Dopo aver annunciato – e già sospeso per un mese – i dazi contro Canada e Messico, Trump ora punta dritto all’Unione Europea.  A confermare la minaccia è stato lo stesso Trump, con un commento dalla Casa Bianca che non lascia spazio a dubbi: “Se ho intenzione di imporre dazi all'Unione Europea? Volete una risposta sincera o devo darvi una risposta politica? Assolutamente sì, assolutamente sì. L'Unione Europea ci ha trattato in modo terribile”.

Come ci ricordano i dati di Eurostat, nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il principale mercato di destinazione delle esportazioni UE (19,7%) e il secondo fornitore per le importazioni (13,7%). E di fronte a questa escalation Bruxelles ha diverse carte da giocare. Potrebbe rispondere colpo su colpo con dazi propri, oppure tentare la strada del negoziato, anche perché Trump punta ad aumentare le esportazioni di petrolio e gas verso l’Europa.

Tuttavia, visto che le guerre commerciali non fanno mai bene a nessuno, soprattutto ai consumatori su cui si riversano i costi finali, i paesi europei devono guardare anche oltre agli Stati Uniti d’America, trovando nuovi accordi di libero scambio con altri partner. Per capire meglio le prospettive, più o meno concrete e possibili, facciamo il punto sui più recenti accordi commerciali che riguardano l’Unione Europea.

L’accordo tra Messico e Unione Europea

A inizio gennaio 2025 l’Unione Europea e il Messico hanno raggiunto un’intesa per modernizzare il loro accordo globale, con l’obiettivo di rafforzare il dialogo politico, la cooperazione e gli scambi commerciali, promuovendo valori condivisi. Nel 2023, gli scambi di merci tra UE e Messico valevano 82 miliardi di euro, con il Messico che si conferma il secondo partner commerciale dell’Unione Europea in America Latina.

Come comunicato dalla Commissione Europea, l’accordo ha l’obiettivo di offrire nuove opportunità commerciali e sostenere la transizione verde e digitale dell'UE, potenziando le esportazioni di servizi in settori chiave come finanza, trasporti ed e-commerce, rafforzando le catene di approvvigionamento delle materie prime critiche ed eliminando le barriere non tariffarie. Inoltre, vuole favorire la transizione digitale e promuovere la sostenibilità, incentivando il riutilizzo e la riparazione dei prodotti. Un’intesa che avrà effetti concreti anche sul settore agroalimentare europeo.

“Già oggi gli agricoltori e i produttori di alimenti e bevande dell'UE esportano in Messico prodotti per un valore di oltre 2 miliardi di euro”, ha commentato Christophe Hansen, commissario per l'agricoltura e l'alimentazione. Con l’eliminazione dei dazi su prodotti chiave come formaggi, pollame, pasta, mele, cioccolato e vino, e con procedure di esportazione semplificate, “questo accordo globale aggiornato con il Messico aprirà e garantirà agli agricoltori e ai produttori di alimenti e bevande quote di mercato e opportunità ancora maggiori, mentre i consumatori messicani potranno usufruire dei migliori prodotti della nostra Unione.”

La ripresa dei negoziati con la Malesia

Era il 2010 quando l'Unione Europea e la Malesia avviarono i negoziati per un accordo di libero scambio. Poi, si sono susseguiti anni di stallo dovuto a un disaccordo legato all'industria dell'olio di palma. Tuttavia, il 20 gennaio 2025, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato ufficialmente la ripresa dei negoziati. Un passo strategico, considerando che la Malesia è il terzo partner commerciale dell’UE all’interno dell’ASEAN, l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico.

“Le tensioni geopolitiche aumentano e con esse il rischio di instabilità”, ha affermato von der Leyen. “Mentre alcuni paesi si chiudono in una logica di isolamento e frammentazione, Europa e Malesia scelgono un'altra via: rafforzare i legami, costruire partenariati e creare nuove opportunità per i propri cittadini.” Il commercio tra questi due paesi è dominato principalmente da prodotti industriali, un mercato di scambi commerciali che vale circa 45 miliardi di euro all’anno.

Grazie a questi negoziati, continua la presidente, “possiamo sbloccare ancora maggiori vantaggi per imprese e consumatori, soprattutto nel settore dei prodotti industriali. Un commercio libero ed equo significa più scelta e prezzi migliori. Significa anche meno rischi, perché integrare e diversificare le catene di approvvigionamento rafforza la nostra sicurezza economica”.

