Contrastare la fast fashion puntando su tecnologia e circolarità. È questa, in estrema sintesi, la missione di Cloov, fashion-tech startup italiana nata nel 2022 a Milano che si occupa di moda sostenibile. Materia Rinnovabile ha incontrato le sue fondatrici, Olimpia Santella e Chiara Airoldi, due giovani imprenditrici che fanno parte della lista “Forbes Italia Under 30” nella categoria Social Impact, venerdì 3 dicembre al Coffee Talk di T.W.I.N., azienda che sviluppa software per gestire l’impresa. 

Cloov supporta i marchi di moda nell’implementazione di piattaforme in white label (ovvero siti sviluppati da un’azienda ma venduti a un’altra, che ne personalizza l’interfaccia con il proprio logo), per il noleggio, la rivendita e la riparazione dei capi. Quest’ultima è una novità introdotta quest’anno.

La startup milanese come circular enabler

Cloov fonda il proprio modello sui principi della sharing economy, con l’obiettivo di valorizzare le iniziative che contrastano la cultura della fast fashion. Secondo la Commissione europea, infatti, in Europa vengono generati ogni anno 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento e calzature, circa 12 kg pro capite, di cui l’88% non viene raccolto separatamente e riciclato. L'industria della moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di carbonio. È proprio per ridurre queste emissioni che Cloov punta su un modello vantaggioso per l’ambiente e che contemporaneamente offre un’opportunità di business per i marchi. Lo stock affidato a Cloov per estenderne il ciclo di vita, e quindi salvato dalle discariche, è oggi pari a mezzo milione di capi. 

La startup opera come circular enabler, aiutando i brand di moda nell’implementazione di strategie circolari. “Noi siamo completamente dietro le quinte, facciamo tutto per il brand, perché possa emergere”, ci spiega Olimpia Santella. Il software sviluppato da Cloov crea infatti una piattaforma in white label per il noleggio, la vendita di abiti usati e la possibilità per i clienti e le clienti di richiedere servizi di riparazione in modo digitalizzato. La clientela a cui si rivolgono, spiegano le fondatrici, è composta soprattutto da donne appartenenti a Gen Z e Millenials, che costituiscono il 75% del totale, e che hanno almeno due occasioni sociali a settimana.

Il vantaggio per i marchi di moda

“Non sempre la sostenibilità viene ben percepita dai brand, perché magari si pensa sia troppo costosa”, commenta Chiara Airoldi. “La nostra soluzione ha anche questo obiettivo: bassi costi di avviamento e implementazione, velocità. Diciamo sempre ‘we are cheap and quick’, perché il brand oggi per entrare nella sostenibilità e nella circolarità ha bisogno di incentivi. In due mesi facciamo un go-live. Oggi siamo attivi in Italia, ma stiamo espandendoci in Germania, Olanda, Francia e Spagna.”

Inoltre, il valore aggiunto per i brand sta nel fatto che la startup offre una soluzione end-to-end, occupandosi completamente della gestione operativa, inclusi aspetti legati alla logistica e alle responsabilità operative. “Noi ci occupiamo di gestire tutti i flussi. Nel caso del noleggio, per esempio, gestiamo il flusso di consegna e ritiro, tutto in maniera automatizzata”, spiega Airoldi.

Per quanto riguarda il noleggio, la clientela può avere la garanzia che il prodotto è stato adeguatamente lavato ed eventualmente riparato. Mediamente, un singolo capo raggiunge le 25 rotazioni. “Abbiamo anche lanciato alcune modalità di abbonamento”, spiega Santella. “Una è il one-off, quindi noleggio per alcuni giorni, in cui l’abito mi arriva, lo utilizzo e lo restituisco. Poi abbiamo anche un servizio ad abbonamento, quindi ogni mese arriva una box con un certo numero di capi. Il cliente può tenerli per tutto il mese. Questo funziona molto bene per la vita quotidiana. È un modo per accedere al prodotto senza acquistarlo e poter rinfrescare il proprio armadio con frequenza.”

La novità del servizio di riparazione

“Abbiamo implementato il servizio di riparazione per arrivare a coprire tutte le R della circolarità: rental, resale e repair”, commenta Airoldi. “Questo perché ovviamente ogni brand ha delle specifiche esigenze, e la regolamentazione europea si sta pian piano muovendo su altre categorie di prodotti, come la regolamentazione sul diritto di riparazione e la sua accessibilità in termini di prezzo.” Il servizio di riparazione nasce con l’obiettivo di offrire una soluzione che prolunghi la vita dei capi, nell’ottica di un futuro più circolare per l’intera industria della moda. Inoltre, il marchio può disporre dei dati relativi all’estensione del ciclo di vita del prodotto.

“Con questo tipo di servizi, c’è un valore che non si vede nell’immediato”, aggiunge Airoldi. “Stai riportando un cliente, lo stai riattivando e ringaggiando. Quindi noi abbiamo sviluppato una soluzione di repair che permette al brand di essere efficiente nella gestione delle richieste di riparazione, e al cliente finale di ingaggiarsi nuovamente con una soluzione completamente digitalizzata”. “Il servizio di riparazione completa la gamma dei servizi che offriamo”, conclude Santella. “Perché vogliamo diventare il punto di riferimento per i brand di moda per quanto riguarda le strategie circolari.”

 

In copertina: Olimpia Santella e Chiara Airoldi