Sono esattamente 40 anni che CONOU raccoglie e rigenera oli minerali usati in Italia. Quattro decenni in cui il Consorzio è diventato un esempio di sistema consortile vincente, e di una circolarità concreta, sostanziata da numeri e affidabilità. Nel 2023 CONOU ha raccolto 183.000 tonnellate di oli minerali usati, quasi la totalità di ciò che resta dell’immesso sul mercato. Di queste, il 98% è stato rigenerato e reintrodotto nell’economia, quasi il 40% in più della media europea (61%).
Il modello vincente di CONOU
Il modello di consorzio di CONOU, basato sul principio di responsabilità estesa del produttore (EPR), dimostra ogni anno di essere funzionale sia alle ambizioni europee di circolarità che alle necessità degli stakeholder della filiera: dai produttori che immettono al consumo i lubrificanti fino ai raccoglitori degli oli e gli operatori del riciclo.
Le aziende coinvolte sono circa un migliaio. 59 sono i concessionari che raccolgono a titolo gratuito l’olio minerale usato raggiungendo oltre 100.000 punti di raccolta. Tre impianti, invece, si occupano di rigenerarlo, grazie a un’affinata capacità di lavorare anche oli usati, anche se particolarmente inquinati.
“L’economia circolare è la chiave del nostro futuro, e potrà dare risposte efficaci al cambiamento climatico e alle sfide economiche, sociali e occupazionali emergenti”, commenta il presidente di CONOU Riccardo Piunti. “Siamo davvero orgogliosi di tenere alta la bandiera dell’Italia in Europa nel nostro settore, e siamo lieti che il nostro modello consortile senza fini di lucro sia un esempio a cui guardano con interesse anche gli altri paesi.”
40 anni di innovazione e circolarità
Dal 1984 a oggi il consorzio ha dovuto superare numerose sfide, accompagnando la trasformazione di piccole imprese di raccolta in realtà evolute, con impianti e tecnologie all'avanguardia. Con il supporto di CONOU il tasso di riciclo è vistosamente cresciuto, toccando quasi la perfezione: dal 20% di oli destinati alla combustione perché non trattabili si è passati a meno del 2%. Superando peraltro l’ondata di inquinamento derivata dal PCB, un olio industriale tossico la cui produzione fu vietata all’inizio degli anni Ottanta, ma che per anni è stato trovato (e ancora si trova a volte) nella raccolta degli oli usati.
L'introduzione di uno standard di End of Waste (allora non si chiamava così) nel 2007 ha permesso di stabilire quando e come l'olio rigenerato cessava di essere un rifiuto. Il Consorzio ha poi, negli ultimi anni, contrastato con successo l'evasione del contributo ambientale, pur mantenendo la sua natura etica senza fini di lucro. Per CONOU la qualità, sia del rifiuto che del rigenerato, nonché dei processi consortili, è il pilastro sul quale costruire e progettare le circolarità del domani. Così il Consorzio porta avanti il suo modello organizzativo vincente, dove la circolarità è non solo ambientalmente ma anche economicamente sostenibile.
Rigenerare l’olio usato fa bene all’ambiente e all’economia
Rigenerare gli oli minerali usati ha impatti positivi sia sull'ambiente che nei bilanci. Nel 2023 l’attività di CONOU ha evitato l’immissione in atmosfera di 127.000 tonnellate di CO₂ equivalente, con una riduzione del 57% rispetto alla produzione alternativa da petrolio greggio delle stesse quantità di basi lubrificanti, diesel e bitumi. Secondo il Rapporto di Sostenibilità 2023 di CONOU, la rigenerazione degli oli esausti porta a una serie di benefici ambientali: 7 milioni di gigajoule di combustibili fossili consumati in meno, un miglioramento della qualità del suolo e un risparmio di 60 milioni di metri cubi di acqua.
Positive anche le ricadute economiche. CONOU ha generato un impatto economico totale pari a 81,3 milioni di euro, registrando un aumento del 12% rispetto al 2022. Essendo l’Italia un paese povero di materie prime, i risultati del consorzio hanno consentito una diminuzione della domanda di materie prime fossili importate per un valore di circa 105 milioni di euro.
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In copertina: immagine CONOU