Tra Svizzera e UE un accordo da 550 miliardi

Dopo il fallimento del 2021, a fine dicembre dello scorso anno la Svizzera e l’Unione Europea hanno concluso i negoziati su un ampio pacchetto di accordi per approfondire e ampliare le proprie relazioni. I temi affrontati sono molteplici. Una serie di nuovi accordi che spaziano dalla sicurezza alimentare alla sanità, fino all’energia elettrica, consentendo la partecipazione della Svizzera al mercato interno dell'energia dell'UE. Ma anche ricerca e istruzione, garantendo a Berna l’accesso a programmi chiave come Horizon Europe, Erasmus+ ed EU4Health. Previsto anche un contributo finanziario svizzero per la coesione economica e sociale dell’Unione e un'intesa separata sulla partecipazione dello stato svizzero all'Agenzia spaziale europea.

“Come in tutti i negoziati, si trattava di trovare il giusto equilibrio, salvaguardando gli interessi dell'Unione Europea e ascoltando attentamente le preoccupazioni della Svizzera”, ha commentato Maroš Šefčovič, commissario per il commercio e la sicurezza economica e per le relazioni interistituzionali e la trasparenza. “Sono convinto che si tratti di un accordo positivo ed equilibrato, che merita di essere promosso e sostenuto congiuntamente.” Ma in Svizzera non tutti sono favorevoli. Il partito conservatore Swiss People's Party (SPV), per esempio, “dice no a questo trattato di sottomissione all'UE. Il trattato è antidemocratico, inaffidabile e inaccettabile.”

Si parla comunque di un'intesa dal valore potenziale di 550 miliardi di euro, anche se il traguardo è ancora lontano. L’accordo dovrà passare al vaglio del Parlamento svizzero e, con ogni probabilità, affrontare anche il test di un referendum popolare. Come riporta Swissinfo.ch, l’opinione pubblica della Confederazione Elvetica sull’UE resta sfaccettata e contrastante, anche se, per il momento, la maggioranza vede negli accordi bilaterali con Bruxelles un’opportunità vantaggiosa.

Mercosur-UE: un accordo che gli agricoltori non vogliono

Dopo un quarto di secolo di trattative, a dicembre 2024 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di partenariato tra l’Unione Europea e il Mercosur, il mercato comune dell’America Latina. L’organizzazione è stata fondata da Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Si sono aggiunti in seguito come paesi associati Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Guiana, Perù, Suriname. Anche il Venezuela risulta membro, ma sospeso dal 2016 per non aver rispettato il regolamento internamento, mentre Messico e Nuova Zelanda sono paesi osservatori.

Gli accordi di libero scambio tra Unione Europea e Mercosur puntano a rafforzare i legami politici e commerciali, stimolare la crescita economica e aumentare la competitività e la resilienza dei paesi coinvolti. Ma se da una parte Bruxelles esulta, dall’altra in Europa si alza un muro di opposizione, soprattutto da parte degli agricoltori. Il loro timore è che l’arrivo massiccio di prodotti agricoli e di allevamento dal Sud America possa schiacciare il settore europeo, creando una concorrenza sleale. Al centro delle critiche ci sono le differenze nelle normative tra i due blocchi, soprattutto su pesticidi, benessere animale e uso di antibiotici, con il rischio che le aziende europee finiscano penalizzate da standard più rigorosi.

Su questo, la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha dichiarato di aver “recepito i timori dei nostri agricoltori e agito di conseguenza. Questo accordo prevede solide garanzie a tutela del loro sostentamento. […] Mentre le nostre norme sanitarie e alimentari europee rimangono intoccabili. Per accedere al mercato dell'UE, gli esportatori del Mercosur dovranno rispettare rigorosamente tali norme. È questa la realtà di un accordo che consentirà alle imprese dell'UE di risparmiare 4 miliardi di euro all'anno di dazi all'esportazione”.

Tra gli stati maggiormente contrari all’accordo ci sono la Francia, che teme altre proteste degli agricoltori, e la Polonia. Per provare a calmare gli animi Maroš Šefčovič, commissario europeo per il commercio e la sicurezza economica e per le relazioni interistituzionali e la trasparenza, ha affermato che l’UE non sta sottovalutando le possibili difficoltà per i produttori europei e si impegnerà a sostenerli. Ha inoltre sottolineato la fiducia nella buona riuscita dell’accordo, annunciando un fondo di garanzia da 1 miliardo di euro per far fronte a eventuali criticità.

 

In foto: il primo meeting dello European Board on Agriculture and Food (EBAF) © European Union 2025