Il riciclo del biowaste è sempre più decisivo per la lotta al cambiamento climatico e per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. L’Italia lo sa bene e potrebbe fare scuola al resto d’Europa. Lo confermano i dati raccolti e presentati nel nuovo libro della collana Organic Biorecycling, La filiera del biowaste per lo sviluppo sostenibile, promosso di CIC (Consorzio Italiano Compostatori) e pubblicato da Edizioni Ambiente.
Quarto volume di una collana interamente dedicata alle potenzialità della filiera, lo studio di CIC entra nel merito degli impegni del settore per alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030 – in particolare l’obiettivo 15 (proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terreste), l’obiettivo 13 (lotta al cambiamento climatico) e l’obiettivo 12 (garantire modelli sostenibili di produzione e consumo) – e suggerisce una serie di proposte per la politica nazionale.
Curato da Massimo Centemero, Direttore generale del Consorzio, con la collaborazione di Elisabetta Bottazzoli e Alberto Confalonieri, La filiera del biowaste per lo sviluppo sostenibile raccoglie i contributi di esperti da network, università e aziende in tutta Italia per presentare uno stato dell’arte incoraggiante.
Riciclare il biowaste, un’opportunità contro la crisi climatica ed energetica
“Come dimostrano i numeri, l’Italia è un’eccellenza nel mondo, e l’obiettivo è portare la nostra esperienza anche in Europa”, ha spiegato Centemero in occasione della presentazione del volume a Roma lo scorso 10 ottobre. “Il settore dei rifiuti organici è più che mai strategico per portare avanti gli obiettivi di transizione ecologica necessari per raggiungere la neutralità climatica del continente e per affrontare alcune delle crisi che stiamo vivendo, da quella climatica a quella energetica”.
E i dati non lasciano spazio a dubbi. Nel 2021, per esempio, in Italia sono stati trattati 8,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici, di cui 7,3 milioni provenienti dalla raccolta differenziata. Un ammontare di rifiuti che è stato trasformato in 2,1 milioni di tonnellate di compost, fertilizzante organico preziosissimo per nutrire il suolo e contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Lato energia, dalla frazione dell’organico sono stati ottenuti ben 406 milioni di metri cubi di biogas, valorizzati mediante la produzione di circa 440 GWh di energia elettrica, 125 GWh di energia termica e 136 milioni di metri cubi di biometano, utili sia per l’immissione in rete che per l’autotrazione e strategici per ricorrere meno alle fonti fossili.
Qualità in calo e nuove proposte
Altro punto toccato da CIC è quello della qualità dei rifiuti raccolti, ma qui i dati non sono altrettanto positivi come quelli del riciclo. La qualità della raccolta, infatti, è in calo, soprattutto per quanto riguarda lo scarto alimentare. Il sistema rischia di incepparsi a causa della quantità di materiali non compostabili che erroneamente finiscono nell’umido domestico, a partire dall’uso del sacco di plastica tradizionale, già vietato da anni. E su questo bisogna intervenire immediatamente, a cominciare da una migliore comunicazione al cittadino.
Per far sì che la filiera possa ottenere risultati migliori, spiega il Consorzio, occorre ridurre al minimo le occasioni di contaminazione dei rifiuti. Il volume suggerisce quindi una serie di proposte per la politica nazionale, partendo proprio dalla richiesta di nuove campagne di comunicazione locali mirate per creare maggiore consapevolezza e migliorare la qualità della raccolta del rifiuto organico.
L’importanza del compost per l’SDG 15: vita sulla Terra
“Essenzialmente, tutta la vita dipende dal suolo. Non ci può interessare vita senza suolo e nessun suolo senza vita: si sono evoluti insieme.” Si apre con questa citazione di Charles Edwin Kellog la premessa di Centemero al volume, che ha come fine ultimo quello di mettere in luce i benefici ambientali dell’uso del compost e gli impatti positivi che ha sul suolo. Risorsa da cui dipende la vita sulla Terra e che, ricordiamo, non è rinnovabile.
I fenomeni meteorologici estremi degli ultimi anni hanno reso evidente l’urgenza di preservare il suolo dalla minaccia della desertificazione. Qui entra in gioco il compost. Una buona dotazione di sostanza organica, infatti, migliora la capacità di ritenzione idrica, oltre che la struttura e la stabilità del suolo, riducendone l’erosione. Il compost, inoltre, migliora la qualità del suolo (consentendo di limitare l’utilizzo dei fertilizzanti di sintesi) e lo rende maggiormente lavorabile. Questo permette anche di ridurre l’utilizzo dei macchinari (e dei combustibili fossili per la loro movimentazione), con un significativo risparmio in termini di emissioni di anidride carbonica.
Immagine: Edizioni Ambiente