Dalla COP28 di Dubai arriva una bocciatura per l’Italia. Il Belpaese ha infatti compiuto un importante passo indietro nella classifica delle performance climatiche dei principali Paesi del pianeta, scendendo dal 29° al 44° posto e perdendo così ben 15 posizioni. Questa retrocessione è il frutto del rallentamento nella riduzione delle emissioni climalteranti e della mancanza di politiche industriali nazionali adeguate ad affrontare con risolutezza l’attuale emergenza climatica. L’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima consente un taglio delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% rispetto al 1990.
I dati elaborati emergono dal rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute, che registrano e monitorano le performance climatiche dei principali Paesi del globo. In Italia il rapporto è realizzato in collaborazione con Legambiente ed è stato presentato alla COP28 di Dubai. Dal documento emerge la situazione di ben 63 Paesi, compresa l’Unione Europea nella sua totalità. Le performance sono analizzate e misurate attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI), che prende come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e i goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il focus energetico
Nonostante il boom delle rinnovabili a livello mondiale, “siamo lontani dall’obiettivo di 1,5°C finché non si avvierà una drastica riduzione dell’uso dei combustibili fossili”, si legge nel rapporto. Legambiente sottolinea la necessità di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica e avviare da subito il phase out delle fossili entro il 2023. C’è inoltre il richiamo a una drastica riduzione del consumo di carbone, gas e petrolio, mantenendo ancora vivo l’obiettivo di contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C.
Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha dichiarato, commentando i dati elaborati, che “serve una drastica inversione di rotta. L’Italia può colmare l’attuale ritardo e centrare l’obiettivo climatico del 65%, in coerenza con l’obiettivo di 1,5°C, grazie soprattutto al contributo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Secondo il Paris Compatible Scenario elaborato da Climate Analytics, il nostro Paese è in grado di ridurre le sue emissioni climalteranti di almeno il 65% grazie al 63% di rinnovabili nel mix energetico e al 91% nel mix elettrico entro il 2030. E così arrivare nel 2035 al 100% di rinnovabili nel settore elettrico, confermando l’uscita dal carbone entro il 2025 e prevedendo quella dal gas fossile entro il 2035. In questo modo sarà possibile raggiungere la neutralità climatica già nel 2040”.
Lo scenario globale
Al momento, la Cina risulta la maggiore responsabile delle emissioni globali. Nonostante l’emergere di numerosi progetti di sviluppo energetico sostenibile, le emissioni cinesi continuano a crescere per il forte ricorso al carbone. Gli Stati Uniti, secondo emettitore globale, si posizionano al 57° posto in classifica, con un passo indietro di cinque pozioni rispetto allo scorso anno. Il motivo è la ancora scarsa attuazione delle misure previste dall’Inflation Reduction Act, che destina un considerevole sostegno finanziario per l’azione climatica.
Solo tre membri del G20, India Germania e Unione Europea, sono nella parte alta della classifica. La maggior parte dei Paesi del G20 si posiziona nella seconda parte del rapporto, facendo emergere l’importanza di intensificare la cooperazione economica mondiale e la ricerca scientifica nell’affrontare i mutamenti climatici.
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