciato la strada del deposito cauzionale chiedendo al Parlamento un dibattito trasversale e un impegno concreto e collettivo per far sì che dopo il fallimentare esperimento del 2017 questa pratica possa essere concretamente attuata.

Un po’ di dati sul deposito cauzionale in Europa

Come spiegano i portavoce della campagna A buon rendere, non c’è molto tempo da perdere: il Regolamento UE sugli imballaggi recentemente approvato (Direttiva sulle plastiche monouso o PPWR) prevede infatti l’obbligo per i paesi dell’Unione di conseguire al 2029 addirittura un target del 90% di intercettazione delle bottiglie in plastica e delle lattine. È vero che nel corso dei negoziati è stata anche introdotta una condizione di esenzione transitoria per gli stati che conseguissero un tasso di raccolta dell’80% al 2026 per bottiglie e lattine, ma la norma impone ai paesi di istituire un DRS, cioè un sistema di deposito cauzionale, nel caso in cui non venisse raggiunto tale obiettivo nei tre anni precedenti. In altri termini i DRS di fatto saranno introdotti obbligatoriamente a partire dal 2032-2033.

Con il prossimo gennaio 2025 saranno 18 i paesi in Europa che avranno adottato un sistema nazionale di deposito cauzionale (ultimi in ordine di tempo nel 2024 Ungheria, Romania e Irlanda), e in molti altri è già stata definita la data di entrata in vigore o sono in corso valutazioni per definirla. “Come campagna A buon rendere ribadiamo che non esistono esperienze a livello globale che abbiano dimostrato di potere intercettare il 90% dell’immesso al consumo di imballaggi per bevande, consumati prevalentemente on the go”, dice Silvia Ricci, coordinatrice della campagna.

Secondo i promotori dell’iniziativa, anche il sistema di “raccolta selettiva incentivante” che viene invece promosso come alternativa al deposito cauzionale non può essere l’elemento decisivo per conseguire tali obiettivi. Il fatto che sia stato abbandonato da tutti i paesi che avevano avviato una sperimentazione in tal senso (come la Spagna) è eloquente. Le attuali strategie messe in campo, come i finanziamenti di eco-compattatori con fondi PNRR, non paiono di sufficiente portata – pur a fronte di esborsi significativi da parte dello stato – per consentire il conseguimento degli obiettivi. Ritardare nel tempo l’adozione del deposito cauzionale significa accettare lo spreco di spreco di 7 miliardi di contenitori per bevande ogni anno, nel paese europeo che ha una dipendenza dall’importazione di materiali pari al 46,8%, ossia più del doppio della media UE.

Il ruolo delle imprese

Nel corso del convegno è stato illustrato il caso del sistema DRS lanciato nel 2022 in Slovacchia, che ha raggiunto in soli due anni il 92% di intercettazione. Il materiale raccolto rimane a disposizione dei produttori di bevande, che gestiscono il sistema che viene impiegato esclusivamente per realizzare bottiglie in PET e lattine in un processo di riciclo bottle-to-bottle e can-to-can. Come spiega Sergio Costa, “l’economia circolare è fondamentale per la transizione ecologica e il deposito cauzionale deve essere un pilastro in Italia così come già avviene in Europa. Il tema ormai non è più se farlo ma come. Le problematiche tecniche si superano, e adesso auspico una convergenza politica trasversale e condivisa tra tutti i partiti. Voglio vedere chi possa mettersi di traverso a una proposta di legge che possiamo depositare dopo averla fatta circolare tra gli stakeholder”.

Al confronto hanno partecipato appunto anche realtà come il Ministero dell’ambiente, ISPRA , ANCI,  CONAI, Torino Città Metropolitana e le associazioni di settore chiamate in causa, come ASSOBIBE, COREPLA, CORIPET, CIAL, ASSORIMAP. Nel mondo dell’impresa c’è un certo timore rispetto all’istituzione di un sistema di deposito cauzionale. Per questo è di particolare importanza l’adesione alla campagna A buon rendere di aziende produttrici e marchi noti al grande pubblico, come Acqua Sant’Anna, Aquafil, Fonte Santa Maria, Acqua Amata, Pian della Mussa e Falcor Group.

 

In copertina: Sergio Costa al convegno, © Camera dei deputati